Post sit-in a Bari 29 Aprile – Manifestazione indetta dalla Rete Difesa del Fiume Tara

La politica fugge: Vergognosa assenza della Regione Puglia sul progetto del Dissalatore Tara

Il sit-in si è tenuto nel pomeriggio di martedì 29 Aprile, davanti alla sede della Presidenza della Regione Puglia a Bari.

Una manifestazione civile e determinata per ribadire la volontà della comunità jonica di ottenere un dialogo diretto con i vertici politici regionali, in particolare con il Presidente Emiliano, responsabili dell’avallo a un progetto impattante e contestato come quello del dissalatore sul fiume Tara.

Eppure, la politica non si è presentata. Ancora una volta.

In risposta alla richiesta di un confronto diretto, sono stati inviati – come già accaduto in altre occasioni – solo tecnici di AQP, ARPA e Regione. Nessun rappresentante politico ha avuto il coraggio di metterci la faccia. È una scelta grave, inaccettabile. È la conferma che si sta tentando di far passare un’opera di portata strategica come una questione meramente tecnica, nel tentativo di deresponsabilizzare chi dovrebbe invece assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini.

La parte politica si sottrae al confronto con una collettività ferita, delusa e sfruttata.

Riteniamo profondamente scorretto che la Regione Puglia continui a trattare il progetto come un affare da tavolo tecnico, quando è chiaro a tutti che siamo di fronte a una scelta politica, non tecnica. Un’opera da oltre 100 milioni di euro, nel cuore di un ecosistema fragile e già compromesso, che avrà conseguenze durature e irreversibili. È questo il modo con cui si gestisce una transizione ecologica?

Gli stessi tecnici facevano notare come attorno al luogo designato esistano già molteplici strutture impattanti ma ciò non significa che la presenza di un danno possa giustificarne di nuovi. Dove si articola in questo modo lo sviluppo sostenibile? Significa forse che, poiché Taranto è già una zona sacrificata, debba continuare a esserlo senza troppe remore?

Noi diciamo no. Taranto non è sacrificabile.

Anche dal punto di vista tecnico, restano dei controsensi. AQP ha ribadito che il dissalatore è parte di una strategia secondaria rispetto alla prioritaria riduzione delle perdite idriche. Ma allora perché investire in un impianto energivoro, invasivo, impattante e soprattutto costoso, invece di concentrare risorse sull’ammodernamento delle reti, sul riuso delle acque reflue, sul ripristino degli impianti esistenti, spesso fermi o mutili?

Cementificare, estirpare centinaia di alberi, posare chilometri di nuove condotte e scaricare salamoia in mare non è sostenibilità. È un attacco a un territorio stremato, aggravato dalla crisi climatica e ambientale.

La politica regionale smetta di nascondersi. Non potete ignorare la voce della comunità, non potete sfuggire per sempre a chi difende il fiume, il mare, la dignità del nostro territorio. Il silenzio oggi è assordante. E chi tace, acconsente.

La lotta continua. Il fiume non si tocca.

 

Rete Difesa del Fiume Tara
Cittadini, Comitati, Associazioni del territorio jonico

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