© foto di SSC Bari

Stasera al San Nicola andava in scena una sfida carica di significati e domande. Da una parte c’era la curiosità di capire se il pirotecnico 3-3 di Catanzaro fosse stato un episodio isolato per il Bari, che doveva ancora guardarsi alle spalle e quindi limitare i danni stasera, oppure l’inizio dell’ultimo chilometro verso la volata playoff. Dall’altra, c’era da interpretare il 5-3 con cui il Palermo aveva travolto il Sassuolo: era stata solo una passeggiata per gli emiliani già virtualmente in A, oppure i rosanero avevano davvero fatto sul serio, lanciando un segnale forte alla corsa playoff e magari anche al terzo posto? Con un Pohjanpalo in gran forma e una rosa profonda, era difficile pensare che tutto fosse dipeso dalla leggerezza del Sassuolo. Ma il calcio, si sa, è assai imprevedibile e tutto può succedere.
Con l’assenza improvvisa di Benali – al suo posto Maiello – Longo ha ridisegnato il 3-5-1-1, o 3-5-2 dando fiducia a Lasagna e a Falletti dietro, o accanto dipende dai punti di vista. Confermato il rimanente collaudato blocco con il rientrante Mantovani al posto di Pucino.
Si chiude sull’1-1 un primo tempo tutt’altro che noioso al San Nicola, vivace per ritmo e intensità. Il Bari era partito forte, trovando il vantaggio al 7’ grazie al recupero palla di Favasuli e all’assist immediato per Maggiore, bravo a battere Audero con un rasoterra preciso. Il Palermo ha provato a rispondere con una manovra ordinata e molto possesso, ma ha faticato a trovare spazi contro un Bari attento e aggressivo, soprattutto nella zona di Brunori e Verre.
Il pareggio è arrivato comunque, e come spesso accade, a colpire è stato Pohjanpalo: il suo gol, il cinquantesimo in Serie B naturalmente col Bari (per la famosa legge di Murphy, da sempre fedele alleata ai biancorossi), nasce da una deviazione fortuita di Simic che lo libera davanti a Radunovic. Da lì in poi, partita viva: Dorval sfiora il 2-1 su invito di Falletti, finalmente ispirato tra le linee, e poco dopo Lasagna ci prova con un diagonale fuori di poco. Nel finale, ancora Pohjanpalo a segno, ma il gol viene annullato per carica sul portiere, confermata anche dal VAR.
Bari più consapevole dei propri mezzi rispetto al passato, Palermo che palleggia ma deve alzare i giri: la partita è apertissima.
Il secondo tempo si era aperto con un Bari subito aggressivo: Maggiore ci ha provato dalla distanza, ma Audero ha risposto presente. Poco dopo è arrivato il cartellino giallo per Favasuli, già diffidato, mentre il Palermo ha sfiorato il vantaggio con un’iniziativa di Verre per Pohjanpalo, sventata da un ottimo intervento in anticipo di Dorval, protagonista anche nella ripartenza seguente, poi sfumata.
La grande occasione del secondo tempo è però capitata al Bari: contropiede fulmineo guidato da Falletti che serve Lasagna, ma l’attaccante spreca da posizione favorevole con un tiro debole parato da Audero. A sorpresa, Longo cambia proprio Falletti — tra i migliori — inserendo Bellomo, e lancia anche Bonfanti per Lasagna. Anche Dionisi rivoluziona l’attacco: fuori Brunori e Verre, dentro Vasic e Insigne.
Il match resta equilibrato, serviva un colpo di qualità per rompere l’equilibrio. E il Bari ha continuato a crederci, guadagnando campo e fiducia: Bellomo ispira, Bonfanti va di testa, ancora Audero attento. Alla fine, la svolta è arrivata al minuto 89: corner di Bellomo e colpo di testa vincente di Simic, che firma il 2-1 e fa esplodere il San Nicola.
Una vittoria pesante, sofferta e voluta. Se a Catanzaro era stato Favilli a strappare un pari in extremis, stavolta è stato Simic a regalare tre punti che tengono vivo il sogno playoff del Bari.
A volte il calcio, come la letteratura, vive di personaggi in cerca d’autore. E il Bari, per lunghi tratti di questa stagione, è sembrato proprio così: una squadra in cerca di un’identità, di un copione credibile, di una regia capace di tenere insieme i frammenti. Ma contro il Palermo, finalmente, è andata in scena una rappresentazione coerente, intensa, con un finale degno del miglior teatro sportivo. Il 2-1 al San Nicola è più di una vittoria: è un segnale forte, quasi un monito per le avversarie nella corsa ai playoff.
Era da febbraio, contro il Frosinone, che il Bari non ritrovava i tre punti. Eppure, stasera la squadra di Longo ha saputo mettere in campo ciò che troppo spesso era mancato: compattezza, spirito collettivo, e un’intensità mentale da squadra vera. Il “City” Palermo si è affidato al talento dei singoli, soprattutto al solito Pohjanpalo — infallibile nel gol e sfortunato nel vederne un altro annullato — ma ha lasciato troppo all’estro individuale. Il Bari, invece, ha fatto della coralità la sua forza. Non era una partita da pareggio, e pareggiarla sarebbe stato un torto alla narrazione.
Longo ha dimostrato di saper leggere le sfide contro avversarie tecnicamente forti, come già visto contro lo Spezia. Il Bari si esalta quando c’è da soffrire con intelligenza e ribaltare il fronte con lucidità. L’approccio è stato finalmente da squadra consapevole: precisa, attenta, affamata. E poi c’era Falletti. Quando lui decide di esserci, il Bari cambia pelle. Sorprende la sua uscita prematura, ma l’ingresso di Bellomo — altro “panchinaro eterno” che risponde sempre presente — ha portato l’assist che ha deciso la gara.
È anche una serata che ha detto qualcosa in più su questo gruppo. Favilli continua a dimostrarsi in gran forma e meriterebbe più spazio, mentre Lasagna — generoso quanto impreciso — si è fatto notare più per l’errore che per la presenza ma non condividiamo i fischi alla sua uscita perchè ci ha messo tanto impegno. Ma è giusto sottolinearlo: chi oggi gioca meno (Maiello, Bellomo, Falletti, Favilli, Oliveri e Bonfanti) ha dimostrato di poter essere parte del rush finale. A Longo spetta ora il compito di dosare uomini e motivazioni, di aggiungere quel pizzico di sale evocato da Italo Calvino nei suoi “valori della leggerezza”, perché una squadra che ha perso poco, ma ha sprecato tanto, può ancora scrivere un finale inatteso.
Come in ogni buon romanzo di formazione, c’è un momento in cui il protagonista smette di farsi domande e comincia a camminare. Il Bari stasera ha camminato. E se è vero che “si conosce il valore di un uomo dal modo in cui affronta le difficoltà”, come ricordava Seneca, allora forse questo Bari ha davvero voltato pagina.
Ora c’è Bolzano, e per dirla con Dante, sarà in Alto Adige che parrà la sua nobilitate. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza“. Coraggio.

Massimo Longo

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