Alle 12:32, la Spagna è andata nel panico, a seguire Portogallo e Sud della Francia. Una violenta oscillazione nella rete elettrica ha scollegato l’intero sistema iberico da quello europeo. In pochi istanti, Madrid si è spenta, a Barcellona migliaia di turisti in ostaggio nelle metro, treni fermi a Siviglia, e in Galizia si sono formate lunghe code per accaparrarsi batterie e radio portatili. Il fabbisogno energetico è precipitato da 27.500 a 15.000 megawatt.
L’instabilità delle rinnovabili potrebbero avere un ruolo nel blackout di ieri, secondo Tabarelli, ma guai a demonizzarle. La vera sfida è renderle più stabili, secondo Tabarelli. “La Spagna è da tempo sotto i riflettori proprio per la rivoluzione energetica in corso: sta puntando molto sulle energie rinnovabili, che sono per loro natura più instabili e difficili da gestire con le attuali infrastrutture». (…) Certo l’instabilità che deriva dalle rinnovabili è un fenomeno che tutta l’Europa studia ogni giorno. Demonizzarla, però, sarebbe sbagliato oltre che inutile”, ha detto il Presidente di Nomisma Energia a La Stampa, aggiungendo che “neutralizzare qualsiasi tipo di incidente è impossibile”.
Ren, uno dei principali gestori portoghesi, ha dato la colpa ai guasti che si sono susseguiti sui sistemi elettrici, provocati da variazioni estreme di temperatura. Una spiegazione che non convince però Tabarelli. “Dare la colpa alle oscillazioni del termometro, insomma, mi sembra tanto una scusa. Le temperature sul territorio spagnolo non hanno subito variazioni così particolari rispetto agli ultimi anni. Invece, stiamo parlando di un blackout a cui non assistevamo da decenni. Penso alla grande domanda di energia elettrica negli Stati Uniti che negli Anni 70 aveva provocato non pochi problemi: il blackout più clamoroso risale al ‘73”.
Ma Tabarelli non è il solo ad avanzare una concausa delle rinnovabili nel grande “apagon” ( blackout in spagnolo) che ha interessato tutta la Spagna, il Portogallo e parte della Francia del sud. La Spagna, infatti, è il paese europeo che più di tutti ha scommesso sulle rinnovabili avviando un piano di conversione molto ambizioso. Già nel 2023 oltre il 50% dell’energia elettrica spagnola proveniva da fonti rinnovabili: l’eolico (24%) e il solare fotovoltaico (14%), insieme a tecnologie come il nucleare (20,3%) e la generazione di gas a ciclo combinato (17,2%). Un piano che ha come obiettivo il raggiungimento dell’81% di energia da fonti rinnovabili entri il 2030. Ma l’energia da fonti rinnovabili è per sua definizione “instabile” cioè muta a seconda delle condizioni atmosferiche (si pensi all’eolico e al fotovoltaico). E invece la rete elettrica ha bisogno di stabilità: la produzione di energia e la domanda devono sostanzialmente combaciare. Se c’è uno squilibrio, con una sovrapproduzione, viene chiesto alle fonti rinnovabili di staccarsi dalla rete. Un meccanismo che potrebbe essere alla base del blackout.
A rincarare la dose poi ci si è messo anche Andrea Ruggeri, ex deputato di Forza Italia, ed ex direttore de Il Riformista: “L’Europa dimostra di non reggere la prova con i fatti, la Spagna è l’apripista ideologico dei capricci dell’Europa”. Eppure, a Bruxelles nessuno pare ancora pronto a riconoscere l’errore “Una parte dell’Europa non regge l’urto dei suoi capricci, la transizione ecologica è bellissima ma va calata nella realtà”.
Chissà allora se questa episodio non metterà la parola fine al folle Green deal partorito dalla mente dell’ex commissario Frans Timmermans, verso una transizione energetica piu pragmatica ed attenta alla neutralità tecnologica e alle esigenze di famiglie ed imprese europee, come da tempo i partiti di centro destra del parlamento europeo ( su tutti Fdi e Lega) stanno cercando di spiegare da tempo