Il cavallo, l’ultimo crine di realtà
Quanto la tecnologia influenza la nostra vita?
Inimmaginabile qualche anno fa l’idea che potessimo trascorrere così tanto tempo collegati,
connessi. Ogni nostra mossa è monitorata, filmata. Gli strumenti tecnologici ci accompagnano
dovunque: al lavoro, in famiglia, nel tempo libero, a scuola, a casa. Cerchiamo la connessione
anche quando siamo sperduti in mezzo ai boschi, rendendoci alle volte davvero ridicoli.
Aspettiamo che sia la tecnologia a dirci cosa fare e come farlo, lasciamo che ci guidi in ogni nostra
scelta, creando in noi bisogni che probabilmente non avremmo mai avuto prima.
Abbiamo certamente raggiunto molti traguardi e risolto numerosi problemi grazie alla tecnologia,
ma cosa abbiamo perso invece?
La parola autenticità dovrebbe essere a fondamento di questa riflessione.
Non è una critica alla crescita e allo sviluppo delle nuove tecniche, ma un pensiero su ciò che tutto
questo virtuale può comportare.
Cosa c’è di autentico in ciò che stiamo vivendo? Siamo in un mondo che ci porta a perdere il
contatto con la realtà e spesso confonde ciò che è vero da ciò che non lo è.
Il digitale ci sta allontanando dal vivere il vero, non solo scordandoci dell’ambiente che ci circonda,
ma anche dimenticando le basi della comunicazione.
Il modo di comunicare e approcciarsi agli altri è profondamente cambiato da quando la tecnologia
si è intromessa nelle relazioni.
I social, così affollati ma così vuoti e poveri di contenuto allo stesso tempo, ne sono un esempio.
Non vogliamo demonizzare questi strumenti, ma cos’è la relazione con un altro essere vivente,
animale o umano, se è tutto così digitalizzato?
Cosa c’è di reale?
La comunicazione non è però solamente verbale. Pensiamo anche all’abilità della comunicazione
non verbale, la capacità di comunicare sentimenti ed emozioni usando il corpo, la postura,
l’atteggiamento.
Cosa resta in noi di questa abilità, così fondamentale per il mondo animale?
L’intensità dello sguardo, il cadenzare del respiro, la tensione dei muscoli del corpo. Sono
strumenti che non ricordiamo più come usare, semplicemente perché siamo bersagliati dagli
stimoli più disparati, ma senza che nulla in realtà ci catturi davvero. Non siamo più abituati ad
ascoltare e interpretare chi abbiamo di fronte.
Allora ecco finalmente il cavallo, sensibile ed empatico, pronto e attento ad ogni sfumatura del
nostro IO. Noi invece siamo goffi e impacciati in questo comunicare non verbale, troppo arrugginiti
per padroneggiare questa non lingua, ma abbiamo ancora qualche ricordo che può esserci utile.
Con il cavallo è un continuo e costante dialogo, anche privo di parole, ma fatto solo di gesti,
intenzioni e pathos. Diventa necessario essere pronti a una risposta, a una comunicazione sempre
presente e costante. Quante volte invece è capitato, a noi stessi per primi, di non ascoltare i nostri
interlocutori? Quante volte ci siamo assentati con la mente, fingendo di porre attenzione nei
confronti di chi ci parlava, e che magari ci poneva anche delle domande e noi, assorti, distratti,
disinteressati? Con il cavallo non è possibile fingere, tutto deve essere vero e soprattutto
immediato. Non possiamo pensare ad altro e distrarci mentre ci relazioniamo con questa creatura.

Se vogliamo entrare in contatto con il cavallo dobbiamo dialogare, anche senza parole, dobbiamo
sforzarci di osservare la realtà e comprendere le sue emozioni. Il cavallo stimola e risveglia il reale
che c’è in noi.
Montare a cavallo rappresenta forse la massima espressione di tutto ciò. Un dialogo unico e
costante per costruire qualcosa insieme, cavallo e cavaliere. Dall’affrontare un ostacolo, al
compiere un gesto atletico nel rettangolo da dressage, dall’attraversare un guado, al galoppare in
pista, com’ è possibile fare tutto questo senza comunicare, senza ascoltarsi? Il cavallo ci insegna
nella sua immensa generosità quanto sia importante saper ascoltare e interpretare l’altro, restando
ancorati a ciò che è vero. Suoni, profumi, rumori, luci, tutto assolutamente autentico e vivo. Tutto
estremamente condiviso veramente.
Il cavallo altro non è che il nostro mentore nel saper assaporare il tempo, lo spazio e il mondo in un
modo diverso, ma non nuovo, semplicemente di nuovo.

Laura Boscolo Contadin

Laura Boscolo Contadin grande appassionata, laureata in Giurisprudenza, con una tesi basata sulla tutela giuridica degli animali, è istruttore Fise di 2o livello. Autrice dei libri “il tulipano rosso” , ” la saggia la dolce e la monella”, ha scritto degli articoli sugli animali come categorie protette e da tutelare.

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