I dazi di Trump: Analisi tra realtà economica e percezione mediatica
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente annunciato l’introduzione di una nuova serie di dazi doganali su tutte le merci importate nel Paese, tale misura ha sollevato forti preoccupazioni da parte del governo italiano e delle principali associazioni di categoria, in quanto potrebbe avere un impatto negativo rilevante sull’economia nazionale diverse imprese hanno già comunicato l’intenzione di procedere a un aumento dei prezzi, quale diretta conseguenza dell’introduzione dei dazi. Questo effetto rischia di ripercuotersi lungo tutta la filiera, penalizzando sia i produttori sia i consumatori finali. Alla luce di tali sviluppi, l’Italia potrebbe subire conseguenze economiche significative, con potenziali ricadute sia sul sistema produttivo nazionale sia sull’equilibrio generale della propria economia, la notizia ha immediatamente generato scossoni sui mercati finanziari Ma qual è il vero impatto sull’Italia, sulle sue imprese e sui consumatori finali? E davvero “sono stati bruciati” 500 miliardi di euro in borsa?
L’Italia, infatti, è tra i principali esportatori europei verso gli Stati Uniti, e aumenti nei dazi renderebbero i prodotti italiani meno competitivi sul mercato americano, causando un calo della domanda. Ciò detto, l’Italia ha anche una buona diversificazione dei suoi mercati di esportazione, e per quanto l’impatto sarebbe significativo per alcune aziende non si prevede un effetto devastante sull’intera economia nazionale. L’introduzione dei dazi ha quasi sempre conseguenze anche sui consumatori. Negli USA, i prodotti importati dall’Italia diventerebbero più costosi, il che potrebbe ridurre la loro presenza sugli scaffali e spingere i consumatori verso alternative locali. D’altra parte, se l’Italia rispondesse con controdazi, anche i cittadini Italiani potrebbero subire rincari su beni americani.In sintesi, le guerre commerciali non solo rallentano il commercio internazionale, ma alimentano inflazione e incertezza, penalizzando tutti: aziende, consumatori e lavoratori.
Il crollo dei mercati ha fatto notizia con titoli drammatici come “bruciati 500 miliardi di euro”. Ma cosa significa realmente?
Quando si parla di “valori bruciati in borsa”, non si intende una perdita fisica di denaro, bensì una riduzione della capitalizzazione di mercato, cioè del valore complessivo delle azioni. Se il prezzo di un’azione scende, il valore dell’azienda in borsa cala. Tuttavia, questi soldi non scompaiono nel nulla: spesso si spostano da un investitore all’altro, oppure semplicemente si trasformano in liquidità in attesa di nuove occasioni. In più, le borse sono estremamente volatili e reagiscono in modo amplificato alle notizie politiche. È possibile che, una volta chiariti gli effetti reali delle politiche commerciali, i mercati possano recuperare almeno in parte le perdite.
L’impatto dei dazi dipenderà da diversi fattori: la loro portata, la durata, e le contromisure che verranno adottate, in questo momento, è corretto che imprese e istituzioni valutino piani alternativi, ma non è necessario cedere al panico. Le aziende italiane dovranno puntare sempre di più sulla diversificazione dei mercati, sulla qualità e sull’innovazione per restare competitive, nel frattempo, il consumatore finale potrebbe trovarsi a fare i conti con prezzi più alti e meno scelta, ma è presto per quantificare l’effetto concreto. Il clima è teso, ma parlare di “disastro imminente” potrebbe essere, almeno per ora, più allarmismo mediatico che realtà.
Ing. Angelo Sinisi – Romania