Pensiero Popolare Italiano si oppone all’OPS Mediobanca su Banca Generali

Mediobanca ha lanciato oggi un’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) totalitaria su Banca Generali per un controvalore di circa 6,3 miliardi di euro. L’operazione prevede uno scambio di 1,7 azioni Assicurazioni Generali per ogni azione Banca Generali consegnata e punta, secondo l’amministratore delegato Alberto Nagel, a consolidare Mediobanca come leader nel wealth management (consulenza patrimoniale), con 210 miliardi di asset in gestione e 2 miliardi di ricavi annui stimati.

Ma, dietro la retorica della “crescita industriale”, si nasconde l’ennesimo intreccio di potere che rischia di strangolare Milano e mettere il Paese nelle mani di pochi gruppi finanziari.

Il capoluogo lombardo, già devastato dagli scandali urbanistici e dal blocco di oltre 300 cantieri, è il campo di battaglia di una guerra bancaria che nessuno ha chiesto. Come denuncia Fabio Desideri, segretario nazionale di Pensiero Popolare Italiano, “Un territorio, che dovrebbe essere protetto, è invece abbandonato all’inerzia del sindaco Beppe Sala e al silenzio assordante di una compagine governativa di fronte a un’operazione bancaria che rischia di aggravare la crisi”.

 

Milano: territorio da tutelare, non da conquistare

In quei cantieri erano stati destinati fondi di investimento e risparmi privati che oggi risultano immobilizzati, mentre l’incertezza cresce e il peso della crisi si abbatte su imprese e lavoratori.

“Non possiamo essere ostaggi delle battaglie di potere tra i grandi gruppi economici e finanziari” continua Desideri. “Milano non può diventare merce di scambio sulla pelle dei cittadini, delle famiglie e dei giovani. Milano va salvaguardata, non svenduta”.

 

Un’operazione che sa di conflitto di interessi

L’OPS di Mediobanca, presentata come una “razionalizzazione industriale”, è nei fatti un gioco di scatole cinesi per blindare Piazzetta Cuccia dall’offensiva ostile di Monte dei Paschi di Siena (MPS) e consolidare gli equilibri interni in un risiko bancario sempre più OPAco.

Pagare Banca Generali con azioni Generali: evidente conflitto di interessi (ph PXL)

La scelta di pagare Banca Generali con azioni Assicurazioni Generali, società su cui Mediobanca esercita una storica influenza, configura un evidente conflitto di interessi, una tipica operazione tra parti correlate, che mina la trasparenza e assesta un colpo micidiale alla credibilità del nostro mercato finanziario.

Non a caso, due consiglieri espressi da Delfin (la holding della famiglia Del Vecchio) si sono astenuti dal voto nel consiglio di amministrazione, segnalando una frattura profonda anche all’interno degli stessi poteri forti.

 

Assemblea Mediobanca: voto condizionato?

Il 16 giugno l’assemblea degli azionisti dovrà approvare l’operazione. Ma Mediobanca, essendo oggetto di un’OPA ostile, è vincolata dalla passivity rule (regola di passività, articolo 104 del TUF) e non può modificare la propria struttura senza il via libera degli azionisti.

In questo clima, il voto rischia di essere profondamente condizionato da asimmetrie informative, pressioni interne ed esterne e da una gestione che lascia ai margini i veri interessi dei piccoli azionisti, dei risparmiatori e dei cittadini.

Fabio Desideri, segretario nazionale di Pensiero Popolare Italiano (ph PPI)

Milano e l’Italia meritano di meglio

Pensiero Popolare Italiano non accetta che i destini economici della prima città italiana e del Paese vengano decisi da poche mani, per di più in palese conflitto di interesse.

Come ribadisce Desideri “Non possiamo permettere che la speculazione finanziaria distrugga opportunità di lavoro, reddito e sviluppo per milioni di italiani. Siamo pronti a scendere in campo alle prossime amministrative per costruire una Milano dei cittadini e non dei poteri forti. Una Milano trasparente, solidale, capace di investire sulle famiglie, sui giovani, sulle imprese sane. Milano non è un bottino. La sua trasformazione deve passare attraverso la tutela dei beni comuni e di un nuovo patto sociale, non attraverso giochi di potere tra salotti buoni e fondi speculativi”.

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