Il Signore, apparso a Santa Caterina da Siena, “ponendo la mano destra sul collo virgineo di lei e accostandosela alla piaga del proprio costato, le sussurrò: «Bevi, o figliola, la bevanda del mio costato, con la quale l’anima tua si riempirà di una tale dolcezza, che ne risentirà mirabilmente anche il corpo che per me disprezzasti»” (Beato Raimondo da Capua, Santa Caterina da Siena, Ed. Cantagalli, p. 157). Santa Caterina accostò le labbra alla ferita stillante sangue, e succhiò a lungo la divina bevanda, sino a che il Signore non le fece cenno di staccarsi dall’amplesso.
Tanta ammirazione per le estasi di queste sante. Ora, è pur vero che le nostre sante non cercavano quel piacere volontariamente, ma ugualmente non dovrebbe essere guardato con ammirazione ed esaltato, visto che la Chiesa elogia la castità, fa fare voto di castità alle monache, e condanna l’amore sessuale al di fuori del matrimonio. O forse le sante erano sposate con Cristo e quindi il loro godimento non era peccaminoso? E se un santo provasse, nel pensare alla Madonna, lo stesso intenso piacere provato da Santa Teresa d’Avila trafitta dalla freccia dell’angelo, ugualmente sarebbe tanto ammirata ed esaltata la sua estasi?
Renato Pierri
foto da internet