Normative incerte, ir-responsabilità politiche e dubbi giudiziari dietro una crisi che mette in ginocchio imprese e cittadini: chi paga il prezzo della paralisi edilizia?
Milano, motore economico del Paese, è ostaggio di una paralisi edilizia senza precedenti. Oltre 150 cantieri fermi, progetti bloccati, investimenti congelati. Famiglie e imprese si trovano di fronte a un clima d’incertezza che non riguarda solo il capoluogo lombardo, ma rischia di avere ripercussioni su tutta la regione e sull’economia nazionale.
Un corto circuito normativo
La crisi nasce da un nodo giuridico: l’interpretazione delle normative urbanistiche ed edilizie del Comune di Milano. Le procure indagano su presunte irregolarità legate a interventi di demolizione e ricostruzione, contestati in alcuni casi perché ritenuti al di fuori dei parametri di ristrutturazione edilizia.
Le domande sono numerose. I lavori realizzati rispettavano le normative vigenti? Gli interventi in aree già urbanizzate potevano essere classificati come ristrutturazioni? Quali procedure avrebbero dovuto seguire gli ampliamenti volumetrici e in altezza? Le deroghe alle distanze minime tra edifici e ai piani particolareggiati erano legittime?
Il rischio di una paralisi burocratica, se non verranno fornite risposte chiare e immediate, potrebbe trasformarsi in una crisi economica e sociale ben più ampia.
il Decreto Salva Milano è fermo al Senato (ph web)
Il “Salva Milano”: soluzione o toppa?
Per sbloccare la situazione è stato proposto il cosiddetto Decreto Salva Milano, che punta a chiarire quando un intervento di demolizione e ricostruzione possa rientrare nella ristrutturazione edilizia senza necessità di nuovi piani urbanistici. Ma il disegno di legge, approvato alla Camera con 172 voti favorevoli e 41 contrari, ora è fermo al Senato.
Perché si è arrivati a questo punto? Perché non si è intervenuti prima, evitando il blocco totale? E soprattutto, chi si assume la responsabilità di questa paralisi che sta danneggiando imprese e cittadini?
Un’emergenza economica e sociale
Gli effetti di questa crisi edilizia non sono solo burocratici. L’impatto si traduce in centinaia di progetti residenziali e commerciali bloccati, con acquirenti lasciati nell’incertezza. Imprese edili e fornitori con cantieri fermi, operai senza lavoro, economie locali in sofferenza. Un effetto domino sul mercato immobiliare, con possibili ricadute sui prezzi e sugli investimenti.
“Non si può lasciare un settore strategico in questa situazione”, denunciano gli addetti ai lavori. “Serve una risposta immediata, chiara e definitiva”.

Fabio Desideri, Segretario Nazionale Pensiero Popolare Italiano “Serve un’assunzione di responsabilità”
Pensiero Popolare Italiano: “Serve un’assunzione di responsabilità”
Tra le voci critiche, quella di Pensiero Popolare Italiano, con Fabio Desideri che accusa la politica di immobilismo e mancanza di visione: “Non possiamo accettare che la soluzione venga ostacolata da logiche di partito o battaglie ideologiche. Qui ci sono in gioco posti di lavoro, investimenti e la fiducia di chi crede ancora nell’edilizia come motore dell’economia”.
Di chi la colpa? E, soprattutto, c’è una via d’uscita?
L’inchiesta continua.