”Per non aggiungere parole al chiasso scomposto…Mi permetto di condividere riflessioni di 8 anni fa” fa.”                                                  

Filippo Tarantino, maggio 2017

Pensare l’Europa ricordando Gerardo Marotta1

Le turbolenze degli ultimi anni ci disorientano: la Grecia resta in Europa e a quali condizioni?

Per Spagna e Italia quali sono le prospettive di permanenza nell’UE con il massimo di integrazione possibile? Abbiamo sentito le proposte più raggelanti ciniche e avventurose che hanno sconcertato quanti hanno contribuito in termini politici e culturali al processo di costruzione dell’Unione Europea. E, infine, la Brexit, il voto con cui un anno fa gli Inglesi hanno scelto di lasciare l’Europa: un colpo grave per i costruttori di intese economiche, politiche, socioculturali che si sono scoperti ad un tratto “teneri” ingenui sognatori di fronte alle convincenti “virili” arringhe di quanti chiedono di uscire dall’euro e dall’Europa…

Noi sognatori eravamo giunti alla finezza di discutere sulle radici cristiane dell’Europa e sull’opportunità di farne cenno nella mai nata Carta Costituzionale europea…Ci ha raggelati il vento lepenista e ci siamo poi risollevati per il successo di Macron e per le ritrovate intese tra

Francia e Germania…Restano le ombre dei paesi dell’Est più recentemente entrati nell’EU e che ne sembrano già estranei…E sono lontanissimi i tempi in cui la Turchia pareva pronta a riconoscere i fondamentali diritti umani pur di entrare a far parte dell’Ue.

Basta.

Non possiamo pensare che le Istituzioni, che sono lente conquiste storiche e culturali, possano dipendere da frettolosi sondaggi di opinione condotti per la validazione delle scelte di alcuni leaders: il populismo, la demagogia, la forza della propaganda non sono criteri di orientamento per persone libere e pensanti.

Torniamo alla storia, recuperiamo la memoria dei padri, ricordiamo i progetti di Giuseppe Mazzini per l’Italia e per l’Europa, e le grandi visioni fondative di Adenauer, Schuman, De Gasperi. E ancora più addietro…

Riteniamo che gli intellettuali, la scuola, gli uomini politici debbano impegnarsi a far riaffiorare, nella coscienza degli Europei, la memoria di un passato (tenuto in oblio da interessati nazionalismi affermatisi negli ultimi tre secoli) nel quale i dotti parlavano e scrivevano i loro trattati in una stessa lingua – il latino, che coesisteva bene con le fiorenti lingue nazionali –, i giovani frequentavano liberamente le università di tutta l’Europa in rapporto ai loro interessi, gli artisti di varie professionalità – pittori, scultori, architetti, musicisti, letterati – firmavano opere in ogni parte d’Europa, filosofi e giuristi prestavano la loro consulenza ai sovrani senza barriere nazionalistiche: Descartes a Cristina di Svezia, Diderot a Caterina II di Russia.

C’è stato nella civiltà occidentale un magistero critico esercitato dai filosofi e dagli umanisti che ha variamente contribuito alla vita politica dei Paesi europei. Gli uomini di stato erano sovente loro stessi cultori delle Humanities o ne seguivano i consigli, poiché i valori propugnati da questi intellettuali – Machiavelli, Hobbes, Bacone, Richelieu, Descartes, Pascal, Diderot, Beccaria e tanti altri – erano valori universali, in grado cioè di indicare soluzioni ai problemi del presente. Tutti questi intellettuali fondarono il loro pensiero e la loro azione su un dialogo con le grandi menti del passato, con gli esponenti di quel pensiero classico greco-romano che chiamiamo cultura umanistica. Vi è anche un umanesimo fattosi cose, stili di costruzione, urbanistica, stile di vita…: quando nel 1700 fu costruita San Pietroburgo il modello di riferimento per affrancare la Russia dalla parentesi di degrado durata tre secoli fu la Grecia mediata dalla sensibilità culturale italiana che aveva nel Rinascimento portato a compimento nelle varie branche dell’arte e non solo nella letteratura meravigliosi processi di elaborazione culturale a matrice classica.

