Atti della conferenza nel Comune Siena

(Di Yuleisy Cruz Lezcano)

La questione della parità di genere non è solo un tema di giustizia sociale, ma una necessità per costruire una società equilibrata, capace di evolversi in maniera inclusiva e consapevole. L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, non dovrebbe limitarsi a una celebrazione superficiale, ma diventare un momento di riflessione profonda su ciò che è stato raggiunto, ma anche su ciò che rimane da fare. Oggi, in un mondo che, purtroppo, si continuano a verificare episodi di disuguaglianze di genere, è fondamentale celebrare e riflettere sull’emancipazione femminile. Il cammino delle donne verso la parità non è stato né facile né scontato. Le donne, da sempre, hanno dovuto lottare per ottenere i diritti che oggi consideriamo acquisiti, ma che in realtà sono il frutto di anni di battaglie, resistenza e sacrifici.

Esempi virtuosi nel lungo e travagliato riconoscimento

Un esempio di donna che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della filosofia è Aspasia di Mileto, una figura straordinaria che nel V secolo a.C. ha partecipato attivamente alla vita politica e culturale di Atene, in un’epoca in cui le donne erano escluse da gran parte delle attività pubbliche. Questa figura, purtroppo dimenticata da molti, ci ricorda come le donne siano sempre state in grado di influenzare positivamente la società, nonostante le limitazioni imposte dalla loro condizione di genere. Cito questo esempio perché la filosofia, come molte altre discipline storiche, ha tradizionalmente dato poco spazio alle voci femminili, e anche le poche donne che hanno avuto un impatto significativo, come Aspasia di Mileto, Simone de Beauvoir e María Zambrano, sono spesso state emarginate o non pienamente riconosciute nei racconti ufficiali della storia del pensiero.

Maria Zambrano, filosofa spagnola, ha avuto un’influenza significativa in Europa, ma il suo lavoro è stato a lungo ignorato o ridotto. La sua riflessione sulla razionalità e sull’esistenza, pur ricca di originalità, è stata limitata dal contesto culturale e politico del suo tempo, che non ha dato ampio spazio alle donne.

Simone de Beauvoir, una delle figure più influenti del femminismo e dell’esistenzialismo, ha avuto un impatto duraturo sulla filosofia contemporanea, ma ha spesso faticato a ottenere il riconoscimento all’interno del pensiero filosofico dominante. La sua opera Il secondo sesso ha radicalmente trasformato la comprensione della condizione femminile, ma per lungo tempo è stata trascurata dai filosofi principali, considerata principalmente di interesse per la filosofia femminista, piuttosto che un contributo universale alla teoria politica, sociale ed etica.

Le ragioni di questa esclusione sono molteplici e complesse. In primo luogo, la filosofia, come molte altre discipline, è stata storicamente dominata da uomini, e la cultura patriarcale ha sistematicamente negato alle donne l’accesso alle istituzioni accademiche e ai luoghi di potere intellettuale. Le donne erano spesso viste come incapaci di svolgere attività di riflessione profonda, considerate troppo emotive o distratte da questioni familiari per contribuire al pensiero filosofico.

Inoltre, l’educazione femminile, in molte epoche storiche, era limitata e indirizzata verso ruoli domestici e subordinati. Le donne non avevano accesso alla formazione che potesse permettere loro di partecipare pienamente al dibattito filosofico. Anche quando alcune donne hanno avuto accesso alla formazione, si sono trovate spesso a lottare contro pregiudizi e ostacoli per farsi riconoscere come pensatrici serie e competenti. Nonostante questi ostacoli, molte donne hanno saputo far sentire la loro voce. Oltre ad Aspasia, Simone de Beauvoir e María Zambrano, ci sono molte altre donne che, pur essendo state oscurate dalla storia, hanno contribuito in modo significativo alla filosofia. Basti pensare a Hélène Cixous, filosofa e scrittrice francese, che con le sue teorie sulla scrittura e la psicoanalisi ha dato una nuova visione sulla relazione tra sesso e linguaggio, o a Elizabeth Anscombe, una delle più importanti filosofe morali del XX secolo, che ha avuto un ruolo fondamentale nella filosofia analitica. Parlando di emarginazione, in Italia, una delle prime figure che viene in mente è Elena Cornaro Piscopia (1646-1684), la prima donna a laurearsi all’Università di Padova nel 1678. Questa studiosa rappresentò una figura straordinaria che, pur avendo conseguito una laurea in teologia, filosofia e matematica, è stata dimenticata per lungo tempo.

