Nel prossimo incontro con la Storia del nostro territorio, analisi di quel processo di modernizzazione, che investì ancheTaranto nel decennio francese
Sarà il prof.Stefano Vinci, coordinatore dei Corsi giuridici del Dipartimento Jonico ( Uniba), a condurci in questo viaggio nella Storia della nostra città e in quella del Mezzogiorno, durante quel periodo che è definito decennio francese.
Un periodo caratterizzato da un radicale mutamento delle istituzioni, ma anche della società, in vista di una modernizzazione che fosse al passo coi tempi, ma non esente da aspetti negativi.
Un tentativo, dunque, di dare una lettura approfondita di quegli aspetti sociali e giuridici che caratterizzarono questa ventata innovativa che mutò radicalmente gli assetti socio- istituzionali di un territorio, fino a quel momento, dominato dal potere ecclesiastico.
Lo tsunami della modernizzazione
Anni di speranze, ma anche di amare delusioni quelli di questo decennio, troppe volte ignorato o, quanto meno, velato da quella scarsa conoscenza che è alla base di una lettura storica superficiale..
Il Sud, con le sue potenzialità, ma anche con la miseria e lo sfruttamento delle masse, anelava a migliori condizioni lavorative e, conseguentemente, di vita. E il momento era favorevole al conseguimento di determinati obiettivi che se, da un lato, avrebbero risposto positivamente alle istanze dei ceti meno abbienti, avrebbero anche avviato le istituzioni verso una laicizzazione necessaria per un miglioramento dell’economia.
Ed è in questa ottica che va letto il massiccio e radicale cambiamento concretizzato a Taranto e in tutto il Mezzogiorno dai Napoleonidi. Un processo già timidamente avviato dai Borbone, ma mai portato a compimento.
Le riforme
Tante furono le riforme strutturali, come l’eversione della feudalità e la soppressione degli ordini monastici possidenti, l’abolizione e la vendita della manomorta ecclesiastica con la conseguente nascita di una nuova borghesia agraria.
Si mise mano a una fiscalità che colpì quasi esclusivamente il bene fondiario. Si assegnarono nuove e più larghe funzioni alle istituzioni pubbliche, comunali e provinciali.
Si cercò di imporre il controllo governativo sulla vita della chiesa periferica, progettando una riduzione delle diocesi, ma sostenendo economicamente le parrocchie e finanziando i seminari.
Nacquero così i comuni moderni che sostituirono le antiche Università ( civium) con funzioni molto più estese. Dall’anagrafe all’assistenza, dall’istruzione alla salute, dalla viabilità alla protezione sociale.
Ma l’accesso all’amministrazione pubblica fu consentito solo a chi fosse proprietario ed avesse un’istruzione basica. Un limite sociale rilevante che penalizzava fortemente le masse. L’indice di analfabetismo nel nostro Sud era infatti molto alto e la miseria era endemica.
Fu sviluppo o recessione?
Un interrogativo, questo, a cui cercherà di rispondere il prof Stefano Vinci, attraverso una competente analisi giuridica dei molti aspetti innovativi di questo decennio, che se anche ridimensionò il potere economico della Chiesa, tuttavia creò una nuova borghesia imprenditoriale, ancorata ad una logica di sfruttamento della manovalanza agricola.
I beni ecclesiastici furono venduti (o meglio svenduti) per sanare i bilanci pubblici e le loro antiche residenze requisite (con la sola eccezione delle chiese annesse) ed utilizzate per pubblica utilità (uffici, caserme, carceri, ecc.).
Le residenze monastiche di Taranto furono in massima parte destinate inizialmente a strutture militari, poi occupate da istituzioni pubbliche.
Il monastero degli Olivetani ad esempio oggi è sede della Sovrintendenza di BBAA, quello dei Francescani è adibito a sede universitaria, quello degli Alcantarini ospita il Museo Nazionale, e potremmo continuare in questo elenco sorprendente
Un viaggio analitico nella storia di Taranto
Indubbiamente la portata dell’influsso francese nella vita di Taranto non fu solo una ventata innovativa, ma diresse e condizionò per dieci anni la politica, l’economia, la difesa, la cultura, e il costume della città.
Alla luce di tali considerazioni è intuibile la portata e lo spessore di questo incontro che avrà luogo mercoledì, 16 aprile 2025, alle 17,00, presso la Sala Convegni dell’ex Ospedale Vecchio-Padiglione SS.mo Crocifisso, 1° piano a Taranto.
Ad introdurre, una personalità di rilievo, l’avv. Francesco Guida, direttore del Comitato provinciale di Taranto dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.
L’ingresso è libero