(in foto: Gae Aulenti)
Articolo arch. prof. Antonello Pelliccia (Accademia di Belle Arti di Brera)
Gae Aulenti e Franca Helg, due figure apparentemente distanti, eppure unite da un filo invisibile: l’empatia. Non un’empatia declamata, ma vissuta, respirata, tradotta in spazi che parlano all’anima.
Aulenti, con la sua visione audace, ha saputo trasformare l’esistente, ridando vita a luoghi dimenticati, come la Gare d’Orsay, trasformata in un tempio dell’arte. La sua empatia si manifestava nella capacità di ascoltare la voce degli edifici, di comprenderne la storia e di proiettarla nel futuro.
Helg, con la sua cura meticolosa, ha saputo creare spazi intimi e accoglienti, dove ogni dettaglio è curato con amore. La sua empatia si esprimeva nella capacità di mettersi nei panni di chi avrebbe vissuto quegli spazi, di anticiparne i bisogni e i desideri.
Le due progettiste, pur con stili e approcci diversi, hanno saputo dare forma a un’architettura che non è solo materia, ma anche emozione. Gesto artistico che sa parlare al cuore, che sa creare legami, che sa lasciare un’impronta indelebile nella memoria di chi la vive.