Cantieri bloccati, corruzione e politica: chi sapeva e chi doveva controllare?
La paralisi di centinaia di cantieri a Milano sta svelando un sistema di gestione urbanistica opaco, che si aggira tra presunte violazioni delle normative edilizie e un’inchiesta che ha portato all’arresto di figure chiave. Al centro dello scandalo, l’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, falso, frode processuale e depistaggio.
Un sistema collaudato di aggiramento delle regole
L’indagine della Procura di Milano ha rivelato come la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) sia stata utilizzata per trasformare interventi di demolizione e ricostruzione in semplici ristrutturazioni. Questo ha consentito a numerosi costruttori di evitare il più complesso (e costoso) iter autorizzativo previsto per il Permesso di Costruire.
Dai dati emergenti, si stima che oltre 150 cantieri, con un valore complessivo di circa 12 miliardi di euro, siano coinvolti nelle indagini. Tra i casi più eclatanti figura la Torre Milano, un edificio di 24 piani che ha sostituito strutture di due o tre livelli. Un altro esempio è rappresentato dalle Park Towers in via Crescenzago, anch’esse al centro delle verifiche della magistratura.
Il ruolo della politica e il DDL “Salva Milano”
La vicenda, com’è ovvio, suggerisce almeno una domanda: se le normative urbanistiche erano chiare, come mai nessuno ha sollevato perplessità prima dell’intervento della magistratura?
Milano ha una lunga storia di intrecci tra politica e settore edilizio, come dimostrato dall’inchiesta “Duomo Connection” negli anni ’80, che svelò i legami tra esponenti politici locali e la mafia nel settore edilizio. L’allora assessore all’Urbanistica Attilio Schemmari e il sindaco Paolo Pillitteri furono accusati di corruzione per presunte concessioni edilizie a clan mafiosi.
Nel 2010, l’ex sindaco Letizia Moratti fu coinvolta in un caso relativo all’assegnazione di case popolari, con sospetti di favoritismi a vantaggio del figlio Gabriele, grazie a modifiche nel Piano del Governo del Territorio.
Oggi, l’amministrazione comunale ha deciso di non sostenere l’iter del “Salva Milano”, in attesa degli sviluppi giudiziari e delle decisioni delle autorità competenti.
In questo scenario, Pensiero Popolare Italiano ha espresso forti dubbi sulle reali intenzioni della politica, suggerendo che, “nonostante le normative fossero chiare, le irregolarità siano state ignorate o addirittura favorire dall’alto”.
Il Disegno di legge, pensato per sanare molte di queste irregolarità, si scontra con le indagini su Giovanni Oggioni, accusato di aver lavorato su emendamenti per rendere inapplicabili le contestazioni della magistratura, mettendo in discussione la reale efficacia della legge.
la situazione prima dell’intervento (ph Urbanfile)
Chi doveva vigilare?
Secondo la legislazione vigente (D.P.R. 380/2001), il sindaco ha il compito di vigilare sull’attività urbanistico-edilizia del territorio comunale. Se da un lato un primo cittadino può non essere un esperto della materia, dall’altro è tenuto a conoscere la differenza tra SCIA e Permesso di Costruire e a garantire il rispetto delle norme.
Eppure, come sostiene ancora Pensiero Popolare Italiano, è fondamentale una domanda: l’amministrazione comunale era davvero ignara delle irregolarità o è stata essa stessa vittima di un sistema consolidato di omissioni e pressioni?
Le prossime mosse della magistratura
La Procura di Milano prosegue le indagini, con nuovi accertamenti sui tecnici abilitati che hanno firmato le SCIA, sui costruttori coinvolti e sulle eventuali complicità negli uffici comunali. Nel frattempo, centinaia di famiglie si trovano sospese in un limbo, avendo investito ingenti somme in appartamenti che, al momento, sono bloccati.
Le associazioni civiche e i comitati locali, che da tempo denunciano gli abusi edilizi e l’espansione incontrollata della città, continuano a chiedere maggiore trasparenza e il rispetto delle normative. Il loro impegno ha giocato un ruolo centrale nel portare alla luce le irregolarità nel sistema urbanistico e nel sollecitare una riforma legislativa, che garantisca maggiore sicurezza e legalità.
Pensiero Popolare Italiano sostiene queste richieste e denuncia come “la politica, a tutti i livelli, abbia troppo spesso chiuso un occhio su un sistema edilizio che alimentava interessi privati a discapito della collettività”.