Il momento che cambia il pensiero
Gennaio 2012 CRISTIANIA:
È sera quando ricevo una telefonata inaspettata,mi si illustra di una gara ad invito,l’intenzione e’ avere un cavaliere o amazzone per ogni stato che rappresenti la propria nazione per valorizzare l’evento a livello internazionale.
Al tempo non era così semplice competere all’estero ,figuriamoci in un altro continente,anche per un fatto economico.
Io:Marcello non credo di essere così importante ci sono cavalieri più forti,più esperti e più blasonati di me,forse non sono adatto.
Marcello:non e vero,il tuo nome è stato fatto da Chiara(Chiara Rosi) dopo aver corso più volte contro di te mi ha detto che…
Io:Grazie Marcello e ringrazia Chiara per le belle parole,ci penso qualche giorno e ti faccio sapere!
Qualche giorno??ma che!bastano 10 minuti,provo ad autoconvincermi.
Si dai!sei sempre stato un cavaliere onesto,ti sei guadagnato tutto senza scorciatoie tra mille errori,non sei mai stato toccato dal fantasma del doping e in gara sei sempre stato sportivo anche se non ho mai regalato niente a nessuno sotto il profilo agonistico.
Si parte,direzione Johannesburg,sud Africa,
una delle città notoriamente più violenta e pericolosa al mondo.
Appena arrivo in aeroporto noto qualche cavaliere francese con cui ho corso già’ in Europa.
Ho fame e penso a fare collazione,di fronte all’uscita dell’aeroporto ci sta un bar che fa al caso mio ma ricordo il blasone della città e il timore vince sulla fame.
Attendiamo che Zulù arrivi a prendere tutta la comitiva con un bel pulmino a guida destra.
Zulù’:(Giudice internazionale,organizzatore dell’evento ,conosciuto in qualche gara italiana ,ex rugbista di oltre 2 metri) ,per mia fortuna ha giocato per un periodo anche in Italia e qualche parola in italiano la mastica.
Nel lungo viaggio verso Cristiania ho occasione di parlare della gara con lui,ovviamente visto il mio pessimo inglese approfitto del suo italiano un po’ meno pessimo.
Chiedo tutto quello che mi viene in mente,cavallo,percorso,orari,cancello,assistenza,tutto quello che penso mi tornerà utile per il risultato migliore a cui potrei aspirare,ma lui taglia il discorso in fretta “solo attenzione a Lions sono più veloci dei cavalli…have fun my friend”
Mhhh! Io e mia madre incrociamo lo sguardo e lei sussurra “ma è serio o sta scherzando?
Le dinamiche facciali di Zulù mettevano in confusione su questo.
Io:ma ovvio che scherza!
Ma:va bhe!tanto quello che corre sei tu!
Durante il soggiorno ho il primo approccio con la natura disarmante di questo splendido paese,le scimmie:simpatiche,ma guai a lasciarle entrare nei bungalow perché sono a dir poco distruttive.
Il giorno prima della competizione alla cerimonia mi accorgo che gli atleti esteri sono molti da tutto il mondo, mi auto onoro di portare la mia bandiera tricolore sul palco e mi auguro di fare la più bella figura possibile ma indubbiamente con questi atleti a fianco rischio di sentirmi un po’ in forse,la mia autostima scende a picco,era meglio non farla la cerimonia d’apertura.
Lo stesso giorno conosco il mio compagno di gara direttamente dal Botswana,viene scaricato con altri 6 cavalli da un camion senza rampa ,quindi per scendere un bel metro e mezzo di salto che lui compie senza preoccupazione evidentemente abituato.
Il nome è impronunciabile ma il capo mi dice che è conosciuto come Attila,bha!il nome non è ben augurante ma il sauro piede a terra risulta subito un cavallo sincero,tranquillo ed esperto …puntualmente vengo smentito non appena appoggio il piede sulla staffa il giorno prima per un uscita d’ambientamento…Attila a decisamente cambiato profilo.
Mi rendo conto istant che tra tutti lui e il cavallo più in avanti e piu’caldo,potrebbe avvenire quello che meno auspico,di diventare un passeggero a seguito,sicuramente non sono finito qui al capo del mondo per questo.
Mi affido a tutta l’esperienza che posso mettere in campo e decido in una partenza non troppo attendista,con un cavallo così caldo e in condizioni averse potrei finire ancora prima di cominciare.
Start in piena notte alle 2,00.
Zulù:segui la luce blu intermittente e quando arrivi in prossimità cerca la prossima all’orizzonte e avanti cosi.
Io:questo non dovrebbe servirmi amico mio,perché è mia intenzione partire in mezzo al gruppo e più mi circondo di cavalieri di casa meglio e’ così da potermi concentrare solo sulla gestione e la
sintonia da trovare con Attila.
Marcello:vai Jo andrà tutto ok,sei preparato e non avrai problemi,ti ho visto montare cavalli più complessi.
Io:Marce’ e per le assistenze?
