Nel cuore della Grecìa Salentina, a pochi chilometri da Lecce, Calimera custodisce un segreto millenario che si svela ogni anno a Pasquetta, quando la comunità si ritrova per vivere una delle tradizioni più suggestive e dense di significato del territorio: il rito della Pietra Forata, incastonato nello scenario naturale del parco del Santuario di San Vito.
Qui, tra il verde degli ulivi, il profumo di macchia mediterranea e il canto delle cicale, sorge un luogo dove il tempo sembra sospeso. Una piccola radura diventa il teatro di un gesto antico, tramandato oralmente, che unisce fede cristiana e riti precristiani: il passaggio attraverso una grossa pietra in calcarenite con un foro centrale, la “Pietra Forata”. Una roccia che, secondo alcuni studiosi, risalirebbe addirittura a epoche megalitiche, e che nel corso dei secoli ha assunto un valore simbolico potente, legato alla purificazione, alla rinascita, alla protezione dal male.
Sin dalle prime ore del mattino, l’area si è popolata non solo di calimeresi ma anche di turisti e visitatori, accolti con calore dagli amici della Pro Loco, che hanno offerto spiegazioni sulle origini del rito e sulla leggenda legata alla Pietra Forata, arricchendo l’esperienza dei partecipanti con racconti tramandati di generazion
e in generazione. Secondo un’antica credenza popolare, attraversare la pietra per tre volte permetterebbe di lasciarsi alle spalle i dolori del corpo e dell’anima, e di rinascere spiritualmente nel giorno che celebra la Resurrezione.
La giornata prende ufficialmente il via con l’apertura della cappella tra preghiere e momenti in lingua grika, il dialetto greco che ancora sopravvive in queste terre. “Questo luogo, questa pietra, non sono solo archeologia o folclore. Sono segni viventi di una comunità che crede nella speranza. Passare attraverso la pietra significa scegliere di andare oltre, di lasciarsi alle spalle ciò che fa male” sottolinea il presidente della locale pro loco Cillo Pierluigi. Si forma una lunga fila ordinata: ognuno attende il proprio turno per infilarsi nel foro della pietra, che misura appena una trentina di centimetri. Ci si abbassa, si striscia, si chiede aiuto. Alcuni lo fanno per devozione, altri per curiosità, altri ancora per tradizione familiare. In questo atto semplice e umile, c’è tutto il senso della rinascita pasquale.
Attorno al rito si sviluppa una giornata di festa genuina e popolare. Le famiglie stendono teli da picnic, si condividono pietanze tipiche: pucce con pomodori secchi, frittate con le cicorielle, cuturusciu , uova sode e dolci pasquali come le cuddhure.Nel pomeriggio, dopo una giornata intensa di spiritualità e socialità, viene celebrata la messa dal parroco della Parrocchia San Brizio, don Gigi Toma, a suggello del significato religioso della giornata. Subito dopo, si compie l’ultimo rito simbolico: la bruciatura della Quaremma, che rappresenta l’austerità e la penitenza del periodo quaresimale. Con la sua combustione, tra il crepitio del fuoco e lo sguardo incantato dei bambini, si chiude idealmente il tempo del sacrificio e si apre quello della rinascita. Una piccola batteria di fuochi d’artificio accompagna la fine del rito, regalando luce e colori al cielo del tramonto. Presente anche l’assessore all’associazionismo del Comune di Calimera, Dott. Brizio Maggiore che saluta i presenti e ribadisce
il valore del rito come patrimonio immateriale da tutelare con il suo passaggio sotto “La Pietra Forata” – dichiarando – “è un simbolo forte di identità da qui passano tutti . In un mondo che spesso dimentica le proprie radici, noi le celebriamo. Questo passaggio è un atto di fiducia nella vita, nella comunità, nella possibilità di rinascita”.
La Pasquetta a San Vito non è mai uguale a se stessa. È ogni anno nuova, ma sempre profondamente antica. È una pagina di vita salentina scritta nella pietra e nel cuore delle persone. E mentre il sole cala tra i rami, e il parco torna piano piano al silenzio, resta l’eco di un gesto che va oltre la tradizione: una rinascita, un passaggio, un sogno che continua.