L’ultimo grande messaggio di Papa Francesco al Mondo 

«Andarsene il giorno dopo la Resurrezione vuol dire restare legato al proprio destino e quello di Cristo in presenza e in assenza» questo, squarcio di luce purissima nel buio che ancora lo attanaglia, il commento di Vittorio Sgarbi per «l’a Dio» di Papa Francesco nel giorno del “Lunedì dell’Angelo”.

Già, almeno agli occhi di chi non crede, solo una coincidenza la dipartita del Santo padre nel giorno successivo alla Resurrezione di Cristo. Ma non certo la sola, considerando che questa Pasqua 2025, tanto per i cattolici che per gli ortodossi, coincideva pure come stessa data di calendario per questa importante e solenne celebrazione cristiana. E non sappiamo quanto le famose 3 coincidenze che costituirebbero una prova c’entrino qualcosa…comunque una Pasqua che ha pure registrato, quasi a significare un legame tra Cielo e Terra, persino un dialogo per interposta persona, il vice J.D. Vance, tra il Papa e «l’uomo più potente del Mondo»: quel rieletto Presidente USA grazie anche alla sua promessa, in eco agli appelli del Papa, di porre fine a questa mascherata «3^ Guerra Mondiale a pezzettini» cercando un accordo con il suo parimenti armato e molto determinato omologo in Europa che guida la Russia e – non dimentichiamolo – nel podio anche lui degli uomini più potenti della Terra.  

Stiamo parlando di quel lucido stratega che è Vladimir Putin (basti pensare al BRICS) che, certamente occidentale ma prima di tutto europeo per profonde radici cristiane e culturali, pur sapendo con chi deve confrontarsi adesso e condividendone appieno l’obiettivo finale, in ogni caso pretende dagli USA garanzie per una trattativa certamente utile per entrambe le parti, oltre che per il mondo. Ma non per un cessate il fuoco momentaneo o compromessi che nel tempo possano trasformarsi in nuovi focolai di tensione… bensì vuole accordi precisi e definitivi da sottoscrivere, come condicio sine qua non per una «Pace duratura» quantomeno in Europa.

D’altronde Putin lo fa partendo da un innegabile dato di fatto che è Storia: «la Pace che ora si invoca già esisteva fino al 2022, e ben solida in Europa da 33 anni». E senza neppure bisogno di chissà quali grandi eserciti nazionali, o continentali, perché da contrappeso variabile nel gioco tra le grandi potenze (il famoso «Vecchio Continente faro di civiltà e ago della bilancia del Mondo») se l’Europa non ha avuto guerre prima di questa, più che agli armamenti, alla NATO o alla protezione degli Usa – diciamolo chiaramente – lo deve soprattutto a una pace fondata principalmente su quei valori cristiani condivisi fino in fondo da tutti e che erano, e sono comunque, l’identità stessa dell’Occidente, dagli Urali a oltre Atlantico.

Il risultato di quel capolavoro assoluto di geopolitica di una «Europa che respira(va) a due polmoni, uno a Est e uno a Ovest» firmato dal Papa e Santo Giovanni Paolo II a conclusione del lungo lavoro del Vaticano (ma condotto sul campo, al servizio di 4 Papi e in giro per tutto il Mondo, dal Cardinale pugliese Francesco Colasuonno) che pose fine alla Guerra Fredda e con tanto di Nobel per la Pace nel 1990 al “Padre della perestroika” Mikhail Gorbachev, lasciando in prospettiva a Wojtyla il ben più alto premio che ha meritato. Questa la storia di una pace durata fino al 24 febbraio 2022 e cioè quando «l’abbaiare della NATO alla porta della Russia» ha poi indotto il Capo del Cremlino a invadere preventivamente l’Ucraina (la famosa “Trappola di Tucidide”) per difendere la sicurezza della sua nazione.

Tesi peraltro confermata dalle dichiarazioni del rieletto inquilino alla Casa Bianca nonchè ex Presidente degli Usa – e dunque quantomeno informato dei fatti di casa sua – che sta mandando all’aria tutto quel racconto su una «invasione dell’Ucraina da parte di Putin per ricostituire l’impero sovietico» che tanto appassiona soprattutto gli intellettuali e i media progressisti.  Nel solco di quel «Nessuna Pace è possibile senza Verità» di chi la pace l’ha costruita davvero (Wojtyla) è infatti un Donald Trump che, senza mezzi termini, non ha esitato a definire «stupido Presidente» il suo predecessore Biden per “aver fatto scoppiare una guerra che lui non avrebbe mai permesso” e illudendo pure, insieme ai suoi sodali per un verosimile nuovo ordine mondiale, «un dittatore senza elezioni …e mediocre attore comico», il presidente Zelensky, che l’avrebbe potuta vincere con il suo aiuto e quello dell’Europa.

Piaccia o non piaccia ai sostenitori di utopiche ideologie che nulla hanno a che fare la Realpolitik, questa la verità scomoda che ha dovuto tirare fuori Donal Trump anche perché, nelle condizioni che ha ereditato e dovendo ora necessariamente giocare a carte scoperte «la partita al Risiko reale da cui dipendono le sorti dell’Umanità», non può certo permettersi di bleffare più di tanto, e men che meno con Putin. Almeno se vuole mantenere la più importante delle grandi promesse che ha fatto: quella di far finire al più presto la guerra madre che sta insanguinando l’Europa, contando anche sul fatto che, parte direttamente coinvolta la Russia, anche lo zar vuole la stessa cosa, e sicuramente più di lui.

Stendendo un velo pietoso sul teatrino in atto sin dall’inizio del conflitto tra impreparazione o, con inaudito ma non nuovo cinismo, per lucrarvici su per immensi guadagni globali o statali, oppure anche semplici  consensi di partito (basti pensare alla campagna in atto in Italia per demolire Giorgia Meloni e unico premier europeo chiaramente apprezzato dagli Usa) nessuna meraviglia dunque se Trump, in assenza di una UE di fatto e non solo di nome, abbia deciso di trattare da solo a solo con Putin. D’altronde sia Trump che Putin sanno entrambi che «la Pace subito sarebbe più che possibile semplicemente tornando allo status quo ante bellum». Ma, facile più a dirsi più che a farsi, per i tanti sconvolti equilibri e le cambiate condizioni, non esiste certo modo per far tornare indietro le lancette del tempo.

Ora non sappiamo quanto possa esservi di vero in quella «pallottola deviata da Dio» che ha salvato Trump un anno fa come Wojtyla trent’anni prima, e mentre entrambi erano impegnati a cercare di costruire la pace come in tutte le maniere stava facendo Papa Francesco. Ma proprio pensando a Lui, alle strane coincidenze riportate nel nostro incipit e a quel famoso «i disegni di Dio sono imperscrutabili»… un nesso, almeno noi, l’abbiamo trovato pensando che quello che gli non era riuscito in vita, riunire intorno a sé tutti i potenti del mondo e i fratelli delle altre religioni per parlare di Pace, gli è però potuto riuscire raggiungendo “La casa del Padre”.

Non sappiamo quanti possano leggere nello stesso modo le cose, ma questo «a Dio» di Papa Francesco è per noi un messaggio al Mondo che più forte e chiaro di così non poteva essere. Ad altri raccoglierlo.

Enrico Tedeschi

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