In seguito, le guerre di religione, i processi di formazione degli stati nazionali, gli assestamenti geopolitici attraverso numerose guerre intraeuropee, gli sconvolgimenti avviati con la Rivoluzione francese portarono a nuovi assetti regolati da logiche di potere e da rapporti di forze, ma anche da grandi ideali.

Dopo la tragedia della prima guerra mondiale si tornò a pensare a formazioni politiche sovranazionali, all’Europa. Ma i totalitarismi fascista, nazista, comunista imponevano ben diverse visioni del mondo e prassi violente, disumanizzanti …

Gli spiriti più liberi e le intelligenze più acute si impegnarono in un titanico sforzo di messa in guardia contro fenomeni di ottundimento programmato delle coscienze.

Achtung, Europa!” ammonì Thomas Mann in un memorabile discorso a Budapest nel novembre del 1936 : il premio Nobel denunziava il fatto che la propaganda avesse preso il posto dell’educazione, gli individui eludessero le responsabilità personali rifugiandosi nella massa organizzata secondo il principio straordinariamente semplificatore della violenza, si arrivasse ad applaudire per l’abolizione dei diritti dell’uomo, per la negazione di ogni criterio di verità, libertà, giustizia in un contesto di vergognoso pragmatismo che nega ogni differenza tra vero e falso e pensa solo all’utile. La conseguenza del disprezzo della ragione è un imbarbarimento morale. Troppi maestri dell’irrazionale non si preoccuparono se il popolo non veniva da essi educato per caso al sanculottismo morale e alla ottusità di fronte ad ogni orrore…Ciò che oggi sarebbe necessario, concludeva il grande scrittore, è un umanesimo militante che scopra la propria forza ed esalti la convinzione che il principio della libertà, della tolleranza e del dubbio non deve lasciarsi sfruttare e sorpassare da un fanatismo senza vergogna e senza dubbi. “Se l’umanesimo europeo è diventato incapace di una gagliarda rinascita delle sue idee; se non è più in grado di rendere la propria anima consapevole di sé stessa in una pugnace alacrità di vita, andrà in rovina e ci sarà una Europa, il cui nome non sarà più che un’espressione e da cui sarebbe meglio rifugiarsi nella neutralità fuori del tempo».

Nell’esilio di Ventotene, divenuto un importante laboratorio politico-culturale, Altiero Spinelli elaborò nel 1941, insieme a Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, il Manifesto Per un’Europa libera e unita in cui ,denunziati i nazionalismi e i totalitarismi , si fa appello a quanti , “scorti i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea,…raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensioni…La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”

De Gasperi, Adenauer, Schumann immaginarono un’Europa fatta di popoli, di culture, di identità che abbiano a cuore il bene di tutti soprattutto dei più deboli…Seguirono i Trattati di Roma nel 1957 e , dal 1979, le elezioni dirette del Parlamento Europeo, che riguardano 370 milioni di elettori di 27 diversi Paesi. L’Europa degli statisti è diventata l’Europa dei popoli, senza frontiere interne, dove circolano liberamente persone e merci e dove, dal 2001,quasi tutti i Paesi partners adottano un’unica moneta.

A questa Europa costruita attraverso faticosi processi storico-politici abbiamo guardato noi uomini di scuola.In particolare il Liceo “Cagnazzi” di Altamura ha realizzato, insieme a numerose istituzioni scolastiche ed accademiche di diversi paesi europei, un’esperienza formalizzata in tre progetti: EWHUM (European Humanism in the world,d i durate triennale 2003-2006) e FELJEU1(2008) e FELJEU2 (2009) (Festival Européen du livre et de la lecture jeunes).

