IL periodo delle privatizzazioni, che con il senno di poi possiamo considerare come svendita ai privati e collocazione delle imprese dello Stato sul mercato inizia nei primi anni novanta.
IL totale ricavato dallo Stato è stimato in 200 mila miliardi di lire. Una sorta di saldo di fine stagione. Fu liquidato il sistema delle partecipazioni statali, messe in vendita le imprese dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), l’Ente Partecipazioni e Finanziamenti Industrie Manifatturiere e pezzi importanti di Eni.
La ritirata dello Stato dall’economia diventava la premessa per uno sviluppo più forte, meno corruzione e più efficienza. Era la convinzione di Ciampi mentre il Prof. Guarino ex ministro la pensava diversamente.
Altre osservazioni rivelatesi come mere congetture erano, che il capitale di rischio, scarso in Italia sarebbe stato fornito al mercato e la Borsa si sarebbe rafforzata.
Sette anni fa lo Stato è ritornato nell’economia con il decreto salvabanche usando 20 miliardi dei contribuenti, per salvare il Monte dei Paschi di Siena, le ex popolari venete e per aiutare il sistema bancario a liberarsi dell’eccesso di crediti in sofferenza.
Mai in otto decenni in Occidente, non ce n’è stato uno nel quale lo Stato abbia mai versato in una sola soluzione una simile cifra a Iri, Eni, Enel, Efim, Ina !
Oggi ci risiamo !
All’avvicinarsi del debito pubblico ai 3000 miliardi non autorevoli personaggi come Ciampi ma un ministro come Giorgetti legittima la proposta di un giornale economico sulla vendita di 300 miliardi di immobili dello Stato.
Esattamente questa proposta, denominata taglia debito si intende la cessione dello stock di immobili pubblici passati dallo Stato agli enti locali al fine di ridurre il debito dello Stato.
Sono gli immobili trasferiti col federalismo fiscale dallo Stato agli enti locali e, da vendere attraverso veicoli immobiliari dedicati ai risparmiatori.
Immediata la reazione positiva di Carlo Messina di Intesa Sanpaolo.
La proposta è una cartolarizzazione degli immobili per 30 miliardi annui per 10 anni: 300 miliardi. Saranno generati fondi immobiliari pubblici, con quote sottoscritte da privati.
IL ricavato va, a riduzione del debito. I fondi devono valorizzare e vendere gli immobili.
IL patrimonio passato dallo stato agli enti locali è pari, a 400 miliardi ed equivalente al concorso degli enti locali al debito pubblico italiano.
Una osservazione è d’obbligo dopo la lettura della Relazione sul rendiconto generale dello Stato, per l’anno 2023 redatta dalla Corte dei Conti: l’Italia è diventata anche un paradiso fiscale ,per stranieri ricconi in fuga dai loro paesi.
Versano 100 mila euro di imposta sostitutiva e normalizzano la loro posizione fiscale.
Nel 2022 erano 1136 i ricchi che hanno preso la residenza in Italia grazie ai benefici fiscali , per milionari stranieri decisi qualche anno fa dal governo di centrosinistra.
Altri 500 ricconi hanno preso la residenza in Italia.
Aumentano le disuguaglianze sociali , ma è incessante la produzione di leggi a favore dei “ricconi” e contemporaneamente si regala il residuo di ricchezza pubblica immobiliare ai privati, attraverso l’intermediazione bancaria..