<<Sono un essere umano, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me>>

Partiamo dalla celebre frase di Publio Terenzio Afro tratta dalla commedia “Il punitore di se stesso”.
Nella commedia Cremete, rendendosi conto che Menedemo, altro protagonista, sta attraversando un periodo complicato della propria vita, chiede a quest’ultimo i motivi del suo disagio.
Ricevuta la risposta di non interessarsi di fatti che non gli riguardano, risponde, parafrasando la celebre frase, che è suo diritto e dovere interessarsi agli altri e aiutarli, se necessario. Non si arrende, non gira le spalle sdegnato o, peggio ancora, non passa oltre facendo finta di nulla.
Vorrei ora porre al lettore un quesito. L’uomo dei nostri tempi è ancora capace, nei più svariati ambiti sociali, di empatizzare con l’altro senza mirare unicamente al proprio interesse?
Si sente ancora, alla maniera di Cremete, provocato dal concetto di humanitas intesa come <<volontà di comprendere le ragioni dell’altro, di sentire la sua pena come pena di tutti>> vedendo chi gli è attorno come<< […]un altro uomo da comprendere e aiutare>>?

Una risposta a questa domanda forse c’è e, insieme ad essa, anche una speranza.

Lorenzo Malagola

Ieri, Lunedì 3 marzo, durante una cena in quel di Dergano, ho sentito parole confortanti da chi cerca di fare intesa come sinonimo di  cura della comunità.

Matteo Forte, Consigliere Regionale Lombardo e Lorenzo Malagola Parlamentare di Fratelli d’Italia, hanno presentato l’associazione LabOra assieme ai membri della stessa.
Nata nel febbraio 2022, essa si ispira ai princìpi dell’umanesimo cristiano quali centralità della persona, carattere innato della sua dignità, della sua libertà e dei suoi diritti. Punta a poter guardare agli individui come creature che sentono, in ogni campo di azione, il richiamo della propria vera natura e, per questo, hanno necessità di sentirsi liberale di cercare il significato del proprio cammino, i linea con lo spirito cristiano che la anima.
Ha preso inizialmente parola Lorenzo Malagola, raccontando la sua esperienza politica iniziata tra i banchi dell’istituto superiore Milanese Vittorio Veneto.
Egli ha affermato di guardare sempre, anche oggi, a quegli inizi come fonte di ispirazione per continuare ad intendere la politica come un impegno a servizio della convivenza civile, che allarghi gli spazi di libertà di chi gli è attorno e che lo chiami ad una responsabilità grande, “perché la politica, per me, è stata sempre la mia vocazione” citando, De Gasperi, a lui molto caro.

Matteo Forte

Lo segue a ruota Matteo Forte parlando della sua esperienza molto affine alla prima, iniziata dal liceo e chiamata a divenire effettiva in un momento difficile che lo costringe a concepire il far politica sotto una luce nuova. Lui, proveniente da studi umanistici e che ancora tiene stretto il suo lavoro di professore delle scuole superiori per non perdere il contatto con la realtà, ha dovuto studiare a fondo tecnicismi propriamente fiscali, così lontani dal suo mondo, proprio perché spinto dal senso di responsabilità civile. Ai molti che gli chiedono “Perché lo fai?” lui risponde: “l’andare agli altri è una dimensione essenziale dell’esistenza, che ti porta a misurarti anche con cose lontane da te.”

Dopo i due interventi chi ha ascoltato va via sicuramente con delle convinzioni precise. La politica così tanto criticata è fatta da uomini, fallibili ma coraggiosi.
Competenza e onestà sono i prerequisiti di chi vuol far politica ma non bastano, per fare politica serve un ideale.
Importante è essere insieme perché, laddove anche la passione e la testardaggine non bastano, se non si è accompagnati non si va da nessuna parte.
Fare politica dovrebbe essere tutto questo: stare insieme nella dimensione pubblica attorno ad un ideale e ad una visione che, per LabOra, vuole essere quella cristiana.

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