Rivelazioni sollevano dubbi su gestione e trasparenza dell’azienda nucleare di stato
L’inchiesta che riguarda SOGIN, l’azienda nucleare di Stato, sta sollevando polemiche e interrogativi. Recenti sviluppi hanno messo in luce questioni relative alla trasparenza e all’obbligo di riservatezza, in particolare riguardo alla figura dell’amministratore delegato, Gian Luca Artizzu. Secondo quanto riportato in un libro, Artizzu avrebbe sollecitato la presentazione di interpellanze parlamentari sull’organizzazione di cui oggi è a capo.
Indagini: le accuse a Gian Luca Artizzu
Questa vicenda è oggetto di indagini del giornalista Alessandro Cicero, che ha raccolto prove, documenti e testimonianze a supporto delle accuse mosse contro Artizzu e ha denunciato pubblicamente le pratiche opache che avrebbero minato la trasparenza dell’organizzazione. Il suo lavoro ha contribuito a portare alla luce una serie di interrogativi sull’operato dell’ente pubblico nucleare e sulla sua leadership.
L’autore del libro, che ha avuto accesso a prove concrete, sottolinea come tali informazioni siano essenziali per fare chiarezza in un settore delicato come quello nucleare, rispondendo così alla curiosità di cittadini e associazioni ambientaliste interessate a comprendere meglio i retroscena di una realtà di interesse pubblico.
La strategia
Gian Luca Artizzu sembrerebbe aver fornito informazioni riservate a un senatore, all’epoca nei DS, per avviare interrogazioni parlamentari contro i vertici della compagnia energetica di stato. Un episodio ancor più significativo risalirebbe al 2020, quando il manager, attuale amministratore delegato, avrebbe replicato lo stesso schema, interagendo con politici e spingendo per presentare nuove interpellanze contro la società.
Il “Patto di riservatezza”
Un aspetto centrale di questa vicenda riguarderebbe la contraddizione tra l’immagine di serietà e trasparenza che Artizzu sembra voler promuovere e i suoi atti. Durante il suo mandato come amministratore delegato, Artizzu ha introdotto un “Patto di riservatezza e non divulgazione” che obbligava i dipendenti e le più alte cariche a mantenere la fedeltà aziendale e a non divulgare informazioni sensibili. Tuttavia, lo stesso Artizzu è stato accusato di aver diffuso informazioni riservate all’esterno, inclusi alcuni contatti diretti con parlamentari.
Un caso emblematico di questa discrepanza è la gestione di un documento riservato, firmato dai responsabili, e inviato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che Artizzu avrebbe ricevuto in anticipo e, come lui stesso ammette, lo avrebbe diffuso prima che venisse reso pubblico.
Il silenzio del CdA
Un altro punto che solleva perplessità è il silenzio del Consiglio di Amministrazione di fronte a queste rivelazioni. Mentre l’attuale presidente Carlo Massagli e i membri del Cda, come documentato, avrebbero preso decisioni disciplinari contro alcuni ex dirigenti della struttura, sia all’interno che all’esterno, in questa specifica vicenda, non è emerso alcun intervento analogo.
Le informazioni emerse sollevano interrogativi legittimi sulla gestione di SOGIN e sull’integrità dei suoi vertici. In un settore delicato come quello nucleare, la trasparenza e la fedeltà non dovrebbero essere solo principi dichiarati, ma praticati in concreto. In questo contesto, sarebbe opportuno che il presidente e il Cda affrontassero le problematiche emerse, garantendo che l’impresa operi nel rispetto della correttezza e adottando le misure necessarie per ristabilire la fiducia dell’opinione pubblica.