“A questa città serve un Cantico, uno sguardo e un cielo”.

Queste le parole di ieri, 28 febbraio, dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini durante la messa in occasione dell’ingresso delle monache Benedettine Adoratrici del Santissimo Sacramento nella comunità pastorale “Cenacolo” in Quarto Oggiaro.

Lo storico monastero di via Bellotti, voluto dall’allora arcivescovo Mons. Di Calabiana nel 1892 due giorni dopo l’arrivo a Milano di tre monache benedettine francesi, provenienti dal Monastero di Arras, era ormai troppo grande per loro e la provvidenza ha voluto che diventassero parte integrante di questo quartiere di Milano così periferico e, ahimè, così famigerato, ma anche così tanto ricco di umanità vera e necessità di riscatto. Sono monache di clausura dedite all’adorazione eucaristica ininterrotta in spirito di riparazione ed espiazione dei peccati del mondo che vivono dall’alba al tramonto, dalle Lodi alla Compieta, secondo l’<<ora et labora… et adora>> benedettino.

Questa città perché ha bisogno di loro?

Ce lo spiega proprio l’Arcivescovo di Milano con la frase lapidaria con cui ha concluso la sua omelia.

Immagine dal web

Ha bisogno di un Cantico, egregiamente intonato al termine della celebrazione da Suor Maristella, con voce angelica e piena di “Altro”, una figura, la sua, che stupisce e cattura per la serenità e la gioia che emana.

Ha bisogno di uno sguardo, come quello della suora che ho avuto il piacere di salutare per prima che mi ha inondato il cuore con la sua positività e il suo entusiasmo.

Nonostante l’età anagrafica non proprio trascurabile, la sua grinta sembra fuoriuscire da ogni poro e trasparire dai suoi occhi luminosi.

Ha bisogno di un cielo illuminato da una luce sempre accesa, come quella del tabernacolo, anche dove apparentemente sembra non esserci o sembra stonare col contesto. La stessa luce che, dal cuore, riesce a diffondersi come un’aura intorno ad ognuna di loro per poter riempire le crepe di chiunque e passarci attraverso.

 

Ha bisogno di una presenza che, come affermato da Suor Maristella nel suo saluto alla comunità, non pretende tanto di <<fare>> ma più che altro di <<essere>>, di stare a contatto con l’umanità di ognuno.

Da ieri, in un’ala della scuola “Pastor Angelicus” risuonano le loro lodi, si sentono i loro passi laboriosi e la comunità ha dieci motivi di speranza in più; dieci quante sono le bocche che la sostengono con la preghiera.

 

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