Le donne italiane e la conquista del voto

In Italia, la lotta per il voto delle donne è stata un capitolo cruciale. Le donne italiane hanno conquistato il diritto di voto solo nel 1946, dopo una lunga e ardua battaglia che ha visto figure come Angelina Merlin e molte altre al fianco delle attiviste internazionali. Angelina Merlin (1887-1979), per esempio è stata tra le prime donne ad essere eletta al Senato ed è stata una delle principali sostenitrici delle donne nella politica, dando voce a coloro che per troppo tempo erano rimaste in silenzio. Ben presto iniziò a collaborare con il periodico “La difesa dei lavoratori”, nel 1924 le fu affidata la regia della campagna elettorale veneta. Se si pensa al fatto che la donna non aveva ancora diritto di voto, si può comprendere quanto sia stato pionieristico il suo ruolo. Merlin fu anche arrestata a causa dei suoi ideali. Nel 1943 entrò nella resistenza fondando con altre antifasciste i “Gruppi di difesa della Donna”, nel 1948 fu eletta al Senato, ma Merlin è ricordata, soprattutto, perché fu anche protagonista della legge 75 del 20 febbraio del 1958, con la quale veniva abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione.

Eccellenze italiane che ispirano il futuro

Oggi, possiamo guardare con orgoglio a figure straordinarie che hanno segnato il nostro tempo. In ambito scientifico, Rita Levi Montalcini, neurobiologa premio Nobel, ha rappresentato un faro per tutte le donne impegnate nella ricerca. In ambito spaziale, Samantha Cristoforetti ha rotto ogni barriera, diventando la prima astronauta italiana e portando alta la bandiera dell’Italia nello spazio. In arte, Carla Fracci ha incantato il mondo con la sua danza, mentre Fabiola Gianotti, fisica e attuale direttrice del CERN, ha aperto nuove frontiere nel campo della scienza. Emma Marcegaglia, imprenditrice ed ex- presidente di Confindustria, è un esempio di leadership al femminile, e Larissa Iapichino, atleta straordinaria, ha rappresentato l’Italia nel mondo dell’atletica, ottenendo successi internazionali. Infatti, nel mondo dello sport, vediamo che le donne sono protagoniste, battendo record, abbattendo stereotipi e dimostrando che ogni barriera può essere superata, come ha dimostrato Sofia Goggia, campionessa olimpica di sci. Questi risultati sono la testimonianza tangibile di un cambiamento profondo che sta accadendo nella società.

Lotte e passi in avanti da parte delle donne

Il 2 giugno 1946, con il referendum che ha permesso alle donne di partecipare per la prima volta alle elezioni politiche, l’Italia ha conquistato il suffragio universale, segnando un punto di svolta per la democrazia e l’autodeterminazione femminile. Va ricordato che la Nuova Zelanda fu il primo paese a concedere il diritto di voto alle donne nel 1893. Il termine “suffragio universale” deriva dal latino suffragium (voto) e “universale” indica che il diritto di voto è esteso a tutti i cittadini adulti senza discriminazioni. Questo diritto ha permesso alle donne di essere protagoniste nella politica, influenzando il processo decisionale e promuovendo politiche più inclusive e sociali, soprattutto in ambito di welfare e sostegno alle famiglie.

