<a href="https://www.progetto-radici.it/" target="_blank" rel="noopener">Radici</a>

Esattamente settantanove anni fa, con il decreto del 10 marzo 1946 le donne per la prima volta sono state chiamate a votare. Le urne non si sono gremite soltanto di uomini, ma anche di donne, che per la prima volta potevano votare e manifestare sotto forma di voto le proprie idee.

Oggi sembrerebbe una formalità, anche se non è così in tutti i paesi, ma per quell’epoca fu una grande novità, considerato che le donne prima d’allora erano scarsamente considerate per via di un retaggio culturale, molte non lavoravano per accudire i figli e si occupavano solo dei lavori domestici.

All’epoca, infatti, esisteva una grande disparità di genere, ma visto il grande apporto delle donne nella lotta alla liberazione d’Italia, venne giustamente dibattuta la concessione del diritto di voto, dapprima nel Consiglio dei Ministri del 30 gennaio 1945, riconosciuto con il decreto del 31 gennaio 1945 n. 23.

Tale diritto si consolida così con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946, con il quale fu concesso al genere femminile non solo di votare, ma anche di candidarsi e di manifestare i propri ideali.

Trattasi di una delle rivoluzioni più importanti del dopoguerra, grazie alla quale venne abolita una delle ingiustizie più grandi della storia del popolo italiano e non solo.

Il decreto n. 74 del 10 marzo 1946 statuisce che sono eleggibili all’assemblea costituzionale tutti i cittadini e tutte le cittadine che hanno maggiore età di 25 anni. Le cittadine italiane furono chiamate a votare per la prima volta il 2 giugno 1946, quando venne sottoposto al popolo italiano il referendum, che avrebbe decretato la vittoria della Repubblica.

Papa Pio XIII fu un grande sostenitore del suffragio femminile, tanto che sostenne fermamente come tutte le cittadine italiane dovessero avere coscienza di entrare in azione per proteggere il grande focolare (popolo) dalle minacce esterne.

Alcuni definiscono questo suffragio femminile un vero e proprio cambio di mentalità di un popolo che fino a pochi mesi prima era stato illuso da Mussolini, un leader che con poche parole e affermazioni era riuscito a convincere un popolo “ovattato”, senza dei veri e propri ideali.

Le donne non solo votarono, ma esposero i propri ideali, infatti alcune di loro ricevettero incarichi pubblici politici, ad esempio troviamo Liliana Vasumini Flamigni, esponente del Partito Comunista che si affermò a Forlì.

Le donne ancora una volta non si fermarono e addirittura alcune diventarono affermate sindaci, come Margherita Sanna a Orune.

Il voto quindi rappresentava davvero un traguardo fondamentale per la donna, ma proviamo a chiedere ad una donna dei giorni nostri, per capire se ancora ha un valore così fondamentale.

Ho intervistato l’avvocato Michela Zanetti.

Zanetti comincia riferendosi al passato dicendo “Per le donne il diritto di votare è stata una grande conquista, stimo e rispetto le donne che prima di me hanno lottato per avere la possibilità di manifestare le proprie idee e penso che il voto sia davvero un diritto che dovrebbero avere tutti”. Zanetti continua parlando della situazione attuale e aggiunge: “ho l’impressione che negli ultimi tempi il voto per alcune cittadine rappresenti più una sorta di scocciatura che non un diritto. Inoltre il tasso di rappresentanza femminile si è abbassato rispetto agli ultimi anni, dove le donne avevano trovato grande consenso da parte del popolo”. A confermare le parole di

Zanetti ci sono i dati della Bbc, quest’ultimi parlano chiaro e dicono che nel 2024 si è verificato il minor tasso di crescita di rappresentazione femminile degli ultimi vent’anni. Zanetti parlando dei dati afferma: “Pochi paesi ancora hanno il 50% della rappresentazione femminile e questo è davvero un’ingiustizia per noi donne”.

Zanetti cita i dati della Bbc dicendo che due terzi dei 46 paesi presi in causa hanno un minor afflusso di donne elette rispetto agli anni passati, continua affermando: “Guardando alcune statistiche, le donne rappresentano il 27% dei seggi parlamentari a livello globale, si può notare quindi la disparità tra uomo e donna che ancora domina sul mondo.”

In conclusione il 10 marzo di 79 anni fa è stato un grande passo avanti da parte del popolo italiano, ma ancora oggi la disparità di genere esiste ed è per questo che non bisogna smettere di lottare per i propri diritti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.