di Adele Quaranta
L’articolo – incentrato, in particolare, su informazioni estratte da interviste ad operatori locali e residenti – scaturisce da un’esperienza di viaggio effettuato, a gennaio 2025, in Vietnam, popolato da oltre 90 milioni di abitanti, di cui l’86,2% è costituito da Vietnamiti e la restante (13,8%) da Cinesi, Tailandesi, Cambogiani ed altre minoranze.
Repubblica Socialista dal 1976, con i simboli della falce e martello sulla bandiera, dopo aver subito, per alcuni decenni, conflitti ed occupazioni coloniali, il Paese, si è aperto al libero mercato, grazie ad una serie di riforme politico-economiche, relazioni diplomatiche con il resto del mondo ed integrazione nel processo di sviluppo internazionale, ottenendo, da oltre un ventennio, sia una rapida crescita del PIL nella misura del il 7% su base annua, sia l’abbattimento della povertà ed incremento dei salari.
Bagnato dal mare nella sezione orientale ed esteso circa 1.650 km da nord a sud e 50 km da est ad ovest, conta 54 etnie (con lingue ed abitudini diverse) e presenta un territorio prevalentemente montuoso e collinare, solcato da numerosi corsi dì acqua, affluenti e canali. I principali sono, a nord il Fiume Rosso ed a sud il Mekong (è il più lungo ed importante dell’Indocina, nonché il settimo al mondo, con i suoi 4.350 Km), che nasce sull’altopiano del Tibet in Cina ed attraversa altre quattro nazioni: Birmania, Laos, Cambogia e Thailandia. Nella parte terminale meridionale, è detto “fiume di mamma”, in quanto, articolato in 9 rami, come le braccia materne, avviluppa il territorio.
I Vietnamiti estremamente gentili, pazienti, spirituali, socievoli e disponibili, si dedicano a molte attività, tra cui l’allevamento del bestiame (bufali, mucche e animali da cortile) e di pesci, l’allestimento di case e capanne, la produzione di oggetti in legno e di borse, etc. La tessitura, in particolare, ha radici profonde ed antiche ed è eseguita, con metodi tradizionali e materiali di origine naturale (principalmente cotone, canapa, lino, seta), per realizzare abiti per donne, lenzuola, gonne per uomini, sciarpe e foulard (i disegni ed i motivi sono creati direttamente nel processo di lavorazione), indossati, soprattutto, dalle minoranze etniche per esprimere le loro identità culturali. I broccati, molto preziosi, per via dell’utilizzo della seta e delle trame metalliche in oro e argento, generalmente, sono destinati ai defunti durante i funerali, etc.
I prodotti locali, a volte, vengono commercializzati nei mercati galleggianti, che rappresentano un’esperienza indimenticabile perché stimolano, da un alto, la scoperta di sapori, colori e odori e, dall’altro, svolgono il ruolo di punti d’incontro con gli abitanti dei villaggi, ubicati lungo fiumi e canali. Al contempo, consentono di cogliere il dinamismo della vita quotidiana, a volte caotica, puntando su un’esperienza sensoriale unica, in grado di apprezzare la vivacità multicolore dei manufatti artigianali (stuoie, sculture in legno, cappelli conici e cesti di bambù) e dei souvenir (magliette, portachiavi, borse, gioielli, sciarpe, cartoline, etc.), nonché la varietà delle derrate agricole, coltivate localmente (frutta tropicale, verdura, erbe aromatiche, fiori) e dell’allevamento di frutti di mare e pesci.
Gli abitanti si dedicano alla produzione non solo di orticole ed arboricole, ma soprattutto, di riso, presente nel Sud-Est asiatico, da 7.000 anni, su tutto il territorio. senza soluzione di continuità. Articolato in molteplici specificità, forme e colori (bianco, marrone, profumato, lungo, corto, etc.), viene consumato a colazione, pranzo e cena, in quanto ritenuto un alimento in grado di garantire la sicurezza alimentare.
Il processo di coltivazione prevede alcune fasi principali, a seconda del clima ed altitudine: scelta delle varietà (requisito per un raccolto abbondante), concimazione – favorisce la crescita ottimale delle piante, utilizzando letame o anche fertilizzanti a base di fosforo, azoto e potassio –, irrigazione e prevenzione dei parassiti.
