Siamo nell’anno di pubblicazione dei nuovi editori, nel 1910; sedici anni prima la Deledda, dalla sua Sardegna, a 24 anni, aveva inviato il libro a Ruggero Bonghi un letterato, filologo napoletano molto noto negli ambienti culturali del tempo, nonché nel club esclusivo dell’Accademia della Crusca.

Quella prefazione che l’illustre personaggio fa al libro giovanile della Deledda le spalancò il successo, così sostengono nella premessa gli editori del 1910. Ecco i primi passi della nostra che ebbe il premio Nobel per la letteratura.

La lettera-prefazione è molto lunga e piena di poesia, con grande modestia, tipica dei grandi uomini, il letterato scrive: “ Io non ho scritto né novelle né romanzi in vita mia, né so, credo, scriverne; anzi devo confessare, ne ho letto e leggo assai pochi, né mi lascio prendere alle grandi lodi, che talora sento dare di questo o di quello”.

Poi da un affondo al mondo dei cosiddetti romanzieri:

Mi paiono enormi le pretensioni dei Romanzieri che si danno aria di essere i soli psicologi che restino al mondo, e di mostrarlo scomponendo e ricomponendo la macchinetta umana a lor posta. Son per lo più false scomposizioni ericomposizioni e fantastiche; ma penetrano negli animi come vere, li fiaccano e li sfibrano”.

Il letterato insiste nel distruggere un mondo del cosiddetto:

“… Romanticismo, realismo, psicologismo, naturalismo, idealismo, simbolismo — e che so io – sono i vessilli che innalzano, sperando che lunga tratta di gente, per un giorno o per un anno, li segua”.

Parlando del romanzo della giovane sarda il Bonghi scrive:

“come io devo questa novella classificarla? Materialista, idealista, realista o qual altro aggettivo?

Non m’è riuscito di trovare nessuno che si convenga a codeste sue Anime oneste. E questo m’è parso gran sollievo. Son davvero «anime oneste» quelle ch’ella ritrae. Qui c’è già una novità, degna di lode; giacché son pure tali anime quelle, che i romanzieri e i novellieri sogliono ritrarre meno. E ritratte quali sono, semplici, e non punto meravigliate di esser tali o col desìo segreto di non essere. Fanno quello che tutte del loro grado e di uguale bontà d’animo soglion fare. Non hanno della vita né grandi entusiasmi né grandi disperazioni. Non trovano né cercano fosse in cui cadere”

Poi continua nel giudizio positivo che mi auguro invogli la lettura.

LA RETE

Documentario su Grazia Deledda di Luigi Boneschi per la “selva delle lettere” in tre parti- regia e testi di Luigi Boneschi- riprese di Willy Tonna e Massimo Lenzi- montaggio di Ivan Zuccon- con Nicola Tanda, Salvatore Mannuzzu

Grazia Deledda di Luigi Boneschi

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