Nonostante i progressi, la parità di genere non è ancora raggiunta in tutti gli ambiti. La lotta per i diritti delle donne continua e non basta parlare di pari opportunità, ma è necessario garantire concretamente uguali diritti in politica, economia, cultura e scienza. Le donne devono avere pari accesso a opportunità educative, economiche e professionali.

La violenza contro le donne inoltre resta un grave problema, con donne di tutte le età vittime di violenza fisica, psicologica e sessuale, in particolare in paesi come India, Messico e molte regioni africane.

Un altra problematica importante continua ad essere la mutilazione genitale femminile, pur essendo vietata in molte nazioni, è ancora presente, anche in paesi sviluppati come l’Italia, dove rimane una realtà sommersa, spesso legata a tradizioni culturali migratorie. La legge proibisce la mutilazione, ma la sua applicazione è difficile, e le vittime non sempre si sentono libere di denunciare.

Nel 2025, milioni di donne e bambine continuano a subire mutilazione genitale femminile (MGF) in paesi come Egitto, Somalia, Guinea, Mali, Sierra Leone e Sudan, dove la pratica è radicata in tradizioni culturali. La MGF è anche una causa di suicidi tra le vittime, che soffrono enormemente dal punto di vista psicologico. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nel 2023 la maggior parte delle donne e ragazze sono state uccise da partner intimi o familiari. È urgente un impegno internazionale con leggi più severe e programmi di prevenzione. La letteratura e nel mio caso la poesia possono giocare un ruolo cruciale sensibilizzando e promuovendo una cultura di rispetto, uguaglianza e inclusione, smantellando gli stereotipi di genere e dando una maggiore visibilità alle problematiche femminili.

La parità di genere richiede un cambiamento nelle politiche di welfare e di supporto alle famiglie, poiché il carico di questo ricade ancora principalmente sulle donne. È essenziale un impegno costante e un tavolo operativo che integri politiche sociali, educative e lavorative, promuovendo sensibilizzazione e azioni concrete per contrastare le disuguaglianze, per esempio il fatto che le donne continuano a guadagnare meno degli uomini a parità di lavoro. Pertanto, è fondamentale adottare politiche che garantiscano la parità salariale e migliori opportunità professionali per le donne, in particolare in settori tradizionalmente dominati dagli uomini.

Oggi, la malattia di un figlio oltre i tre anni non è sempre riconosciuta come un diritto a sospendere il lavoro senza penalizzazioni. Le famiglie, in particolare le madri, devono poter gestire questi momenti senza dover fare i conti con il taglio delle ferie o l’aspettativa non retribuita. Una proposta è quella di legiferare affinché la malattia del figlio venga riconosciuta come un periodo di congedo retribuito anche dopo i tre anni, senza penalizzare il reddito familiare. Un’altra proposta riguarda il riconoscimento del ricovero di un figlio minorenne come un evento che giustifichi l’assenza dal lavoro senza decurtazione dello stipendio. Quando un figlio si ammala gravemente, il genitore deve poter stare vicino a lui senza doversi preoccupare di perdere il reddito. Inoltre, le donne che ricoprono ruoli di responsabilità, e che spesso devono conciliare il lavoro con le esigenze familiari, dovrebbero poter usufruire di orari di lavoro più flessibili e opzioni di part-time snodato, che permettano loro di adattarsi alle necessità quotidiane senza compromettere la carriera. Le politiche aziendali devono favorire il benessere di queste donne, che altrimenti rischiano di dover scegliere tra il lavoro e la cura dei figli. È necessario introdurre una maggiore flessibilità negli orari di lavoro per le donne con figli minori. Questo permetterebbe loro di adattarsi meglio agli imprevisti legati alla cura dei figli, come le malattie o gli impegni scolastici, senza dover ricorrere a soluzioni drastiche come il part-time o l’aspettativa.