Il prodotto può essere seminato direttamente nei campi, come avviene, in particolare, nelle zone montuose e terrazzate del Nord del Paese, che beneficiano delle risorse idriche fornite dalle sorgenti, dove i terreni sono lavorati dalle comunità con mezzi a trazione animale (buoi o bufali) e la raccolta avviene una sola volta all’anno con strumenti agricoli ancora rudimentali, tra cui, la falce.
Raddoppia, invece, al Centro e triplica al Sud, dove i contadini tengono a bagno le piantine per un certo periodo di tempo – oppure le acquistano nei vivai –, cambiano l’acqua ogni 4-5 ore fino a quando sono messe a dimora. Dopo il raggiungimento di una certa lunghezza, vengono trapiantate, quindi, nei campi, finemente arati, livellati, diserbati e mantenuti umidi da un sottile strato d’acqua – scaturito da un sistema di canalizzazioni, da permettere alla pianta di ramificarsi senza problemi –, in seguito drenata, affinchè il suolo diventi asciutto, in particolare prima del raccolto.
Questo cereale, tuttavia, oltre che cibo principale della popolazione locale – presente anche nelle tradizioni gastronimiche di tutto il mondo –, viene usato anche nell’artigianato, come offerta religiosa, negli eventi sociali, nella preparazione di noodles, frittelle, zuppe, porridge ed alcol, considerato non solo una bevanda, ma altresì simbolo di unità, tradizione, rispetto e condivisione.
Il Vietnam ha un patrimonio ambientale e culturale unico, costituito da architetture multiformi, paesaggi incantevoli, straordinarie testimonianze storico-architettoniche; fascino mistico dei centri spirituali e religiosi, derivati dalle influenze provenienti dall’India, Arabia e Indonesia (alcuni dichiarati Patrimonio Culturale dell’Umanità).
Tra i “gioielli” riconosciuti dall’UNESCO, l’antica città di Hoi An (situata nella regione centrale del Vietnam), importante porto commerciale fin dall’antichità, è caratterizzata da un’atmosfera romantica ed affascinante, soprattutto lungo le stradine del centro storico e nelle zone delle pittoresche caffetterie, per la presenza, diffusa anche nel resto del Paese, di lanterne – sono realizzate manualmente, in varie forme (diamante, loto, triangolo, ali), nonchè in colori e materiali differenti (bambù e seta, nylon e carta usati più recentemente) –, che illuminano ogni angolo del centro urbano e rappresentano un simbolo beneaugurante per il nuovo anno e, al tempo stesso, un elemento di identità locale.
I colori, in particoalre, hanno i seguenti significati: rosso fortuna, felicità e amore; giallo, ricchezza e prosperità; blu, pace; bianco, purezza e armonia; verde, crescita e salute.
Il 14° giorno di ogni mese lunare, in particolare, ad Hoi An ricorre la “Festa delle Lanterne”, per celebrare la luna piena. Un momento suggestivo dell’evento è rappresentato dall’usanza di lasciare galleggiare contenitori con lumicini sul fiume Thu Bon, un gesto simbolico di portafortuna, luce, prosperità, ricchezza, salute, pace e felicità.
Secondo la leggenda, tale tradizione fu introdotta dai Cinesi – giunti in Vietnam, insieme con i Giapponesi, tra il XV e il XIX secolo –, utilizzando, principalmente, le giunche. Durante un nubifragio, accesero alcune lucerne per illuminare e segnalare la posizione delle imbarcazioni, in balia del mare mosso e cattivo tempo, ai soccorritori.
Uno spettacolo tradizionale, unico al mondo, in un tipico villaggio lontano dalle masse di turisti che affollano i teatri delle grandi città, è costituito, invece, dalle “Marionette sull’acqua”. Realizzate in legno e laccate (una può pesare fino a 15 kg), rievocano miti o scene di vita contadina (fra cui, la coltivazione e raccolta del riso, l’allevamento di bufali, l’aratura, difesa dalle bestie feroci, pesca, etc.). Si muovono sulla superficie liquida, sospinte, con estrema precisione, da canne di bambù, movimentate dalle mani invisibili dei burattinai, i quali, in acqua fino alla cintola, senza essere visti dal pubblico, mettono a frutto le potenzialità idriche come spazio del palcoscenico, per nascondere i meccanismi adoperati nella gestione dei burattini.
