Donne alla ricerca di un’identità, ostacolata, prevaricata e combattuta, dalla Grecia Antica all’epoca fascista

La donna dei Greci

Ulisse resiste al canto delle sirene attaccato all’albero con orecchie otturate dai compagni

I Greci erano maschilisti e di conseguenza la moglie legittima era considerata solo una fattrice adatta a far figli e da tenere fuori dalla vita cittadina e da rinchiudere nel gineceo, invece nel loro immaginario le donne diventavano creature divine o donne pericolose come arpie o irresistibili e ammalianti  sirene, dipinte come donne uccello.  Le sirene come tutti gli uccelli cantano con una voce melodiosa e seducente, talmente seducente da attirare i marinai sugli scogli per farli naufragare.

La loro società era sostanzialmente schiavista e non esente da contraddizioni. La schiava ad esempio non poteva rifiutare le richieste sessuali del suo proprietario durante i festini vietati alle mogli, e in queste occasioni accadeva facilmente che ci fossero donne molestate e malmenate, cosa che se invece fatta a una cittadina poteva costare la vita al colpevole, per certi aspetti come extracomunitarie del passato.

Schiave particolari erano poi considerate invece le etère che venivano noleggiate ovunque anche per lunghi periodi con la funzione di danzatrici o suonatrici di flauto nei simposi.

La donna dei Romani

Affresco Villa dei Misteri Pompei

La donna risulta penalizzata anche nel diritto romano, solo i discendenti da parte maschile ereditavano e in prima linea figli e figlie del padre, nipoti maschi e femmine nate dai figli del padre mentre nessun posto era riservato invece alla filiazione materna.

Le donne dell’antica Roma non potevano scegliersi un erede per adozione, mentre i figli non succedevano alla madre come figli legittimi “liberi” bensì come semplici parenti. Le figlie ereditiere non sposate erano sotto la tutela del più vicino agnato, lo zio paterno o il fratello.

Nell’impero romano del 117 c’era una popolazione di 60 milioni di abitanti e la durata media della vita era di 20-30 anni già intorno ai 12 anni una ragazza concessa dal padre al marito diventava ufficialmente matrona; iscrizioni funerarie citano spose di 10 o 11 anni poiché i Romani credevano che un rapporto prepuberale facilitasse il flusso mestruale. Il potere paterno sulle figlie era tale da comportare il diritto di vita o morte, Attilio Falisco racconta che Valerio Massimo uccise la figlia, avendo lei avuto un rapporto sessuale al di fuori del matrimonio, il cosiddetto stuprum e che la figlia fosse consenziente o meno, non era influente, il padre insomma poteva uccidere la figlia per la patria potestas.

La donna dei Cristiani

Le stimmate di Santa Caterina

Gesù aveva operato una rivoluzione, negando sia la possibilità di ripudio della moglie sia inaugurando l’uguaglianza tra i due coniugi, poi con Costantino e l’avvento del Cristianesimo cambiano radicalmente anche le regole di vita tra uomini e donne. Viene ad esempio vietato ad un uomo sposato di avere una concubina e l’aborto o l’adulterio diventano più gravi dell’omicidio. Già l’apostolo Paolo nella Prima lettera ai Corinzi detta la famosa frase che sembra condannare la sessualità nella cultura cristiana:Se non sanno vivere in continenza è meglio che si sposino, meglio sposarsi che ardere…ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito…

Poi Paolo dichiara fermamente che l’astinenza sessuale è la condizione migliore per permettere all’uomo di affrancarsi dalle preoccupazioni quotidiane e di dedicarsi totalmente a Dio. 

