Sovraffollamento, carenze strutturali, diritti violati. PPI: “Un sistema al collasso”

Il sistema penitenziario italiano registra livelli di sovraffollamento tra i più alti d’Europa. Secondo il rapporto SPACE I del Consiglio europeo, che analizza le statistiche penitenziarie del vecchio continente, l’Italia si colloca al sesto posto per densità detentiva.

Una situazione insostenibile, rispetto alla quale, l’Unione delle Camere Penali ha proclamato un’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nei giorni 5, 6 e 7 maggio 2025, in segno di protesta contro le condizioni delle carceri e le recenti decisioni del governo in materia penale.

A dicembre dello scorso anno, secondo il Rapporto Antigone “Nodo alla gola”, le persone detenute erano 62.153 a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Tuttavia, tenendo conto dei 4.462 posti non disponibili per inagibilità o lavori di manutenzione, la capienza effettiva si riduce a circa 47.000 posti, con un tasso di affollamento reale pari al 132,6%.

L’Italia è regolarmente sopra la soglia critica indicata dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), secondo cui ogni detenuto dovrebbe avere almeno 4 metri quadri di spazio personale.

Ed è tra i Paesi che più di frequente ricevono richiami o sentenze dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per condizioni detentive degradanti. Un dato che riporta la situazione ai livelli del 2013, anno in cui l’Italia fu condannata con la sentenza Torreggiani. Allora, si parlava di circa 4.000 ricorsi pendenti, oggi si registrano oltre 4.000 condanne l’anno con numeri in deciso aumento.

Fabio Desideri, segretario nazionale PPI: “Maggiori investimenti in misure alternative alla detenzione” (ph PPI)

Il punto di vista di PPI

Il Dipartimento Giustizia di Pensiero Popolare Italiano denuncia una drammatica carenza strutturale e programmatica: “La media dell’Unione Europea è di circa 105 detenuti ogni 100 posti, l’Italia supera i 130. Anche Germania, Francia e Spagna presentano situazioni complesse, tuttavia maggiori investimenti in misure alternative alla detenzione e in programmi di reinserimento sociale hanno contribuito a mantenere più basso il livello di affollamento e recidiva”.

Sovraffollamento e situazione regionale

I tassi di affollamento più alti si registrano in Puglia (152,1%), Lombardia (143,9%) e Veneto (134,4%). In alcune strutture la situazione è drammatica. Al San Vittore di Milano l’indice di affollamento è del 218%, a Foggia supera il 208% mentre a Brescia Canton Mombello si raggiunge il 202%. A Mantova, il degrado delle celle e dei servizi igienici è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare.

La popolazione detenuta straniera rappresenta circa il 31 % del totale.

Decreto “Carcere sicuro”

Per affrontare l’emergenza, il governo ha varato il decreto-legge 92/2024, noto come “Carcere sicuro”. Il provvedimento prevede anche la nomina di un Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, incarico affidato a Marco Doglio, e la creazione di 7.000 nuovi posti entro il 2025, con un investimento complessivo di 250 milioni di euro.

“Ma a oggi – sottolinea Fabio Desideri, segretario nazionale PPI – non sono stati resi noti dati ufficiali sul numero esatto di posti effettivamente recuperati. Manca trasparenza e si continua a ignorare il nodo centrale: la riforma del sistema”.

Antigone, a questo proposito,  ha sollevato critiche sull’efficacia strutturale del provvedimento, ritenendolo inefficace sulle cause del sovraffollamento. Ha inoltre espresso perplessità sull’allocazione di risorse per l’apertura di un carcere italiano in Albania perché sostiene che quei fondi sarebbero meglio impiegati per migliorare le condizioni delle strutture nazionali.

Dal canto suo, l’Unione delle Camere Penali, a proposito del DDL denominato “pacchetto sicurezza”, ha più volte denunciato l’insufficienza degli interventi governativi, sia sull’edilizia penitenziaria sia sulle assunzioni di personale sanitario, amministrativo e di polizia.

Oltre il 15% dei detenuti soffre di disturbi mentali gravi (ph PXL)

Carenze di personale e salute mentale

Il decreto autorizza l’assunzione di 1.000 nuove unità di Polizia Penitenziaria, da aggiungere alle 1.000 già previste. Tuttavia, secondo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), il fabbisogno reale supera le 7.000 unità e le condizioni di lavoro sono spesso insostenibili a causa degli alti livelli di stress e i frequenti turn over.

La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) ha lasciato molti detenuti affetti da patologie psichiche all’interno in istituti penitenziari non idonei. Le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) sono appena 31 in tutta Italia, per un totale di circa 760 posti, insufficienti a soddisfare il fabbisogno effettivo. In alcune regioni i tempi di attesa superano i 12 mesi. Oltre il 15% dei detenuti soffre di disturbi mentali gravi, con situazioni particolarmente critiche in Campania, dove il tasso di affollamento è del 134,47%.

Misure alternative e reinserimento

Il decreto ha introdotto l’Albo delle Comunità per la detenzione domiciliare, destinato a persone con disagio psichico o tossicodipendenza. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, oltre 13.000 persone scontano pene con misure alternative, come l’affidamento in prova, la semilibertà, o la detenzione domiciliare. “Tuttavia – rimarca PPI – il sistema degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna è sottodimensionato rispetto alle esigenze”.

Secondo il Ministero e l’Istat, il 68% dei detenuti rilasciati senza programmi di reinserimento torna a delinquere entro cinque anni. Il tasso scende al 19% tra coloro che hanno avuto accesso a programmi educativi o lavorativi. “Un dato – ribadiscono fonti del Dipartimento Giustizia PPI – per cui rafforzare le politiche di inclusione e formazione non solo è necessario, ma strategico”.

 

Suicidi, autolesionismo e costi

Nel 2024 si sono registrati 88 suicidi e 243 decessi complessivi. Il tasso di gesti autolesivi è di 18,1 ogni 100 detenuti, i tentativi di suicidio sono 2,4 ogni 100. Le aggressioni al personale penitenziario si attestano a 3,5 ogni 100 detenuti. Il metodo più utilizzato nei suicidi è l’impiccagione, da cui “Nodo alla gola”, che dà il titolo al rapporto.

Rapporto Antigone “Nodo alla gola”: nel 2024, 88 suicidi per impiccagione (ph PXL)

Il costo medio di un posto detentivo è di circa 140 euro al giorno, pari a oltre 50 mila euro all’anno. I nuovi 8.000 posti, previsti dal piano edilizio, comporterebbero una spesa annua di circa 400 milioni di euro, oltre agli investimenti per la costruzione delle strutture.

Le proposte di Pensiero Popolare Italiano

Di fronte a questo scenario, Pensiero Popolare Italiano ritiene necessaria una riforma organica e strutturale del sistema penitenziario, che punti su investimenti in misure alternative alla detenzione, sul potenziamento degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna e del personale coinvolto nel percorso rieducativo. E’ necessario rafforzare i programmi di salute mentale e il supporto psicologico, oltre ad avviare un piano di risanamento strutturale delle carceri esistenti. Infine, ogni intervento dovrà essere accompagnato da criteri rigorosi di trasparenza e da un efficace sistema di monitoraggio dei risultati. “Senza un cambio di paradigma – conclude il segretario nazionale Desideri – ogni crisi rischia di trasformarsi in emergenza permanente. L’obiettivo dev’essere quello di rendere il carcere l’estrema ratio, non la regola”.

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