Ut pictura poësis: Come nella pittura così nella poesia (Orazio – Ars Poetica)

Come dire quindi “la poesia è come un quadro” o “un quadro è come una poesia”.

Quella di Marika Grassano è un’Arte totalizzante che, molto soggettivamente, è riconducibile all’Astrattismo di Vasilij Kandinskij, ad esempio al suo “Primo Acquerello Astratto.”

Il cachet estetico di Marika Grassano, declinando dalla dimensione reale (astrazione /astra’tsjone/ s. f. [dal lat. tardo abstractioonis, der. di abstrahĕre “astrarre”] / (filos.: procedimento attraverso il quale si ottengono concetti o idee astratti, idea che non ha rispondenza nella realtà.) enfatizza l’istanza dell’Artista di trascendere l’oggettività, di veicolare la propria, completa emancipazione espressiva, di manifestare orgogliosamente la propria personalità eterodossa.

Dalla cifra demiurgica si può postulare che Marika Grassano concepisca la sua Arte attraverso percezioni, sensazioni, estemporaneità. Elementi che germinano dall’emotività del suo universo interiore. Marika adora l’armonia, ha una travolgente istanza di libertà di espressione, ed è questo che fa da volano alla sua Arte, Arte con la quale adotta una prassi istintiva e sperimentale.

La pittura materica, invero, è arte sperimentale.

Per Marika Grassano è un cercare di tracimare dalla tela e dalle immagini dell’iconografia tradizionale, impiegando pigmenti corposi e pastosi e fissando nella materia i sigilli incisivi delle sue pennellate acriliche, per dare energia e peculiarità all’opera, muovendo il tutto in direzione di una percezione 3D dell’immagine.

L’autonomia nel movimento, per lei, è un giusnaturalismo, per cui si sente nel pieno diritto di avere la possibilità di recarsi ovunque desideri, se ha la necessità di farlo.

La sua erraticità lo dimostra e conferma, in conformità con la sua vivacità e il suo impeto.

La sua determinazione, in effetti, è rilevante e a volte incontenibile.

Marika ha una passionale voglia di mistero, è incuriosita dall’intrigo, il che costituisce, verosimilmente, il detonatore dell’appeal che l’Arte Materica esercita su di lei.

Vive in un assiduo manicheismo tra egocentrismo e necessità di appartenere all’universo.

La sua capacità di comunicare emozioni attraverso la pittura è straordinaria e fa riflettere sul potere dell’arte di unire e ispirare.

Nota critica sul dipinto “Incontri” (immagine con l’artista)

Nel crocevia dell’anima. Sotto una pioggia carezzevole e torrida, di oro fuso, rosso ematico e notte,

Marika distilla il caos e da quel caos, un mondo prende fuoco.

Camminano figure nell’oltrecolore, ombre verticali su orizzonti franti, e ci parlano – sì, ci parlano –

con la lingua degli dèi che Kandinskij tradusse in vibrazioni d’organo, in urla di tuba, in delirio da tromba.

Sono spiriti erranti, femminee icone scolpite dal silenzio, che non si lasciano possedere dalla forma,

ma si rivelano, a tratti, come pareidolie in cerca di ascolto.

Qui, la luce è una ferita. L’oro non è ornamento, ma sostanza, come in quella “Gold Shadow”

che la pittrice ha inciso per dire che anche l’ombra può essere incorruttibile, che il dolore può risplendere.

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