“Il prossimo 9 aprile 2025 sarà celebrata, per il primo anno, la “Giornata nazionale dell’ascolto dei minori”, con l’intento di informare e di sensibilizzare sul tema dell’ascolto della persona minore di età, quale presupposto fondamentale per dare concreta attuazione ai suoi diritti.
Il diritto all’ascolto del minore prevede il diritto di ciascun bambino e fanciullo ad essere ascoltato in tutti i processi decisionali, ad esprimere liberamente il proprio pensiero in ogni contesto di vita, come quello della famiglia, della scuola, del gioco, dei momenti ricreativi, culturali, fino agli ambiti sanitario e giudiziario e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.”
Questo quanto si legge nella nota alle scuole del Ministero dell’Istruzione e del Merito di venerdì 4 aprile 2025, che ha una eco molto forte in questo periodo in cui i fatti di cronaca e di vita vissuta evidenziano un disagio sempre più crescente nei giovani e nei giovanissimi, acuitosi dopo l’esperienza difficile della pandemia e che sembrerebbe non rientrare.
Vorrei a questo punto dire la mia in merito partendo da una citazione di Platone:
“Possiamo perdonare ad un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un adulto ha paura della luce.”
Oggi più che mai abbiamo bisogno di adulti capaci di stare accanto, testimoni di un modo di vivere umano e umanizzante, che guardi al limite come un qualcosa che deve essere accettato senza arrendersi ad esso o usarlo come nascondiglio, come ormai accade sempre più spesso.
L’età adolescenziale lo si sa, lo è stato per tutti, non è un’età facile e se non si sbatte in faccia ai no, ai piccoli fallimenti, anche a volte ingiusti, se non si capisce che si possono superare, che essi non ti qualificano, se non lo si fa già da piccoli grazie all’aiuto sapiente di adulti maturi e che hanno fatto pace con i loro stessi limiti e fallimenti, si darà vita ad una generazione di ragazzi che non stanno su.
Ragazzi che non hanno gli strumenti per guadare in faccia al fallimento, passarci attraverso e chiedere aiuto e che possono commettere atti disperati verso le cose, verso se stessi, verso gli altri.
Non è il problema dei ragazzi, no, loro sono avanti mille anni luce.
Sono dei super eroi immersi nella criptonite di un mondo che non sa vederli, le Ferrari tenute in box col serbatoio pieno. Ecco da cosa deriva il loro disagio, dal latino <<non vicino>>. Proprio così si sentono i ragazzi, lontani.
Il senso di estraneità che molti denunciano deriva proprio dal fatto di non aver trovato adulti che siano in grado di ascoltarli, di metter loro le ali e che li spronino a fare più del loro limite. È una generazione ricchissima a cui servono solo le giuste imbeccate per poter incanalare, gestire e indirizzare le loro energie, la loro luce.
Se li si ingabbia nei loro limiti, spegnendo la fiamma che arde nel loro cuore, e al contempo il mondo lancia loro il segnale che tutto è lecito, vivranno una dicotomia che li porterà all’immobilismo, all’isolamento e poi al sentimento di estraneità. Laddove tutto è possibile e tutto può essere scelto non si è liberi di decidere, cioè di tagliare via.
Se tutto è concesso perché tagliare via qualcosa? A quel punto prendo tutto senza mettermi dalla parte di un ideale, di un qualcuno che prendo a modello. Voglio prendere tutto ma poi, però, c’è il mio limite umano sempre dinanzi, che mi hanno insegnato non essere un male anzi, meglio farlo vedere così poi la vita sarà più facile. Ecco, quindi, che posso andare ovunque ma ho una frontiera che non me lo permette: il dramma di una umanità che ha dentro di sé l’infinito ma in un corpo finito.
Negli adolescenti questo senso è molto marcato, sia dell’infinito che del limite, e se non si dà loro una chiave di lettura dell’uno e dell’altro non possono che reagire estraniandosi, immobilizzandosi.
Quindi cosa fare? Dare ai ragazzi un punto fermo, un obiettivo, un esempio, ma soprattutto dare loro fiducia. Tornare ad essere per loro speranza, come un faro che illumini il loro cammino. Mai dire ad un giovane arrenditi piuttosto dirgli sempre: tu sei fatto per cose grandi.
Quindi il mio messaggio oggi in vista di questa giornata è: andiamo e comportiamoci da adulti di cui i ragazzi hanno bisogno!