Queste manifestazioni furono create nell’XI secolo, sul delta del Fiume Rosso, nel Vietnam settentrionale – anche se, nel corso degli anni, si sono diffusi in altre zone del Paese –, per intrattenere sia la popolazione locale alla conclusione della stagione del raccolto, sia la famiglia imperiale ed i loro ospiti. Questa circostanza elevò notevolmente lo status di questa opera teatrale e ne favorì la diffusione. Le rappresentazioni odierne sono sempre accompagnate da musicisti che utilizzano strumenti musicali tradizionali, nonché da voci femminili.
Il mestiere veniva tramandato di generazione in generazione ai figli ed interdetto alle donne, per impedire loro, sposate al di fuori della comunità, di rivelare i segreti di famiglia. Ancora oggi, gli uomini, per fattori economici ed aiuto nell’educazione della prole, restano, con le mogli, nell’abitazione genitoriale, che sviluppata su più piani, consente di svolgere, oltre alle attività commerciali circoscritte al pianterreno, anche momenti di vita quotidiana.
I Vietnamiti usano come mezzo di locomozione, prevalentemente, i ciclomotori (nel Paese se ne contano circa 70 milioni) – adoperati anche per trasportare ogni tipo di merce – ed i pittoreschi taxi a tre ruote, i Tuk-tuk, che consentono di destreggiarsi nel traffico e impegnare scorciatoie inaccessibili ai veicoli più grandi.
Esiste, inoltre, una linea ferroviaria percorsa dal “Treno della Riunificazione” – collega il nord con il sud del Paese (Hanoi con Saigon), lunga 1.726 km, a binario unico e velocità media di 50 km all’ora –, che attraversa il centro storico della capitale, a pochissima distanza da negozi e bar, costringendo, i relativi proprietari, a ritirare, repentinamente, sedie e tavolini durante il passaggio del treno.
Le biciclette costituiscono, inoltre, il mezzo di locomozione preferito dai turisti, per consentire la scoperta della bellezza dell’ambiente rurale; visitare, a pochi chilometri dalle città, villaggi e fattorie locali; godere di paesaggi incantevoli e sterminate distese di risaie e, soprattutto, praticare un turismo sostenibile onde apportare, al tempo stesso, benefici alle comunità locali. Le strade, generalmente, corrono sopra dighe (alte mediamente 5 metri), realizzate per contrastare, come spesso accade, gli allagamenti prodotti dalle alluvioni nel periodo dei monsoni.
Lungo i fiumi, tra la lussureggiante e rigogliosa vegetazione sempreverde (dove cresce la Palma Nypa fruticans, alta fino a 9 metri), le persone si muovono utilizzando barche a motore, o altre tipologie di imbarcazioni, tra cui i caratteristici sampan di legno dal fondo piatto, azionati a remi o sospinti con canne di bambù.
Importante fonte di reddito è la Palma da cocco (Cocos nucifera), il cui legno viene usato, dalle popolazioni locali, per la produzione di mobili e costruzione di case tipicamente rurali, mentre le lunghe foglie piumose costituiscono il materiale sia per coperture di capanne, tetti di abitazioni e di pagode, sia per molti tipi di cesti, stuoie, canestri ed il tradizionale cappello (nón là), dalla forma conica, portato con grazia dalle donne – abbinato ad un altro simbolo della cultura vietnamita, il vestito ào dài, stretto e aderente, indossato sui pantaloni –, adoperato anche dai contadini nelle risaie, o durante gli spostamenti, sotto il sole cocente.
Dalla linfa zuccherina, che sgorga con opportuni tagli effettuati sulla pianta, si ottiene una bevanda alcolica, mentre dalle drupe, ovali e voluminose, viene ricavato un liquido rinfrescante e diuretico, ricco di magnesio, potassio e fosforo, che, mescolato alla polpa, viene utilizzato in gastronomia insieme all’olio di cocco ed in cosmetica per la produzione di saponi, schiume, creme da barba ed unguenti, grazie alle proprietà emollienti e lenitive. Mescolata alla farina, ottenuta dalla lavorazione del frutto, consente, altresì, di produrre dolci, caramelle. etc.
