Dario Patruno

I docenti precari storici che da anni chiedono il ruolo, con alle spalle anche molti anni di insegnamento, hanno ormai superato le duecentomila unità.

I numerosi articoli sui quotidiani che ne hanno denunciato la condizione, la mobilitazione di alcune sigle sindacali, purtroppo non di tutte, non ha sortito effetto. Il Governo in sella da oltre due anni pensa, errando, di bandire ogni anno concorsi che, quando esplicati in tempi ragionevoli, sono gocce in un mare di supplenze e si continua a giocare sulla pelle delle persone. Queste persone dotate di alta professionalità devono essere mortificate e penalizzate senza limiti alla umana decenza.

Si bandiscono i corsi abilitanti a numero chiuso e non per tutte le classi di concorso, a pagamento e i docenti sia in fase di partecipazione ai bandi sia ai corsi, devono versare somme di danaro a volte non giustificabili.

Per esempio pagare 100 euro solo per la domanda   alle Università private, 50 euro alle statali, senza conoscere la destinazione d’uso di questo denaro, per la gestione delle piattaforme sembra prima facie una richiesta eccessiva. Nessuno si è posto il problema di un eventuale arricchimento illecito di istituzioni che svolgono un servizio pubblico solo per stilare una graduatoria?

Obbligo di frequenza dei corsi in presenza, sia pure il 50%, ma lontani da casa, durante l’anno scolastico, non è una abnorme richiesta?

Questi docenti sono padri e madri di famiglia. Il paradosso è quello che le istituzioni dicono “a parole” che bisogna favorire con la legislazione la formazione delle famiglie e tutelare la maternità ma poi si costringono le persone a vivere lunghi periodi fuori dalla residenza abituale.

In questo articolo non cito norme e bandi perché noti e soprattutto la legislazione italiana non può ancora una volta essere lontana da quella europea che oramai in altri paesi stabilizza i docenti con criteri di selezione sul campo e non calati dall’alto con concorsi. Ricordo che l’acronimo utilizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (Pnrr- Futura la scuola per l’Italia di Domani) servirebbe a giustificare le “nefandezze” normative che non aiutano a dare il ruolo ma certificano l’incapacità delle commissioni a giudicare con obiettività i numerosi candidati. Basti citare la norma che ammette alla prova orale il triplo dei candidati rispetto ai posti messi a concorso.  Nella prima applicazione nelle prove scritte sono state rilevate domande errate, risposte sbagliate hanno certificato questa “incapacità” che è ignoranza e quindi alimenta l’albero dei “ciucci”, ammantando, questo è ancora più grave, di legalità la procedura adottata.

Mi verrebbe da dire che i docenti più che un paradosso vivono la mostruosità di una condizione in cui non si vede luce alla fine di un tunnel.

Non voglio concludere con un auspicio ma con un grido che esplicito con una esclamazione: vergogna!   Cambiare subito si può, anzi si deve.

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