Il salto ostacoli di vertice ha avuto un’evoluzione incredibilmente esponenziale, sia per l’aumentodella quantità e del prestigio delle gare (soprattutto con il Global Champions Tour) sia per l’aumento dei praticanti a questo livello. I concorsi 4-5 stelle, nonché le tappe del GCT sono decuplicati in tutto il mondo ed i relativi montepremi in alcuni casi superano il milione di euro.
Tutto questo ha mosso un grande interesse di sponsor appassionati e proprietari portando i prezzi dei cavalli a cifre proibitive per i più.
Una domanda mi sorge spontanea: “può un cavallo da concorso arrivare a costare fino a 10-12 milioni di euro?”
Considerando che ogni cavaliere necessita di più cavalli e un cavallo (parliamo di una sparuta minoranza) può arrivare a vincere in tutta la carriera 1-2 milioni di euro, va da sé che questi folli prezzi non risultino mai un investimento remunerativo.
L’equitazione agonistica di grande livello è sempre stata costosissima ma in questi ultimi anni è praticata per lo più da cavalieri confermati con alle spalle ricchissimi sponsor e da privati milionari (se non miliardari) che, pur di competere a questi livelli, sono disposti a sborsare queste cifre.
Non tralasciando poi le spese di gestione di una stagione agonistica che una scuderia deve affrontare si capisce che diventa un mondo elitario in cui si entra, salvo rare eccezioni, solo se ricchissimi.
Soprattutto in Europa, Stati Uniti (ma ora anche nel resto del mondo) esistono tantissimi cavalieri capaci che potrebbero competere ai massimi livelli ma non entrano a farne parte. Prendendo l’Italia come esempio, vediamo che solo 4-5 atleti riescono a mantenere costanti le loro partecipazioni fra i migliori mentre per altri diventa molto più difficile. Considerando che i cavalieri più in alto in computer list sono di diritto invitati dai comitati organizzatori, ci troviamo difronte ad un circolo vizioso: questi ultimi continuano a fare punti e stare nel circuito mentre per chi non è abbastanza in alto in ranking list l’unico modo per partecipare diventa comprare costosissime wild card (con relativi tavoli) e trovo che queste modalità di
partecipazione abbiano estromesso “dal giro” anche cavalieri molto blasonati che faticano a rientravi.
L’argomento è molto complesso da affrontare con poche righe, vorrei concludere auspicandomi che questo prodigioso aumento delle massime competizioni in tutto il mondo, se pur criticabile sotto certi aspetti, porti il vantaggio di rendere questo sport sempre più visibile così da coinvolgere veri sponsor per andare a creare un circuito virtuoso dal quale tutti possano trarre beneficio.
Credo che la ricerca ed il coinvolgimento di questi sponsor sia al giorno d’oggi uno fra gli scopi più importanti che le Federazioni Nazionali Equestri debbano perseguire per un supporto a tutti i livelli dell’attività agonistica.
Giuseppe Corno