La parità di genere non è solo una questione legata alla legge, ma anche alla cultura e alle mentalità collettive. L’educazione gioca un ruolo fondamentale nella formazione di una nuova generazione che cresca con una visione più equilibrata e inclusiva. Le scuole devono diventare il terreno in cui coltivare una cultura di parità e rispetto reciproco. È essenziale educare i giovani a un’idea di parità che non sia solo un principio astratto, ma una pratica quotidiana. A partire dalle scuole primarie e secondarie, è necessario inserire nei programmi scolastici tematiche legate alla parità di genere, al rispetto delle differenze e alla non discriminazione. Le scuole devono anche promuovere l’educazione alle relazioni equilibrate e consapevoli, insegnando ai giovani come instaurare rapporti sani e rispettosi. Questo include la lotta contro la violenza di genere, il bullismo e l’abuso emotivo, e la promozione di relazioni che non siano basate su stereotipi di genere o disuguaglianza.

Per creare una società più equa, è essenziale che le donne possano sentirsi libere di esprimersi, crescere e svilupparsi in tutte le sfere della vita. In particolare, le attività artistiche, sportive e culturali rappresentano una grande opportunità di empowerment. Un’integrazione tra uomini e donne nelle attività artistiche e sportive è fondamentale per abbattere i pregiudizi e rafforzare la parità. Promuovere eventi culturali e sportivi che coinvolgano entrambi i generi, valorizzando le differenze, aiuta a creare una cultura di uguaglianza e collaborazione. È fondamentale promuovere l’empowerment femminile, offrendo alle donne strumenti per emergere in ambiti sociali, politici e lavorativi, con politiche di formazione e leadership. La lotta per i diritti deve essere costante, difendendo diritti sessuali e riproduttivi, come il diritto all’aborto. Le politiche pubbliche devono favorire la condivisione equa dei compiti familiari, con congedi parentali e agevolazioni fiscali che supportino sia donne che uomini nel bilanciare lavoro e famiglia. Le aziende devono adottare misure come il lavoro flessibile e gli asili aziendali per migliorare la qualità della vita familiare.

Le associazioni internazionali, come UN Women, Amnesty International, Human Rights Watch e Save the Children, sono in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta contro la violenza di genere. L’8 marzo del 2025 dovrà essere un’occasione per fare il punto su quanto è stato fatto, ma anche per riflettere sulle sfide future. Un obiettivo fondamentale per questo periodo è garantire la sicurezza delle donne e delle adolescenti nei mezzi di comunicazione, con particolare attenzione alla rappresentazione delle donne nei media e alla protezione delle minorenni da contenuti dannosi, stereotipi di genere e violenza psicologica. I pericoli sono anche legati all’uso improprio dei social, in particolare per le donne e le adolescenti.

Le strategie proposte includono l’introduzione di normative più severe contro l’incitamento all’odio online, il cyberbullismo e le molestie virtuali, con pene adeguate a chi diffonde contenuti dannosi. Per affrontare tutto questo bisogna mobilitare risorse per incentivare politiche di educazione digitale, che insegnino ai giovani l’importanza del rispetto e della responsabilità nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione.

In conclusione, sebbene stiamo facendo progressi, la lotta per i diritti delle donne e per l’inclusione è ancora lunga. Ognuno di noi può contribuire attraverso sensibilizzazione, educazione e rispetto reciproco, per costruire una società equa, dove le donne possano esprimersi liberamente e raggiungere qualsiasi traguardo senza limiti di genere.

Fonti

https://elpais.com/planeta-futuro/2024-11-25/cada-10-minutos-una-mujer-muere-a-manos-de-su-pareja-o-un-familiar-segun-un-informe-de-la-onu.html?

https://www.theguardian.com/global-development/2024/nov/25/home-is-the-most-dangerous-place-for-women-to-be-global-un-femicide-report?

https://www.theguardian.com/global-development/2024/nov/18/womens-rights-activists-fear-fgm-rife-sudan-refugee-women-chad?

 

foto Conflavoro MPI

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