Tra silenzi strategici e retoriche ambigue, il Partito Democratico non riesce a offrire una visione chiara nel caos della geopolitica globale. Intanto l’Italia affonda nell’inconsistenza politica.

Il recente editoriale pubblicato su Il Domani d’Italia a firma di Lorenzo Dellai, dal titolo provocatorio “Politica italiana balbettante? Il Pd non aiuta” (4 aprile 2025), ci consegna un’immagine sconfortante della classe dirigente italiana. Un’immagine che, incredibilmente, riecheggia le parole incendiarie di Gabriele D’Annunzio scritte più di un secolo fa su La vedetta d’Italia del 21 settembre 1920. Allora, il Vate denunciava con furia visionaria una “casta politica che insudicia l’Italia da cinquant’anni”, incapace “se non di amministrare la sua propria immondizia” e accusata di essere composta da “ladri, usurai e falsarii” (Marcello Veneziani, D’Annunzio guerriero politico, 9 agosto 2018).

Oggi, nonostante la distanza temporale, quella denuncia pare risuonare con sinistra attualità. Dellai fotografa una politica incapace di rispondere alle grandi sfide contemporanee: la crisi della democrazia globale, la deriva autoritaria di potenze come la Russia e gli Stati Uniti, il ritorno del protezionismo e il collasso delle politiche climatiche. In questo scenario drammatico, il Pd – che dovrebbe essere la forza politica europeista, progressista, riformista per eccellenza – tace, tentenna, balbetta. Peggio: non prende posizione nemmeno di fronte alle ambiguità di manifestazioni pacifiste che ricalcano i vecchi schemi grillini di equivoco neutralismo.

La forza distruttrice della “Pace” imposta da Trump e Putin, una pace simulata e cinica, secondo Dellai, richiederebbe una risposta politica forte e chiara, all’altezza del dramma epocale che viviamo. E invece no: il Pd preferisce una linea attendista, incapace persino di distinguersi dalle parole di Salvini e Conte, come se il “campo largo” potesse ancora significare qualcosa. La voce del Presidente Mattarella, isolata ma lucida, si erge come unico faro istituzionale in questo marasma.

E qui il parallelo con D’Annunzio si fa tagliente: anche oggi, le “vecchie seggiole sono più vive” della classe dirigente italiana. L’immagine è potente, impietosa. Ma tremendamente vera. Si assiste al crepuscolo di una politica che ha perso il contatto con il tempo storico, che si rifugia in formule linguistiche e nella liturgia delle alleanze, incapace di leggere le faglie geopolitiche che attraversano il mondo.

D’Annunzio, con tutto il suo eccesso, con la sua estetica di guerra e ribellione, gridava: “Basta!”. Una parola semplice, definitiva, che manca disperatamente oggi a chi dovrebbe guidare l’Italia in un tempo così complesso. Il Pd, oggi come allora, non aiuta. Non per malafede, ma per un’incapacità strutturale di scegliere, di esporsi, di rischiare. E in politica, chi non rischia, muore. Silenziosamente.

Fonti:

  • Marcello Veneziani, D’Annunzio guerriero politico, 09 agosto 2018

  • Lorenzo Dellai, Politica italiana balbettante? Il Pd non aiuta, Il Domani d’Italia, 4 aprile 2025

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