I gusci delle noci sono usati, inoltre, come combustibile o fertilizzante e, soprattutto, per realizzare una vasta gamma di manufatti e souvenir, destinati prevalentemente ai turisti, ai quali viene illustrata anche la “cucina tipica vietnamita” – insieme a quella vegana –, a base di carni (manzo o pollo) cotte in brodo o avvolte nella carta di riso, pesci di fiume o di mare, erbe aromatiche, vongole, verdure, spaghetti di riso, etc.
Prelibatezze gustate anche nei caratteristici chioschi e ristorantini, con tavoli sui marciapiedi, ubicati lungo le strade.
Il Vietnam si contraddistingue, in ambito asiatico, per numerose altre tipicità, scaturite da una sintesi complessa di elementi ambientali, storico-etnografici, culturali, tecnologici e socio-economici, legati alle specificità territoriali. Tra queste, ricordiamo, soprattutto, il Capodanno lunare (la festività più importante della cultura locale), quando milioni di persone raggiungono le città natali per trascorrere il tempo con gli amici e la famiglia, nonchè visitare le tombe dei propri cari, dove bruciano l’incenso ed invocano le anime degli avi; la musica suonata con il flauto, tamburello e gong; le danze tradizionali, caratterizzate, da un lato, da movimenti che rappresentano la gioia, felicità ed armonia della comunità e, dall’altro, da storie che rievocano scene del passato e della cultura del popolo (importanti esempi di trasferimento dell’identità nazionale alle generazioni future).
Un’identità che traspare, in modo immediato, da tanti altri fattori, usanze, tradizioni, etc., rappresentati, per citarne solo alcuni, dai mercatini di strada caratterizzati da rituali quotidiani di acquisto e vendita; dalla passione dei giovani di farsi fotografare nei parchi con il vestito tradizionale; dalle foreste di palme da cocco; dagli splendidi tramonti sulle spiagge dorate e acque cristalline con un’ampia varietà di coralli; dalle case coloniali di legno (fusione unica di architettura vietnamita, cinese e giapponese); dalle creazioni artigianali realizzate manualmente (nelle boutique è possibile acquistare abiti, confezionati su misura in tempi molto rapidi ed a costi contenuti); dai massaggi (in particolare, ai piedi); dalle vicende storiche della rivoluzione vietnamita; dai biglietti augurali di carta appesi agli alberi; dall’uso dell’incenso – acceso nelle abitazioni, uffici, attività commerciali, pagode e templi, davanti a tombe e negozi – allo scopo di collegare la terra con il cielo o commemorare gli antenati.
Tenere in mano i bastoncini – prodotti, ancora oggi, artigianalmente ed in modo tradizionale, con ingredienti vegetali profumati –, accesi in prossimità della statua di Buddha, consente, secondo le credenze religiose, di essere in contatto con le divinità, di rispettare ed inviare desideri nell’aldilà.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Il Vietnam offre ai visitatori, oltre ad una vasta gamma di opere architettoniche (musei, siti archeologici, templi buddisti ed induisti ancora perfettamente conservati) e baie incantevoli (circondate da suggestive montagne) dove si pratica la coltivazione delle ostriche da cui si ricavano le perle e l’allevamento dei bachi da seta. In particolare, la Baia di Halong – in lingua vietnamita significa “dove il drago scende in mare” –, insenatura situata nel Golfo del Tonchino puntellata da circa 2.000 isolette calcaree, dal 1994 è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, oltre ad antichi porti commerciali che hanno attirato, nel passato, mercanti dalla Cina, Giappone, India e persino Europa, apportando le loro influenze asiatiche, francesi, etc.
La singolarità del Vietnam è rappresentata, infine, da una parte, dalla vita frenetica e caotica riscontrata nelle grandi città a causa della circolazione di milioni di ciclomotori. Dall’altra, dall’atmosfera rilassante e senza tempo, in cui il visitatore s’immerge in ambienti naturali impregnati di passato, che si trasformano in tappa obbligatoria per chi desidera allontanarsi dalla modernità e vivere un’esperienza intima e profonda, nonchè scoprire ritmi e stili di vita, cultura e tradizioni di popoli nella semplicità ed eterogeneità dei rapporti umani.