Marcello:Assistenze lungo il percorso?togliti dalla testa l’endurance fighettino che sei abituato,troverai dei silos con l’acqua ogni 10 km per abbeverare il cavallo se hai sete tu,bevi quella ma non garantisco per la dissenteria.
Io: vi siete trovati tu e Zulù..stessa ironia del cazzo.
Ho dormito poco,a causa della tensione e dei leoni,ruggiscono tutta notte,un continuo intercalare,mi spiegano che sono recintati in un perimetro di 10 km e quando ne trovano in giro li sedano e li portano nel recinto.
Il non dormire non mi disturba, per me è prassi tuttora il giorno prima della gara.
Visto l’intenzione di partenza preferisco andare alle scuderie con largo anticipo per scaldare da terra il più possibile il mio nuovo amico,tanto Morfeo ha perso la battaglia con i leoni.
Un paio di km a piedi dai bungalow alle scuderie,arrivo
e per una volta in vita sono primo,non c’è nessuno manco un giudice un veterinario,sistemo un po’ Attila,fieno,acqua cambiata,poi andiamo e cominciamo a scaldarci piede a terra.
Decido di montare il più tardi possibile per non indispettirlo ma qui succede l’inreparabile,quando do l’ultimo buco al sottopancia la cinghia mi resta in mano,spezzata dí netto.
Io:PORCA BIP BIP BIP
3 minuti alla partenza,mi guardo attorno in cerca di Charly.
Charly:un ragazzo di 16 anni che segue me ed Attila.
Ci metto un po’ a trovarlo in mezzo al momento più caotico,la partenza.
Arriva di corsa prende una seconda sella e la cambiamo ma è tardi,tardissimo.
Partiamo con 5 minuti di ritardo,forse più,la situazione peggiore in cui potevo imbarcarmi.
Attila si dimostra molto caldo ma per fortuna è un cavallo sincero,nessun rifiuto,nessuno scarto,solo tanto motore che mixato con l’oscurità non mi permette di ragionare come vorrei,dopo qualche km comincio a guardarmi attorno e non solo a focalizzarmi sulla luce blu,ci mettiamo faticosamente al passo,respiro è comincio a sentire i rumori che vanno oltre la battuta degli zoccoli,la natura sudafricana:violenta,disarmante,ansiotica,comincia ad assumere un contorno diverso con tutto il suo mistero,comincio a notare ed intravedere ombre di branchi che si muovono intorno a me struzzi,giraffe,gnu,bufali… li intravedo tutti, li sento tutti e prego che Attila sia più sereno a abituato di me a tutto questo.
Ad un certo punto quando riesco a mettermi su una battuta regolare un tuono!un ruggito allarmante nella notte che ho ancora impresso nella mente dopo 13 anni sono sicuro che è a non più di 20 metri,mi immobilizzo,sudo freddo,il cuore va a 300 è stavolta sembra che anche il coraggio di Attila vacilli,ci stoppiamo,il ruggito è sembrato così forte, così vicino,troppo vicino e nella mia testa comincia un turbion di pensieri ed emozioni che superano la barriera del suono e prendono il sopravvento su tutto.
E se Zulù non scherzava?
no!impossibile!
non mi avrebbe mai messo in questa situazione.
E se fosse un leone fuggito dal recinto?
Che faccio?mi butto al galoppo massimo in qualsiasi direzione,scendo e sacrifico Attila per salvarmi,salgo su un albero,prego.
Non riesco piu’ a ragionare,non mi era mai capitato prima,perdo freddezza e sono in balia delle emozioni,altra bomba,altro ruggito,ma che cazzo!mi sto avvicinando a loro,mi rendo conto che sto tremando,ho paura,guardo la luce blu,vai Attila ti lascio andare come volevi,dove volevi, basta che mi porti lontano da questo maledetto ruggito,3,4 km dí galoppo pieno senza guardare dove senza guardare i fondi,forse con le lacrime agli occhi non provo mai a girarmi per paura di vedere quello che non vorrei non capisco più se sono ancora sul percorso e ad un certo punto la salvezza,con la luce della pila nel casco intravedo un cavaliere al orizzonte,un casco giallo piede a terra.
Si!
Un casco giallo,sarà sicuramente un cavaliere sudafricano che conosce percorso e le dinamiche dalla savana,gli arrivò dietro ,no!no!lei si gira!è un amazzone ,il casco giallo non era Sudafrica bensì Svezia e in lacrime,balbetta in inglese e sotto schok,gestiticolo e riesco a farla calmare “came on up horse please”lei capisce e rimonta,mi fa capire anche se non serviva che il suo cavallo e zoppo,si palesemente zoppo sul posteriore sinistro,è troppo zoppo ed è una zoppia eccessiva,sicuramente dev’essere un trauma o qualcosa legato al piede,guardo meglio e noto una pietra incastrata sul ferro,obbiettivamente la cosa migliore che potessi sperare,scendiamo entrambi lei tiene i cavalli e provo a togliere questa pietra più velocemente possibile perché a terra mi sento ancora più vulnerabile,non si disincastra probabilmente già lei ci ha provato con scarsi risultati,ma questo non è una novità per me,mi è già capitato più volte di aver a che fare con queste dinamiche,prendo una seconda pietra e sbattendola riesco a romperla e sfilarla,tutta un altra cosa il cavallo appoggia fiducioso e rimontiamo entrambi ad una velocità estrema ,non c’è bisogno di parlare di andature tra noi,il suo cavallo ora è decisamente ok quindi è galoppo più lontano possibile da questo maledetto ruggito.
