Il nome significa in greco “colui che è stato acquistato!” Così si potevano chiamare gli schiavi e lui lo fu.

Ai ‘barbari’ romani il mondo greco portò la cultura. Come accadde per il tarantino Livio Andronico che schiavo in Roma, agli accaniti tifosi delle cruente mattanze del Colosseo, portò il teatro, col primo dramma in latino, prima di Tito Maccio Plauto.

Epitteto (50-130 d.C.) è stato un importante filosofo stoico greco, noto per la sua filosofia pratica.

Nato a Ierapoli in Frigia (oggi Turchia), fu schiavo per gran parte della sua vita, probabilmente a causa delle sue umili origini e della condizione della madre.

Iniziò la sua formazione filosofica grazie a un padrone, Epafrodito, liberto di Nerone, che lo acquistò e gli permise di studiare con Gaio Musonio Rufo, uno dei più grandi stoici dell’epoca.

Nonostante fosse zoppo e cagionevole in salute, Epitteto si distinse per la sua abilità e la profondità dei suoi insegnamenti.

Liberato da Epafrodito intorno al 79-80 d.C., si dedicò alla filosofia, ma fu esiliato da Roma nel periodo del regno di Domiziano, un imperatore che perseguitava i filosofi.

Si trasferì a Nicopoli, in Epiro, dove aprì una scuola di filosofia e visse una vita semplice, guadagnandosi una reputazione di grande rispetto.

La sua filosofia, che enfatizzava l’autocontrollo e l’indifferenza verso le circostanze esterne, lo rese molto popolare.

Epitteto non scrisse libri, ma i suoi insegnamenti, come lo fu per Socrate, furono trascritti da uno dei suoi discepoli, Flavio Arriano, che registrò le sue lezioni in opere come le Diatribe e il Manuale.

Nonostante la sua umiltà, Epitteto divenne un punto di riferimento per molti, incluso l’imperatore Marco Aurelio, che lo considerava una guida spirituale.

La sua morte è tradizionalmente datata intorno al 130 d.C., ma la sua influenza continuò a essere significativa anche dopo la sua scomparsa.

Il libro che presentiamo è un Manuale, esprime un’analisi della filosofia stoica, in particolare quella di Epitteto, e della sua applicabilità alla vita quotidiana.L’autore ritiene che la filosofia stoica, spesso vista come adatta solo agli spiriti forti e eroici, sia in realtà più utile per coloro che hanno una natura più debole o temperata.

La tranquillità d’animo, la libertà dalle passioni e l’indifferenza verso le cose esterne, insegnate da Epitteto, sono considerate non come freddezza, ma come una forma di pace interiore.

L’autore sostiene che la vera felicità non può essere raggiunta, e che la sofferenza è inevitabile; quindi, l’unica via ragionevole è accettare la vita così com’è, riducendo al minimo i desideri e cercando di non fuggire dalla sofferenza.

Questo approccio, seppur privo di generosità, è considerato più conforme alla natura umana e capace di ridurre le angosce e i dolori della vita. La filosofia stoica, dunque, non insegna a cercare la felicità, ma a rinunciare ad essa, concentrandosi sul miglioramento del proprio spirito e sul raggiungimento di una condizione di tranquillità e serenità.

Infine, l’autore condivide la propria esperienza personale di praticare questi insegnamenti e ne sottolinea l’utilità, invitando chi legge a fare lo stesso per ottenere un beneficio simile. Quindi questo spiega il titolo: Manuale

Per concludere possiamo dire che l’autore condivide la propria esperienza personale di praticare questi insegnamenti e ne sottolinea l’utilità, invitando chi legge a fare lo stesso per ottenere un beneficio simile.

Una lettura di qualità, tenete presente che il testo latino di questo filosofo lo leggete nella traduzione di Giacomo Leopardi, ed è una goduria della mente.

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