Le modifiche alla legge  minaccia migliaia di posti di lavoro in tutta Italia

Il decreto sicurezza, approvato dal Consiglio dei Ministri, introduce modifiche significative alla normativa sulla produzione e vendita di cannabis, con gravi conseguenze per il settore della cannabis light. Tra le principali novità, si segnala il divieto assoluto di commercializzare le inflorescenze di canapa, anche quelle con contenuti di THC che rispettano i limiti di legge. Un cambiamento che potrebbe portare alla chiusura di migliaia di attività e mettere a rischio milioni di investimenti.

Cosa cambia con il nuovo decreto sicurezza

Le modifiche previste nell’articolo 18 del decreto riguardano principalmente la legge 2 dicembre 2016, n. 242, che ha dato vita alla filiera della canapa in Italia, promuovendo la sua coltivazione a scopi industriali e agroalimentari. La modifica introdotta dal decreto sicurezza cambia drasticamente le regole del gioco, imponendo restrizioni severe sulla coltivazione e la vendita di canapa.

La nuova normativa prevede che la coltivazione della canapa sarà consentita solo per scopi industriali leciti, come la produzione di materiali per la bioedilizia o la cosmesi. I produttori di cannabis light, che fino a ieri potevano coltivare e vendere inflorescenze di canapa con bassi livelli di THC (inferiori allo 0,6%, come previsto dalla legge), si troveranno ora di fronte a un muro. In particolare, il comma 3-bis dell’articolo 18 esclude esplicitamente qualsiasi attività legata alle infiorescenze di canapa, comprese la lavorazione, la detenzione, la cessione, il commercio, il trasporto e la vendita al pubblico, anche se queste provengono da coltivazioni legali.

La fine dei cannabis shop

Fino ad oggi, la vendita di cannabis light era legale in Italia e costituiva un settore in forte espansione, con centinaia di cannabis shop che offrivano prodotti legali, tra cui fiori essiccati, oli e resine, a base di canapa. Le nuove disposizioni, però, equiparano queste attività al traffico di stupefacenti, sebbene i prodotti derivino da coltivazioni con livelli di THC rispettosi della legge. Questa equiparazione a sostanze stupefacenti ha gravi implicazioni legali, rischiando di trasformare una pratica commerciale legale in un’attività penalmente perseguibile.

In pratica, vendere cannabis light, che fino ad ora era completamente legale, diventa un reato, con le stesse sanzioni previste per lo spaccio di droghe. I cannabis shop, dunque, rischiano la chiusura, lasciando sul campo decine di migliaia di posti di lavoro e centinaia di milioni di euro di investimenti. Le aziende che si erano adattate a questa nuova realtà si troveranno ora ad affrontare l’incertezza economica e l’impossibilità di vendere i loro prodotti.

I nuovi usi ammessi

L’unica attività consentita dalla nuova legge è l’uso professionale della canapa, legato alla sua trasformazione in prodotti leciti, come i semi per scopi industriali. La produzione di semi sarà limitata agli usi legittimi, con specifici limiti di contaminazione stabiliti dal Ministero della Salute. Questo divieto generalizzato delle infiorescenze di canapa prevede una sola eccezione: la loro lavorazione esclusivamente per la produzione di semi. In sostanza, se fino a ieri le infiorescenze di canapa potevano essere vendute al pubblico come cannabis light, ora l’unico utilizzo previsto sarà quello per la produzione di semi destinati a scopi industriali.

Nuovi controlli e sanzioni

Un altro cambiamento importante riguarda il controllo sulla produzione e distribuzione della canapa. Non sarà più il Corpo Forestale dello Stato a supervisionare il settore, ma il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, che avrà il compito di vigilare sulla produzione agricola di semi di canapa e su tutte le fasi della filiera. Questo nuovo sistema di controllo potrebbe comportare un maggiore rigore nelle ispezioni e nelle sanzioni, con potenziali conseguenze anche per le piccole e medie imprese che operano in questo settore.

Le implicazioni per il settore

Queste modifiche, che sembrano essere state introdotte per contrastare l’abuso della cannabis a scopi ricreativi, mettono a rischio un intero comparto economico che, fino a oggi, aveva dato lavoro a migliaia di persone in tutta Italia. Non solo i piccoli imprenditori che gestiscono i cannabis shop sono a rischio, ma anche i coltivatori, i distributori e i produttori di derivati della canapa. Il settore, che ha visto una crescita significativa negli ultimi anni, si trova ora in una posizione precaria, con migliaia di posti di lavoro e milioni di investimenti messi in pericolo.

La reazione delle istituzioni e delle associazioni

Molte associazioni di categoria, come Coldiretti e Filiera Italia, hanno già espresso preoccupazione per le ripercussioni di questa normativa, chiedendo al governo di rivedere il decreto e di garantire il futuro di un settore che ha dimostrato di avere potenzialità economiche e occupazionali notevoli. Le istituzioni locali, inoltre, hanno sottolineato l’importanza di proteggere le piccole imprese e di trovare soluzioni alternative che possano garantire la crescita del settore senza compromettere la sicurezza pubblica.

Cosa succede ora?

Il decreto sicurezza è ora in attesa della firma del Presidente della Repubblica, che potrebbe anche rimandare al governo il testo se rilevasse profili di incostituzionalità. Intanto, il futuro della cannabis light in Italia è sempre più incerto, e il settore si prepara a fronteggiare una delle sfide più difficili della sua breve storia.

 

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