Il mancato confronto tra Governatore della Banca d’Italia e Pensiero Popolare Italiano segna il distacco tra istituzioni e cittadini: una scelta che minaccia la democrazia
Nei giorni scorsi, Partito Popolare Italiano aveva richiesto un incontro con il Governatore della Banca d’Italia allo scopo di presentare la proposta di legge per il sostegno alle famiglie. L’obiettivo era di aprire un confronto costruttivo con l’organo economico più autorevole del Paese per raccogliere idee e contributi utili alla definizione di un’iniziativa fondamentale destinata al futuro della comunità.
Almeno, questo era lo spirito con cui il PPI aveva avanzato la richiesta.
Questa la risposta. “Il Governatore mi ha chiesto di ringraziarla per la sua mail che descrive la legge di iniziativa popolare ‘Istituzione della Fondazione per la Famiglia e disposizioni per il sostegno economico e fiscale alle famiglie con figli’. Purtroppo, nei prossimi mesi il Governatore avrà numerosi impegni istituzionali all’estero e pertanto non sarà possibile fissare un appuntamento”.
Il rifiuto del Governatore della Banca d’Italia di incontrare Pensiero Popolare Italiano segna una spaccatura tra le élite tecnocratiche e il corpo sociale. Temi centrali come natalità, welfare e lavoro dovrebbero essere al centro del dibattito sociale ed economico, ma molte istituzioni preferiscono la “riservatezza”, mascherata da neutralità, che diventa invece una posizione politica. Questo comportamento evidenzia una crescente chiusura delle strutture economiche, sempre più distanti dal confronto con la collettività. Ignorare le istanze popolari non è solo un errore, ma una rinuncia alla missione pubblica e mina il rapporto di rappresentanza e fiducia. Il buon funzionamento di una società si misura nel dialogo e, quando questo manca, il distacco tra la gente e i poteri pubblici rischia di creare una divisione profonda.
Il tecnicismo che esclude
L’impossibilità di confronto con la Banca d’Italia non è un caso isolato, ma riflette una tendenza più ampia di isolamento degli organismi tecnici, sempre meno inclini al dialogo con il mondo civile. Episodi come il decreto “Salva Banche” del 2015, quando migliaia di risparmiatori si ritrovarono senza tutela dopo il salvataggio di quattro istituti di credito in crisi, e le proteste per la mancanza di trasparenza, furono l’epilogo amaro di un processo decisionale opaco, emblematico di questa autoreferenzialità.
Lo stesso è accaduto nel 2016 con la riforma delle banche popolari, una trasformazione radicale imposta dall’alto, accompagnata da una circolare attuativa della Banca d’Italia poi sospesa dal Consiglio di Stato. Anche in quel caso, le critiche non riguardavano solo aspetti giuridici, ma il metodo: l’assenza di consultazione, la marginalizzazione dei territori, la chiusura a ogni forma di dibattito pubblico.
Quando l’indipendenza diventa isolamento
Le organizzazioni indipendenti rivendicano giustamente la loro autonomia dai governi e dalle pressioni politiche, ma questa non deve trasformarsi in isolamento. In una democrazia matura, le competenze di settore non bastano a giustificare ogni decisione: serve legittimità, che si costruisce con partecipazione, trasparenza e dialogo. Il rifiuto del Governatore di incontrare il portavoce di una legge popolare non è un atto neutro, ma un messaggio chiaro: le proposte che nascono dal basso, anche se sostenute da migliaia di firme, non sono ritenute degne di attenzione. Questo atteggiamento contribuisce a rafforzare la percezione di un muro tra cittadini e potere.
Il colloquio era stato richiesto ufficialmente da Pensiero Popolare Italiano, che ha appena formalizzato l’atto costitutivo per l’iscrizione nell’elenco dei partiti riconosciuti.
Proposte dal basso ignorate: si alza il muro tra cittadini e potere (ph web)
Il costo politico del silenzio
Il sostegno alle famiglie dovrebbe essere una priorità per l’esecutivo, dato il contesto di crisi demografica, precarietà lavorativa e disagio sociale in cui versa l’Italia. Tuttavia, su temi sensibili, molte autorità scelgono il muto assenso per evitare conflitti politici. Questa condotta mina la rappresentanza popolare, poiché chi governa rifiuta di confrontarsi con chi rappresenta le persone.
Fabio Desideri, segretario di Pensiero Popolare Italiano, ha sottolineato che “il movimento non cerca visibilità, ma ascolto, e il rifiuto del Governatore è un segnale a tutti coloro che credono nel valore della partecipazione civile”.
Un’occasione persa per il Paese
Il mancato confronto è un’occasione persa di riflessione collettiva, poiché le politiche economiche influenzano la vita sociale ed economica del Paese. Evitare il dibattito significa abdicare a una visione condivisa del futuro. In un periodo segnato da sfide strutturali, ogni proposta concreta, soprattutto se proveniente dalla cittadinanza attiva, dovrebbe essere vista come una risorsa. Invece, si evita il confronto, consolidando un modello decisionale lontano dalle piazze e chiuso nei palazzi.

Fabio Desideri, Segretario nazionale PPI (ph PPI)
Risanare la crisi
Il caso del Governatore e della proposta di legge sulle famiglie riflette un malessere sistemico. Occorre ripensare con urgenza il ruolo delle istituzioni. Per Fabio Desideri, infine, “il silenzio è una forma di scelta e il rifiuto del dialogo mina la fiducia nelle istituzioni. La democrazia si misura nella capacità di ascoltare, accogliere il confronto e costruire insieme. Quando manca la volontà di ascoltare, la distanza diventa frattura, e la frattura porta alla crisi”.