Pierluigi Castagnetti è un nome noto nella politica italiana, già militante DC, ex segretario del Partito Popolare Italiano e figura di spicco tra i cattolici democratici. Oggi, le sue dichiarazioni non passano inosservate, soprattutto per il loro tono critico nei confronti del Partito Democratico e della sinistra. Ma cosa c’è dietro queste parole? Sono frutto di un ragionamento lucido o sintomo di una dissonanza cognitiva che lo vede ancora aggrappato a un passato ormai irripetibile?
Le critiche al PD: genuino dissenso o risentimento personale?
Recentemente, Castagnetti ha espresso giudizi durissimi nei confronti del Partito Democratico, accusandolo di aver perso la sua natura democratica e di essere un luogo sempre più inospitale per i cattolici, come riportato nell’intervista rilasciata a Città Nuova il 4 giugno 2024 e prima ripreso dal Quotidiano Nazionale il 30 gennaio 2024. Ma sono critiche sincere o mosse da rancore? Se da un lato Castagnetti rivendica una linea di pensiero coerente con i valori del popolarismo delle origini, dall’altro non si può non notare una vena di amarezza, forse riconducibile a quella diaspora a sinistra che ha contribuito a distruggere il Partito Popolare negli anni ’90. Un’ombra che, al di fuori dagli ambienti del cattocomunismo, è considerata un peccato imperdonabile.
Un nostalgico della DC?
Non è la prima volta che si specula sul desiderio di Castagnetti di riportare in auge una nuova DC. Nell’intervista a Formiche.net del 19 agosto 2024, egli stesso ha ricordato i valori della Democrazia Cristiana di De Gasperi, condannando le ambizioni personali che oggi dominano la politica. Ma è davvero uno dei nostalgici che, come Cesa o Rotondi, sogna la rinascita della Balena Bianca? Oppure le sue esternazioni sono solo un gioco politico, una sibilla cumana che profetizza senza impegnarsi fino in fondo?
Il peso del passato: colpa o redenzione?
Castagnetti militava nella sinistra della Democrazia Cristiana, una corrente che, dopo Tangentopoli, si dissolse per confluire in nuove formazioni politiche destinate a formare il centrosinistra. A differenza dei partiti della sinistra tradizionale, la DC non era una formazione socialista o comunista, ma rappresentava un punto di riferimento per i cattolici democratici, che Castagnetti ha sempre cercato di mantenere vivi nelle sue successive esperienze politiche. Fondatore della Margherita e poi del Partito Democratico, Castagnetti ha assistito all’erosione dei valori del popolarismo a causa di compromessi politici che hanno allontanato il PD dalle sue radici originarie di partito riformista sintesi di diverse anime.
È possibile che l’adesione alla coalizione di centrosinistra non sia mai stata interiorizzata completamente da Castagnetti, tanto che oggi egli percepisce il PD come irriconoscibile, distante da quei valori che lo avevano spinto ad animare una nuova stagione politica. Nonostante i tentativi di mantenere viva la componente cattolico-democratica, Castagnetti si trova in una posizione paradossale: da un lato, come uno degli architetti di un’alleanza che ha cercato di unire diverse matrici dell’ala progressista, dall’altro come una figura sempre più marginale e critica nei confronti di un partito che non ha mai pienamente accolto le sue istanze.
Realismo o dissonanza cognitiva?
Le sue recenti dichiarazioni, per quanto possano apparire basate su una lucida analisi politica, sembrano rispecchiare più una dissonanza cognitiva, secondo le teorie di Leon Festinger. Quando le convinzioni profonde di un individuo non si allineano con la realtà, nasce un conflitto interiore che lo spinge a reinterpretare le proprie azioni e il contesto in cui si trova. Castagnetti appare bloccato in questo meccanismo: il suo ideale di un centro politico che guardi a sinistra, come era la DC, sembra oggi una visione fuori tempo, incapace di adattarsi alle dinamiche attuali.
Conclusioni amare
Alla luce di queste riflessioni, Castagnetti sembra un uomo in preda a una profonda crisi interiore. Un politico alla fine della sua carriera, che fatica a fare i conti con il passato e teme di confrontarsi con i propri fallimenti. Troppo legato a un passato che non esiste più e incapace di accettare il proprio contributo alla fine della politica che ha amato, Castagnetti appare come un relitto in cerca di un porto sicuro che non c’è più. È forse una delle tante storie di una generazione di cattolici democratici rimasti intrappolati tra il desiderio di utopia e l’inevitabile disillusione, incapaci di chiudere definitivamente il capitolo della DC senza un ultimo, vano tentativo di rinascita.