In poco più di un mese, dal 22 febbraio al 31 marzo 2025, la Regione Piemonte ha registrato 23.500 visite ed esami specialistici aggiuntivi, svolti in orario serale e nei fine settimana, come parte di un piano straordinario per ridurre le liste d’attesa. Il dato arriva dall’assessorato regionale alla Sanità, che ha lanciato questa iniziativa come risposta strutturata all’accumulo di richieste nei servizi sanitari pubblici. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a 50.000 prestazioni entro giugno, un traguardo considerato realistico alla luce del ritmo attuale. La novità è stata accolta positivamente sia dal personale sanitario che dai cittadini, i quali hanno mostrato grande interesse per gli slot disponibili al di fuori dei classici orari lavorativi.
Un quarto di tutte le prestazioni aggiuntive regionali è stato effettuato dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, con circa 6.000 prestazioni extra, confermando il suo ruolo centrale nel sistema sanitario piemontese. Il commissario straordinario dell’ente, Thomas Schael, ha sottolineato come questo risultato sia frutto della collaborazione interna tra medici, infermieri, tecnici e personale amministrativo, che hanno accolto con impegno la sfida di aumentare la capacità erogativa. Il piano straordinario non si limita a incrementare l’offerta, ma rappresenta un modello organizzativo alternativo, che punta a utilizzare al massimo le strutture aziendali anche al di fuori dei canonici turni mattutini e pomeridiani. In quest’ottica, Schael ha evidenziato anche la volontà di rafforzare l’attività istituzionale e l’intramoenia all’interno dei presidi, riportando le prestazioni specialistiche nel perimetro del servizio pubblico.
A livello regionale, il progetto per abbattere le liste d’attesa non è solo un intervento emergenziale, ma un investimento strutturale a lungo termine. Il bilancio di previsione 2025 prevede un incremento delle risorse dedicate, che passano da 25 a 37 milioni di euro. Questi fondi sono destinati non solo alla remunerazione delle prestazioni extra, ma anche al rafforzamento dei sistemi informativi, al reclutamento di personale e al monitoraggio continuo dei dati. In particolare, l’assessorato guidato da Federico Riboldi ha attivato una Control room regionale, affiancata dalla figura del Ruas – Responsabile unico dell’assistenza sanitaria – che coordina i flussi informativi tra le aziende sanitarie locali e l’Osservatorio nazionale sulle liste d’attesa.
Il potenziamento delle prestazioni serali e nei weekend segna anche una nuova modalità di relazione tra sanità pubblica e cittadino. L’iniziativa ha facilitato l’accesso alle cure per fasce di popolazione che spesso trovano difficoltà a ottenere visite o esami durante l’orario lavorativo. Inoltre, ha contribuito a ridurre le disuguaglianze territoriali, rendendo disponibili servizi anche in aree più periferiche o con minore dotazione ospedaliera. In questo senso, il piano ha avuto anche una valenza sociale, rafforzando la fiducia nei confronti del sistema sanitario pubblico e dimostrando che è possibile offrire servizi flessibili senza ricorrere necessariamente al privato.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dal primo mese di attività è la sinergia tra assessorato, direzioni generali delle Asl e singoli professionisti. L’iniziativa ha infatti coinvolto centinaia di operatori sanitari, che hanno dato la propria disponibilità a lavorare in orari extra rispetto ai turni ordinari. Questo ha permesso non solo di ampliare l’offerta, ma anche di gestire in modo più mirato le liste critiche, ovvero quelle con i tempi di attesa più lunghi o con impatto maggiore sulla qualità della vita dei pazienti. Il commissario Schael ha confermato che sono in corso nuove riunioni operative con la direttrice sanitaria della Cdss, Flavia Pirola, per definire ulteriori azioni strategiche a medio e lungo termine. L’obiettivo è quello di intervenire in modo selettivo sulle prestazioni che registrano ancora picchi di attesa oltre i limiti raccomandati.
La decisione di introdurre le prestazioni aggiuntive risponde anche alla necessità di smaltire l’arretrato accumulato durante e dopo la pandemia da Covid-19, quando molte attività ambulatoriali e diagnostiche sono state sospese o rallentate. I dati regionali confermano che alcune specialità – come oculistica, dermatologia e cardiologia – registrano ancora picchi di attesa significativi, nonostante gli sforzi compiuti. Da qui la necessità di un approccio integrato che combini interventi organizzativi, nuove risorse e digitalizzazione dei processi. Secondo l’assessore Riboldi, questa combinazione rappresenta la vera chiave per trasformare l’emergenza in un’opportunità di innovazione permanente del sistema.