EWHUM è la storia della ricerca di un collante forte per l’Europa: uniti dall’euro e da altri fattori, i giovani europei dovrebbero cercare valori comuni ,luogo di riconoscimento e nel contempo ideali per cui abbia senso impegnarsi. L’approfondimento storico culturale ci ha fatto prendere atto che l’umanesimo, sia storico che perenne, può essere un impianto valoriale comune per fondare sul piano culturale l’Unione Europea. Esso comprende l’umanesimo islamico e costituisce una grande categoria attraverso la quale è possibile affrontare le grandi emergenze dell’umanità, comprese quelle più recenti connesse ai fenomeni migratori. In quest’ottica abbiamo fatto un lavoro di costruzione politica. Abbiamo inteso formare per il futuro i cittadini europei, incontrando le scuole, facendo lavorare insieme studenti e docenti di varie nazionalità intorno a temi comuni, abbiamo cercato una fondazione storico-culturale della nostra proposta educativa, arretrando fino agli archetipi.

Con gli altri due progetti abbiamo cercato di costruire un canone letterario europeo, individuando quali sono i libri che leggono l’anima dell’Europa, quelli in cui è sedimentata l’essenza della cultura europea, attraverso le stratificazioni e le contaminazioni di varie culture, a partire da quella arabo- islamica. In breve: i governi trattano temi economico-politici, mentre la scuola ossigena di umanesimo le regole della convivenza.

E’ stato un lavoro di tipo nuovo, un modo diverso di fare scuola, nel quale abbiamo avuto suggerimenti e incoraggiamenti costanti da Gerardo Marotta, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, un’istituzione culturale atipica ammirata e frequentata dai più grandi intellettuali di tutto il mondo , vivaio di intelligenze libere in cui si deve alimentare la ricerca e la creatività .In oltre 40 anni, dal 1975 Marotta ha incoraggiato ,con borse di studio, migliaia di giovani che hanno prodotto e pubblicato ricerche in tutti gli ambiti del sapere. In quell’istituto e nella sua grandiosa biblioteca egli ha investito tutti i beni suoi personali e della sua famiglia. E’ morto poverissimo, a 90 anni nello scorso Gennaio.

* Gerardo Marotta ha sempre guardato con attenzione e acume storico-politico all’Europa. In un’ appassionata relazione su ”l’umanesimo come fondamento dell’unione politica europea” (Napoli,18 nov.2006,conferenza tematica conclusiva di EWHUM ) egli aveva ricordato che già Thomas Mann in un memorabile discorso del 1936 a Budapest – Achtung, Europa ! – aveva indicato indicato nei valori dell’umanesimo gli strumenti culturali di contrasto alla deriva nazionalistica e totalitaristica. Poche settimane prima che morisse (26 gennaio 2017) l’Avvocato, a ridosso di alcune riflessioni sulla crisi del processo di integrazione dell’UE e sulla brexit propose, con il solito entusiasmo, di organizzare un “grande” convegno sulle motivazioni storico-politiche-progettuali del Manifesto di Ventotene.

Decidemmo che lo avremmo fatto in Puglia, in primavera. Abbiamo tenuto fede all’impegno. In suo onore sono stati organizzati tra aprile e maggio 2017 centinaia di convegni e seminari di studio in tutta Italia. Noi ne abbiamo organizzato uno ad Altamura, nel liceo a lui caro il 4 maggio ( Un’anima per l’Europa: l’impegno dell’Istituto Studi Filosofici e dell’Istituto Studi Storici per la costruzione di una coscienza europea) , e un altro all’Università di Bari il 5 maggio ( Lo spirito di Ventotene e la visione europeista di Gerardo Marotta ).In entrambi hanno dato originali contributi docenti e alunni del liceo “Cagnazzi” e grandi studiosi quali Vito Antonio Leuzzi, Roberto Antonelli ,Maria Serena Sapegno, Antonella Pompilio, Roberto Parascandolo.

Sono state due giornate dense, importanti per i contributi dei relatori, sorprendenti per l’impegno degli studenti di vari istituti che in gran numero hanno partecipato con interesse e, ad Altamura, anche con loro relazioni originali. I colleghi docenti e presidi e l’ANP(Associazione Nazionale Presidi) hanno dimostrato che anche nei giorni difficili delle indifferibili incombenze tecnico-professionali è possibile elaborare cultura e promuovere un servizio educativo innovativo e attuale. Marotta meritava questa testimonianza.

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