Dagli studi di mercato che trasformano il cibo in algoritmi, ai dazi USA che minacciano l’export, fino ai robot che sostituiscono gli chef: il futuro della gastronomia italiana è un piatto indigesto.
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Cosa ci aspetta?
Il futuro della gastronomia tra algoritmi e dazi La gastronomia, da sempre espressione di cultura e tradizione, oggi è sempre più asservita alle logiche del marketing e del capitalismo. Studi recenti dimostrano come il cibo sia diventato un prodotto da vendere, analizzato e scomposto in algoritmi per massimizzare i profitti. Intanto, le realtà gastronomiche italiane continuano a scommettere sull’estero, nonostante i venti di crisi economica e i dazi USA che minacciano l’export. E mentre l’inflazione morde le tasche dei consumatori, gli scenari geopolitici ci costringono a chiederci: cosa mangeremo domani? E, soprattutto, chi cucinerà?
La gastronomia delizia anche il ‘parlato’: quando il marketing diventa poesia Il capitalismo ha trasformato persino il linguaggio gastronomico in un prodotto di consumo.
Gli esperti linguistici della app per l’apprendimento delle lingue Babbel, in partnership con gli specialisti dei ‘meal kit’ HelloFresh, hanno selezionato alcune espressioni culinarie utilizzate in tutto il mondo per associare le caratteristiche dei cibi alle qualità delle persone. Espressioni come “essere freddi come un cetriolo” o “la mia mezza arancia” non sono più solo modi di dire, ma strumenti per vendere kit di cucina e corsi di lingua.
Oltre a deliziare il palato e a inebriare l’olfatto, in molte culture la buona cucina lusinga l’udito e scalda il cuore attraverso idiomi unici, capaci di evocare emozioni, sensazioni e sentimenti. Il motto inglese “being as cool as a cucumber” associa la freschezza naturale del cetriolo all’imperturbabilità di una persona, mentre il francese “mon petit chou” (“mio piccolo pasticcino”) esprime dolcezza e tenerezza. Dal turco arriva “Bir kahvenin kurk yil hatiri vardir” (“Un caffè viene ricordato per quarant’anni”), sottolineando il valore duraturo della gratitudine per un gesto semplice. In Italia, così come in Francia e Spagna, le persone semplici e generose sono definite “buone come il pane”, con evidenti richiami sia laici che religiosi.
Ma mentre il marketing si fa sempre più sofisticato, le fasce sociali più basse faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. L’inflazione galoppante rischia di rendere la gastronomia gourmet un lusso per pochi, mentre i supermercati potrebbero diventare il nuovo campo di battaglia per accaparratori disperati.
Le realtà gastronomiche italiane scommettono ancora sull’estero: tra Expo e dazi USA Nonostante le incertezze, l’Italia continua a puntare sull’estero.
Nel cuore di Milano, il 26 febbraio, è stato sottoscritto un accordo significativo per la gestione del ristorante del Padiglione Italia in occasione di Expo 2025 Osaka. L’Ambasciatore Mario Vattani, commissario generale per l’Italia all’Expo, ha firmato l’intesa con Andrea Cipolloni, amministratore delegato del Gruppo Eataly. Questo passaggio segna una fase cruciale del preparativo all’Expo, che si preannuncia come un evento di grande richiamo, destinato ad accogliere circa 30 milioni di visitatori da tutto il mondo.
L’importanza della cucina italiana nel mondo La cucina italiana si distingue come un vero e proprio patrimonio culturale, apprezzato e riconosciuto a livello globale non solo per la bontà dei suoi piatti, ma anche per un modo di vivere che promuove un’alimentazione equilibrata e sana. Il Padiglione Italia si impegnerà a promuovere un’educazione alimentare responsabile, evidenziando la necessità di rispettare le materie prime e le filiere corte. La gestione del ristorante da parte di Eataly rappresenta un’opportunità per creare un’esperienza culinaria che celebri la qualità del Made in Italy, mettendo in risalto le tradizioni regionali e le specialità locali.
Scenari geopolitici e gastronomia: tra inflazione, robot e autarchia Gli scenari geopolitici ci costringono a guardare al futuro con preoccupazione.
L’inflazione, i dazi e le tensioni internazionali rischiano di trasformare la gastronomia in un privilegio per pochi. E mentre i costi delle materie prime salgono, c’è chi ipotizza un ritorno della borsa nera, con il mercato sommerso che potrebbe diventare l’unica via d’accesso al cibo di qualità.
Ma non è tutto. L’intelligenza artificiale e i robot stanno per invadere anche l’industria alimentare. Chef robotici, algoritmi che creano ricette, catene di produzione completamente automatizzate: il futuro della gastronomia potrebbe essere meno romantico di quanto immaginiamo. E mentre i robot si preparano a sostituire gli chef, c’è chi si chiede: l’Italia tornerà autarchica, costretta a fare di necessità virtù?
Conclusioni: Il governo italiano che fa?
Mentre il mondo della gastronomia naviga in acque agitate, il governo italiano sembra ancora alla finestra. Tra dazi, inflazione e robot-chef, servirebbe una strategia chiara per proteggere il patrimonio alimentare italiano. Ma invece di agire, si preferisce guardare al passato, sognando un’Italia autarchica che forse non è mai esistita.
Intanto, il futuro bussa alla porta: saremo pronti ad accoglierlo, o ci ritroveremo a mangiare cibo sintetico preparato da robot, mentre i supermercati vengono saccheggiati? Una cosa è certa: il sapore della gastronomia italiana rischia di perdersi nel caos del progresso.