Il merito e la pazienza, caratteristiche rare nell’odierno mondo equestre
Al giorno d’oggi viviamo e siamo costantemente immersi in un mondo dove conta solo chi arriva prima, chi porta a termine i suoi obbiettivi più in fretta, chi “corre” di più…
Ma cosa vale davvero?
All’inizio della mia (e ci tengo a sottolineare breve e ancora limitata) carriera agonistica ho sempre pensato che fosse veritiera la classificazione che ti veniva attribuita in base ai risultati, se fossi o meno in linea con i tuoi coetanei nelle gare
giovanili e alla velocità con la quale si portavano a casa i piazzamenti.
Ho poi compreso, in molto tempo e con non poca frustrazione, che purtroppo il nostro mondo spesso fatica ad essere meritocratico e che a risultati immediati non sempre corrispondono talento e impegno.
Frequentando l’ambiente garistico, oggi più che mai, mi rendo conto di quanto spesso si vedano ragazzini “lanciati all’arrembaggio” in categorie nelle quali non sono ancora assolutamente in grado di concorrere, con cavalli non adatti, istruttori sprovveduti e genitori fomentati che pensano solo a far salire di categoria i figli, spesso dimenticando anche di considerare i rischi che il nostro sport comporta se non si è coscienziosi nelle proprie scelte.
Ci sono poi casistiche in cui la pazienza è d’obbligo, o meglio inevitabile, a causa degli oneri che questo sport richiede se si vuole competere ad alti livelli e alla scarsità di opportunità per giovani talenti che avrebbero tutte le carte in regola per
mettersi in gioco, ma non ne hanno le possibilità.
Aspettare un cavallo giovane promettente e sperare che possa diventare il tuo nuovo campione, auspicare di essere notati da qualcuno che voglia investire nel tuo talento, racimolare abbastanza per competere in una certa gara…
Sono tutti fattori che alla lunga possono diventare frustranti e mi sento di dirlo perché è un argomento che mi tocca personalmente, pur avendo sempre avuto l’enorme fortuna di avere dalla mia parte lo sconfinato supporto della mia famiglia.
Sono profondamente convinta che per diventare cavalieri di talento, la passione, l’impegno e i sacrifici siano imprescindibili, anche quando si può contare su notevoli disponibilità economiche, perché alla lunga ogni nodo è destinato a venire al
pettine, benchè spesso nel breve periodo sono le “scorciatoie” a vincere.
In tutto questo calderone di problematiche un’altra che spicca su tutte è la componente politica, in quanto frequentiamo un ambiente ricchissimo di reti sotterranee tessute per meri interessi economici, politici, federali (e potremmo aggiungere all’elenco anche la spesso “scontata” attribuzione delle divise, quando dovrebbero essere proprio queste ad aiutare chi lo merita ma non può contare su di “un sostegno”).
Credo sia fondamentale istituire a livello federale dei programmi per i giovani, comprendendo anche coloro i quali non hanno la possibilità di partecipare o di avere già gareggiato in CSI o Gran Premi (vedi stage federali o, guardando più in grande, la Young Riders Academy)proprio perché la valutazione, a mio avviso, non può, e non deve, essere eseguita esclusivamente lì.
Servono progetti che portino maggiore consapevolezza equestre anche ai giovanissimi e ai loro istruttori, con gare improntate sullo stile e non sulla velocità.
A proposito trovo abominevole l’entrata in vigore da regolamento delle categorie ludiche a tempo, fasi, barrage e chi più ne ha più ne metta, basta infatti guardare un normalissimo B* per rendersi conto dei danni che queste categorie stanno già
facendo.
Non vedo più incentivi che incoraggino i giovani a mettersi alla prova, o a coltivare con il lavoro la crescita sportiva di un cavallo giovane promettente, a voler aspettare di avere acquisito una certa esperienza prima di fare il passo più lungo
della gamba, così come vedo sempre meno la conoscenza di nozioni di base da parte sia di atleti che di istruttori.
A questo proposito qualche anno fa, prima dell’attuale “Progetto Sport” veniva messo il atto il precedente “Progetto Giovani”, una gara di due giorni che si svolgeva più o meno nelle stesse modalità, ovvero con una categoria di stile il primo giorno (e ci tengo a specificare solo stile) e una categoria a due manches il secondo.
Nelle categorie da B100 a salire, durante la giornata dello stile all’interno del percorso dovevano essere eseguite transizioni, in-out, cambi di galoppo, circoli e passaggi obbligati, mentre per le categorie più basse, ovvero B80 e B90, ai ragazzi veniva chiesto anche di svolgere un piccolo test, scritto o orale, su qualche argomento inerente alla veterinaria di base, grooming, regolamenti federali, mascalcia ecc…
Ora, mi chiedo perché tutto ciò sia stato soppresso a favore di una nuova tipologia che è per certi versi simile alla precedente, per formule di gara, ma non stimola assolutamente il “montare bene”, essendo ormai l’obbiettivo di tutti qualificarsi alla tappa finale di Fieracavalli (VR) trascurando il valore propedeutico che questo circuito offriva nello sviluppo e nella crescita dei ragazzi.
Avendo vissuto tutta la mia vita all’interno di questo mondo auspico in un ambiente sano, pur rendendomi conto delle difficoltà necessarie per attuare quanto sopra, ma senza un cambio di direzione non avremo mai una classificazione meritocratica dei nostri ragazzi, e chi ha “meno possibilità” sarà sempre più scoraggiatonell’inseguimento dei propri obbiettivi ma anche dei propri sogni.
Servono persone che decidano di investire nei talenti emergenti e qualcuno capacedi selezionarli senza guardare prima di chi sono allievi o quanti cavalli hanno e dachi li hanno comprati.
Infine, desidero condividere con i lettori che per quanto mi riguarda prima di tutto c’è il cavallo, e auspicherei sul punto una condivisione generale, tuttavia congrande tristezza, spesso riscontro che per più di qualcuno questo non è un aspetto
ritenuto di fondamentale importanza.
Angela Zoccarato