di Raffaele Gaggioli
Non è un segreto che i governi dittatoriali o almeno autoritari abbiano un pessimo rapporto con la scienza. I leader di questi governi non sono infatti in grado di accettare un punto di vista diverso dal loro, specialmente quando rischia di farli apparire deboli o di contraddire le loro idee.
Questo tipo di governo cerca quindi sempre di impedire ai scienziati e ai medici nei loro Paesi di esprimere opinioni che contraddicano la linea ufficiale del governo. Era stata proprio questa smania di controllo a permettere al Covid19 di diffondersi in tutto il mondo nel 2020.
Il governo cinese aveva infatti cercato di nascondere la verità sulla pandemia, permettendole di infettare milioni di persone (ancora oggi non sappiamo quanti cittadini cinesi abbiano contratto la malattia) e rallentando pericolosamente la ricerca per un vaccino.
Dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, il governo americano aveva sorprendentemente adottato una linea d’azione simile a quella di Pechino. Il Presidente Donald Trump aveva inizialmente ignorato i consigli degli esperti e in seguito aveva minimizzato il rischio di contagio. Ad un certo punto, il tycoon americano aveva anche suggerito ai suoi sostenitori di iniettarsi candeggina e farmaci per cavalli piuttosto che farsi vaccinare contro la malattia.
A causa della crociata anti-scientifica di Trump, gli Stati Uniti avevano finito con l’avere il più alto numero di contagiati e decessi nel Nord America, mentre le teorie cospirative contro qualsiasi tipo di vaccinazione venivano normalizzate e adottate dall’intero partito repubblicano.
La sconfitta di Trump nel 2020, secondo alcuni esperti dovuta in parte alla sua pessima gestione dell’emergenza sanitaria, aveva poi spinto l’affarista americano ad abbracciare in pieno questa crociata contro la scienza medica. Secondo i sostenitori dell’attuale presidente americano, il covid faceva parte di una cospirazione democratica per permettere a Joe Biden di “rubare” l’elezione a Trump.
Nei quattro anni intercorsi tra il primo e il secondo mandato presidenziale di Trump, la retorica contro i vaccini e altre precauzioni mediche è quindi aumentata tra i suoi sostenitori e alleati politici. I tassi di vaccinazione contro il morbillo, la parotite e la rosolia negli stati repubblicani sono scesi al di sotto della soglia del 95% che, secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), è necessaria per prevenire qualsiasi possibile epidemia.
La lotta repubblicana contro i vaccini ha causato, non sorprendentemente, il ritorno di numerose malattie che si pensavano definitivamente debellate. Il Texas il Nuovo Messico hanno registrato un’impennata nei casi di morbillo, mentre in Montana, Idaho e altri stati centro-occidentali sono aumentati i casi di ricoveri ospedalieri e decessi per tutte le fasce di età a causa dell’influenza dilagante.
Dopo aver vinto le elezioni del 2024, Donald Trump non sembra in alcun modo intenzionato a migliorare la situazione. Al contrario, le azioni del presidente potrebbero innescare una nuova pandemia negli Stati Uniti.
Dopo nemmeno un mese dalla sua seconda inaugurazione presidenziale, Trump ha già fatto uscire gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tagliato i fondi alla CDC e altre organizzazioni sanitarie governative e ordinato loro di chiudere i siti internet da cui gli americani possono trarre informazioni sulla loro salute personale e su quella pubblica.
Sempre in nome della crociata ideologica repubblicana, la CDC e le altre organizzazioni hanno dovuto iniziare a censurare riferimenti a persone intersex, transessuali o altri dati scientifici che contraddicono la linea del partito.
Senza l’aiuto della OMS e con i tagli alla ricerca e al personale, è improbabile che la CDC riuscirà a svolgere adeguatamente i suoi compiti o a preparare la popolazione americana ad una nuova pandemia a causa della censura e dei divieti di Trump alle agenzie sanitarie americane di condividere dati tra di loro.
Le condizioni della sanità pubblica americana sono state ulteriormente compromesse dalla nomina di Robert Kennedy Jr a Segretario della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti. Il suo compito sarà gestire la sanità pubblica e privata statunitense e controllare la salubrità degli alimenti e la composizione dei medicinali.
Tuttavia, molti esperti hanno sottolineato che RFK Jr non è una persona adatta per questo ruolo. Il politico si è infatti distinto per le sue posizioni anti-vaccinali (nel 2019 il suo attivismo causò un’epidemia di morbillo in Samoa, provocando la morte di più di ottanta persone) e generale opposizione alla medicina tradizionale (in particolare contro medicinali antidepressivi) in favore di soluzioni alternative e non-scientifiche come il consumo di latte non pastorizzato per rafforzare le difese immunitarie.
Inoltre, questi attacchi e tagli al sistema sanitario statunitense stanno avvenendo proprio mentre si sta diffondendo nel Paese un nuovo ceppo di febbre aviaria, più resistente ed infettivo delle precedenti versioni della malattia. Sebbene i primi casi siano stati ufficialmente registrati tra i polli d’allevamento americani solo la scorsa primavera, sono già state trovate tracce del virus in mucche (incluso nel loro latte già venduto ai negozi) e sono stati identificati i primi infetti umani in Ohio, Wyoming e Luisiana.
Non è ancora chiaro quanto sia mortale, o quanto velocemente si possa diffondere questo virus. Tuttavia, né Trump, né i membri del suo governo hanno espresso alcuna preoccupazione al riguardo, concentrandosi invece sullo smantellamento delle agenzie federali dedite alla difesa dei diritti dei consumatori e al controllo sulla qualità degli alimenti e medicinali.
Raffaele Gaggioli