Il maestro di cui fino ad allora avevo solo sentito parlare, ma la statua dell’Arcangelo mi tranquillizzò. Lui era già lì e mi accolse con un grande sorriso luminoso, anche se, solitamente, era un uomo molto riservato e schivo, di quegli uomini di altri tempi che dietro un aspetto molto serio e composto, nascondono anche un po’ di timidezza.
Il Maestro inizio a farmi delle domande tipiche, da dove venivo e perché motivo ero andato a trovarlo e che mestiere facevo. Gli raccontai la mia storia di artista da oltre quarant’anni e poi di un progetto che io avevo in cantiere su San Michele. Lui era molto contento della scelta del mio progetto e mi disse che stava concludendo un’opera su Giovanna D’Arco ed era super impegnato e poteva dedicarmi non molto tempo.
In quel salone notai subito un profumo di teatro; era un vero palcoscenico, c’era il suo pianoforte, un’arpa, una chitarra battente e poi tante tammorre, castagnole, maschera di pulcinella, un presepe del settecento, qualche abito da scena teatrale e tantissimi spartiti di musica. Una persona molto solare e affettuosa, che mi salutò abbracciandomi, manifestando la sua contentezza per avermi incontrato, soprattutto perché provenivo da una Città come Monte Sant’Angelo importantissima a cui lui era molto legato come al culto di San Michele Arcangelo.
Poi mi fece una sorpresa, mi fece vedere in una stanza oltre quindici San Michele tutti di provenienza di Monte Sant’Angelo risalenti agli inizi dell’800 fino al a metà del ‘900.
Dopo qualche chiacchiera amichevole fra noi, in cui il Maestro De Simone, con grande umiltà, raccontò anche che le sue ricerche sulla musica popolare nel Gargano erano cominciate all’ inizio degli anni cinquanta, mi parlò del pane di Monte Sant’Angelo e dei cavallini fatti di formaggio fresco con la piuma in testa, senza sapere che quella mattina mi ero presentato con la mia borsa, con quei prodotti tipici di Monte Sant’angelo e quando glieli donai lui ne fu contentissimo. Da quel giorno è nata un’amicizia profonda tantè che ho iniziato a frequentarlo e poi proprio lui mi chiedeva del progetto dei canti dei pellegrini. Li abbiamo ascoltati interamente rivisitati e corretti in totale 15, poi mi ha dato uno spartito che parla della Tarantella di San Michele. Ed infine mi ha fatto dono del nome per il mio progetto “ Michael in canto”.
Con la tua arte hai saputo raccontare l’anima più profonda della Musica, custodendo e rinnovando tradizioni, suoni, storie che rischiavano di perdersi nel tempo. Hai trasformato il teatro, la musica, la cultura popolare in poesia viva. Ci lasci bellezza, memoria e identità. Ti saremo per sempre grati.
Ho avuto l’onore e il piacere con il Maestro De Simone di condividere alcuni momenti indimenticabili della mia vita.
Oggi io personalmente perdo un Maestro di vita, un amico anche se con timore reverenziale di un alunno nei confronti del suo professore, un uomo da cui pur non ricevendo nessun bene materiale ho ricevuto in dono una ricchezza d’animo dal valore impareggiabile e di questo sono infinitamente grato. Certo speravo di poterti incontrare ancora e poter ancora godere del suono della tua voce acuta che mi insegnava ciò che dell’arte e dell’animo umano non sapevo ancora e tu ne avevi di cose da insegnare caro Maestro Roberto De Simone
.
Che la tua musica, la tua parola, il tuo gesto e la tua danza continuino a risuonare nel mondo e nei cuori. Riposa in pace”.
Michele Maria Màngano

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