Incomincia ad albeggiare e obiettivamente siamo entrambi provati emotivamente ma anche più rilassati mi sembra di riguadagnare tutti sensi e ci scappa anche qualche sorriso distensivo,solo ora comincio a mettere quella poca tecnica che conosco,cambiamo diagonali,cambiamo assetto andiamo sul inforcatura,controllo Attila,respiro,gestisco andature e fondi,incominciamo a fare quello per cui sono qui,il cavaliere da fondo.
Più avanti incominciamo ad incontrare altri cavalieri e mi rendo conto osservandoli che finimenti,selle,vestiario dei cavalieri sono variegati di una moltitudine diversa ,certi addirittura con jeans al ginocchio e stivali in gomma tipo pescatore(mi fa male solo a pensare alle fiaccature a fine gara)
Ogni tanto quando osservo i cavalieri oggi e ne trovo qualcuno in una posizione anticonformista,magari per necessità e vezzeggiato,io invece lo guardo con stima e rispetto.
Veniamo eliminati per una lieve zoppia, dovuta ad una ripresa in un glomo ad un riesame ma onestamente dopo aver capito la causa di lieve entità mi sento sollevato.
Vado da Zulù e gli spiego allarmato quello che ho vissuto ,lui sboccia una grande risata “il percorso a volte si affianca al recinto probabilmente avrai avuto qualche leone a pochi metri e ti avrà sentito tieni bevi un po’ di vino sudafricano così riprendi colore che sei ancora bianco my friend “
Che cazzo Zulù!
Alla sera le premiazioni,non trovo nessuno dei ragazzi che gestivano il team,solo i capi che mi dicono che loro sono tutti a preparare la festa nelle scuderie,per loro è tradizione.
Trovo la ragazza svedese,lei ha finito ed è felice,viene da me ringraziandomi con un abbraccio estremamente sincero,un istante che mi farà sentire il vincitore per dispersione.
Poi ci spostiamo alle scuderie,lì si festeggia con rituali tipici,ci sono loro: i ragazzi che si occupano dei cavalli,
Charly mi domanda come sto?
io mi lamento delle fiaccature dovute alla sella a cui non sono abituato e per rincuorarmi chiedo come sono presi quelli in Jeans corti convinto che c’è chi sta peggio di me,ma ne esco frustato,niente non hanno niente,sono abituati.
Io gli mostro le mie ferite e lui ridendo mi porta in mezzo ad un gruppo con una signora senza un eta definita.
Per come è vestita ,per l’empatia che emana e per come si rapporta con Charly capisco subito che ho a che fare con una leader,deve essere come un guru per loro,mi induce a gesti ad abbassare i pantaloni?!?
Cosa?!
I pantaloni?!
Non sono mai stato pudico,mi guardo attorno e capisco che nessuno fa caso a me,tiro giù e la signora masticando una lingua africana incomprensibile ride,non ci vuole un traduttore per capire che mi sta prendendo per il culo!sempre parlando africano mette una sorta di miscela di erbe sulle fiaccature,l’ungento alle ginocchia ha un azione lenitiva istantanea,accetto quindi più volentieri il compromesso della presa per il culo in africano ,ok sistemato pure questo ora non ci resta che far festa e seguire le tradizioni,intorno al falò ci si passa questa bevanda tiepida tipo brodo vegetale,questo mi viene molto più difficile che i pantaloni non so manco se è commestibile perché l’odore è nauseabondo ma piuttosto che affrontare il rischio di offenderli sono disposto a bere tutto,anche il liquidò dei freni del camion che trasportava Attila…quindi giù.
Saluto tutti,per ultimo il mio compagno aquisito,addio Attila,scusami se non ti ho dato tutto me stesso e anche se per un istante ho pensato a sacrificarti,che Dio ti porti una vita serena.
Torno in aeroporto e stavolta passo al bar in tutta serenità senza alcun timore.
Da allora vivo la competizione in un altra dimensione,non ho più paura della sconfitta,e provo sempre a trasmettere questo a tutti quelli a cui insegno l’endurance,quasi sempre con scarsi risultati ma non demordo.
Ora a distanza di anni mi accorgo che non ho mai ringraziato per questa esperienza che ha cambiato il mio modo di approcciare la competizione e di affrontare le sconfitte come avrei dovuto e come meritate,provo a farlo ora dedicandovi questo racconto.
Thanks Marcello e Chiara per
aver pensato a me probabilmente sopravvalutandomi e per quanto riguarda te Zulù,proverò a guardare le stelle e quando ne vedrò una illuminarsi la prenderò come un occhio ai leoni my friend! Ma che c*zzo Zulù!