Oggi funerale e poi tumulazione nella basilica papale di Santa Maria Maggiore, quell’ imponente chiesa che è a poche centinaia di metri da Piazza dei Cinquecento davanti a stazione Termini.

La lapide è scarna porta solo la Croce di ferro che ha portato con sè il Papa per 12 anni e quel nome latino del santo di Assisi.

Perché nessun papa si è chiamato Francesco tranne Bergoglio?

Non è che ci fosse divieto, piuttosto la remora di non riuscire ad abbinare la regola del poverello umbro al fasto delle vestigia papali.  Il gesuita argentino ci ha provato, niente mantello rosso, nessuna croce d’oro, abitazione a Santa Marta e non in vaticano. Chi ha collaborato con lui ha detto che lavorava in pantalone e camicia, era rimasto un semplice prete. E come tale vuole essere ricordato.

In questa immagine realizzata dallo scrivente con IA il prete – papa accolto tra gli angeli

In tutti questi anni abbiamo assistito a tanti commenti, anche taluni sopra le righe, per attaccare un papa del cambiamento, che ha cercato di aprire strade nuove, anche se non  ne ha chiusa alcuna, ma è sempre il limite dei pionieri.

Ma su una cosa ha vinto, in 47 viaggi nel mondo ha portato la parola Pace e fratellanza, due condizioni straordinarie di cambiamento in questi tempi bui di egoismo e indifferenza.

Nella cerimonia di chiusura della bara è stato inserito il rogito

COSA C’È SCRITTO NEL ROGITO?

“Francesco ha lasciato a tutti una testimonianza mirabile di umanità, di vita santa e di paternità universale”. Si conclude così il ‘Rogito per il Pio Transito di Sua Santità Francesco’, nel quale si racconta la vita del 266esimo Papa, la cui “memoria rimane nel cuore della Chiesa e dell’intera umanità”.

Il Rogito è scritto in latino. “Obitus, depositio et tumulatio Francisci pp. Sanctae memoriae” (Morte, deposizione e tumulazione di Francesco di Santa memoria).

“Fu un pastore semplice e molto amato nella sua arcidiocesi, che girava in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus. Abitava in un appartamento e si preparava la cena da solo, perché si sentiva uno della gente”, è il ritratto del Santo Padre descritto nel Rogito deposto nella bara chiusa questa sera nella basilica di San Pietro. “Sempre attento agli ultimi e agli scartati dalla società, Francesco appena eletto scelse di abitare nella Domus Sanctae Marthae, perché non poteva fare a meno del contatto con le persone, e sin dal primo Giovedì Santo volle celebrare la Messa in Cena Domini fuori dal Vaticano, recandosi ogni volta nelle carceri, in centri di accoglienza per i disabili o tossicodipendenti. Ai sacerdoti raccomandava di essere sempre pronti ad amministrare il sacramento della misericordia, ad avere il coraggio di uscire dalle sacrestie per andare in cerca della pecorella smarrita e di tenere aperte le porte della chiesa per accogliere quanti desiderosi dell’incontro con il Volto di Dio Padre”,

Oggi è un giorno di preghiera e riflessione su questo Papa che lascia un eredità enorme, un gesuita della parola, un padre che abbiamo amato soprattutto durante la pandemia dove ogni mattina abbiamo ascoltato la sua omelia e la sua Messa. Ecco questa ricchezza che portiamo dentro, in questa primavera che timidamente avanza e un papa scomodo che se va.

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