 

La donna dell’Islam

Il Profeta Maometto e le sue nove mogli

La società araba in epoca preislamica (giahiliya) definita anche “età dell’ignoranza” aveva una tradizione nei rapporti uomo donna completamente diversa da quella che poi nascerà con la proclamazione dell’Islam da parte del profeta Muhàmmad (italianizzato in Maometto). In questo periodo storico le donne potevano mostrarsi senza problemi indossando anche abiti trasparenti e i rapporti tra i due sessi abbastanza liberi tanto che durante le feste importanti gli uomini si scambiavano figlie e sorelle. Le donne in una specie di poliandria riuscivano ad avere rapporti con più uomini contemporaneamente e in grado di ripudiare i mariti facilmente usando anche formule di matrimonio a tempo (mut’ah) che andavano incontro alla semplice soddisfazione sessuale come la diffusa prostituzione praticata dalle schiave che issavano una bandiera rossa davanti alle tende. La vittoria dell’Islam rappresenta il momento storico in cui tutto il genere maschile sottomette irreparabilmente quello femminile. Da allora la separazione dei sessi diventa obbligatoria e la sessualità della donna sottoposta a una vigilanza rigorosa e confinata esclusivamente nel matrimonio. Situazione ben sottolineata dal detto popolare: Quando un uomo e una donna sono soli, in loro compagnia c’è il diavolo.

La donna del Rinascimento

Miniatura Medievale

Con il Rinascimento si assiste alla creazione della donna moderna, per convenzione il Rinascimento comincia nel 1492 anno della scoperta d’America mentre muore Lorenzo de’ Medici e Rodrigo Borgia diventa papa. Mentre il Medioevo teme la bellezza femminile con il Rinascimento le si riattribuisce un nuovo valore, diviene un obbligo esser belli perché la bruttezza è associata alla inferiorità sociale e alla depravazione. La bellezza segue uno schema, i principi estetici fondamentali erano: pelle bianca , capelli biondi, labbra e guance rosse, sopracciglia scure. Le mani e il collo lunghi e sottili con piedi piccoli e vita flessuosa. Il seno doveva esser rodo, rotondo e bianco, con capezzoli rosei. Il colore degli occhi poteva variare (i francesi amavano il verde, gli italiani preferivano il nero o il marrone) occasionalmente poteva farsi un’eccezione per i capelli scuri ma l’immagine canonica femminile rimase la stessa per quasi trecento anni.

La donna Moderna

Donne eccitatrici della sommossa nella Rivoluzione Francese

Nell’Europa moderna le donne assumono il ruolo di “eccitatrici alla sommossa”, il 5 ottobre del 1789 sono le prime a riunirsi e a marciare su Versailles per abbattere l’ Ancien Régime di Luigi XVI, sono sempre loro a manifestare per prime nella primavera del 1795, diventando a Parigi “micce incendiarie” come viene riportato dalle Autorità del tempo. Ovunque donne rivoluzionarie incitano gli uomini all’azione accusandoli di vigliaccheria, lo fanno ad Amsterdam e a Napoli, ovunque s’incontrano donne che incitano gli uomini alla sommossa. La partecipazione delle donne alle rivoluzioni della fine del XVIII secolo non si esaurisce nei fragore insurrezionali ma continua poi con l’impegno quotidiano nell’attività politica e sociale.  

Le conseguenze per la donna di una relazione illecita erano disastrose, svergognata pubblicamente, licenziata dal lavoro e persino mandata in casa di correzione , spesso doveva abbandonare il bambino e prostituirsi per mantenere entrambi.

Sembra che gran parte dei rapporti fossero brevi e spesso brutali. Gli uomini facevano pochi sforzi per piacere alle compagne, e i preliminari talmente rari da risultare inesistenti. L’adulterio femminile in una società patriarcale ,era considerato un attentato alla proprietà e la verginità era richiesta così

come la fedeltà coniugale per avere la certezza degli eredi, la natalità è in diminuzione come oggi, tra il 1800 e il 1900, al coitus interruptus, aborto e preservativo si aggiunge il metodo Ogino-Knauss che insieme alla più affidabile astinenza permette di pianificare le nascite all’interno della famiglia. La politica sessuale fascista con le donne italiane fu impostata in maniera contraddittoria e camaleontica, inizialmente con l’aborto legalizzato e l’educazione sessuale ampiamente favorita ma successivamente su posizioni di vera e propria misoginia. Gabriele D’Annunzio intanto scriveva a Mussolini complimentandosi per le sue qualità amatorie e sostenendo l’opportunità di una quotidiana attività sessuale secondo il motto: Nulla dies sine ictu (nessun giorno senza sesso).

 

 

 

 

 

 

Testo, documentazioni e immagini a cura di Umberto Palazzo tratte da “Donne senza Tempo” Amazon Kindle ed.

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