Senza una strategia autonoma e chiara, l’Italia rischia di perdere centralità internazionale e credibilità politica: ma l’esercito è davvero una priorità per l’Europa?
I dibattiti di ieri al Senato della Repubblica e di oggi alla Camera dei Deputati offrono, purtroppo, uno specchio fedele della crisi che attraversa la politica italiana. Non è difficile comprendere, assistendo a quanto accaduto in queste due giornate, perché oltre la metà degli italiani scelga ormai sistematicamente di disertare le urne.
Di fronte a un tema cruciale come quello della sicurezza e della difesa comune dell’Europa Unita, ciò che è emerso con chiarezza è l’inadeguatezza della politica italiana ad affrontare questioni di tale rilevanza.
Europa unita: un gigante economico con i piedi d’argilla
Il tema della difesa comune europea è stato rilanciato da Mario Draghi, che ha messo in evidenza un dato inconfutabile: l’Europa, oggi, è un gigante economico con i piedi d’argilla sul piano della sicurezza. Ventisette eserciti nazionali, ventisette catene di comando, miliardi di euro spesi in modo frammentario e inefficiente. Senza una svolta netta verso una politica estera e di difesa condivisa, l’Unione Europea continuerà a essere marginale sulla scena globale.
Europa: un gigante economico con i piedi d’argilla (ph web)
A questa esigenza si è affiancato il richiamo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla cooperazione transatlantica e alla centralità della NATO. Una posizione comprensibile, ma che rischia di essere un limite se non accompagnata da una proposta autonoma, che definisca con chiarezza quale ruolo l’Italia intenda giocare nel contesto europeo e internazionale.
E invece, ciò a cui abbiamo assistito, è la fuga dalle proprie responsabilità. Nessuna posizione definita, nessuna visione di lungo respiro, nessuna capacità di proporre una sintesi che metta al centro l’interesse nazionale.
Sicurezza, sviluppo, centralità: la politica italiana che non c’è
Mentre l’Europa discute seriamente di catene di comando comuni, integrazione delle spese e autonomia strategica, l’Italia continua ad attestarsi su posizioni timide, priva di una linea che le consenta di essere protagonista. Questo approccio non solo marginalizza il nostro Paese nelle sedi internazionali, ma alimenta anche la sfiducia crescente dei cittadini verso le istituzioni.
Non è di questa politica che il nostro Paese ha bisogno.
E c’è un’altra domanda che dobbiamo avere il coraggio di porci. Siamo davvero sicuri che, mentre in Ucraina si combatte da oltre due anni una guerra che devasta un intero continente, mentre in Medio Oriente (da Gaza allo Yemen) si consumano conflitti che causano migliaia di vittime civili e crisi umanitarie senza precedenti, mentre il Corno d’Africa è travolto da una carestia che minaccia milioni di persone, mentre in Afghanistan alle bambine è negato il diritto di andare a scuola e in troppe parti del mondo i diritti civili vengono quotidianamente calpestati… siamo davvero sicuri, di fronte a questi scenari internazionali sempre più drammatici, che l’emergenza per l’Europa sia pensare prima di tutto a eserciti e armi?

Il Corno d’Africa è travolto da una carestia che minaccia milioni di persone (ph web)
Come ha dichiarato Fabio Desideri, segretario politico di Pensiero Popolare Italiano, “L’Italia deve recuperare la propria centralità nel panorama internazionale, altrimenti i cittadini faticheranno sempre di più a riconoscersi nella politica e nel dibattito parlamentare.”
Pensiero Popolare Italiano: restituire all’Italia il suo ruolo naturale
Ecco il punto centrale: senza un progetto chiaro, capace di anteporre l’interesse nazionale alle logiche di appartenenza e ai calcoli elettorali, la politica italiana continuerà ad allontanare i cittadini, perdendo credibilità e autorevolezza. Sicurezza e sviluppo: non sono concetti astratti, ma pilastri che determinano la stabilità e la qualità della vita di ognuno di noi.
Serve un cambio di passo netto. L’Italia non può permettersi di restare spettatrice, rincorrendo ora a questa ora a quella tendenza geopolitica. È necessario costruire una visione autonoma, libera da subalternità e timidezze. Una politica che sappia guardare lontano, assumersi responsabilità, parlare il linguaggio delle soluzioni e non quello degli opportunismi.
“Il nostro impegno, come Pensiero Popolare Italiano” ha concluso Desideri “è tutto orientato in questa direzione: restituire all’Italia il suo ruolo naturale di protagonista, forte dei propri interessi e consapevole delle proprie potenzialità. È tempo di serietà, visione e coraggio”.