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Blackout e alta tecnologia: un paradosso del nostro tempo

di Tommaso Garofalo

Il recente blackout che ha colpito Portogallo, Spagna e parte della Francia, proprio all’indomani del Primo Maggio – e non a caso lo sottolineo, perché questa è la festa massima, il riconoscimento dell’operosità umana – mi porta a una considerazione che ritengo doverosa.

Come è possibile che in un’epoca di tecnologia così avanzata, ci troviamo di fronte a eventi del genere?

Perché, nei momenti di grande bisogno e necessità, dobbiamo spesso fare ricorso a tecnologie che consideriamo superate rispetto a quelle attuali?

Credo che in tutto questo debba esserci un punto focale ben preciso: l’essere umano, l’individuo in quanto tale, deve rimanere il centro.

Sarebbe un grave errore lasciare che la tecnologia e tutto ciò che essa comporta diventino il nostro fine ultimo, il nostro padrone.

Al contrario, tutto ciò che possediamo in termini di capacità e strumenti tecnologici deve essere orientato al benessere dell’uomo.

Dobbiamo assolutamente evitare che questo progresso si trasformi in una limitazione per l’individuo, in una prigione dorata fatta di dipendenza e vulnerabilità.

Questo blackout, proprio all’indomani di una celebrazione del lavoro umano, mi spinge a riflettere sul delicato equilibrio tra il nostro ingegno e la nostra dipendenza dalle sue creazioni.

Forse la risposta sta nella complessità dei sistemi che abbiamo costruito, così interconnessi da rendere un guasto in un punto critico capace di propagarsi su vasta scala.

La tecnologia avanzata ci offre indubbiamente soluzioni straordinarie, ma introduce anche nuove fragilità, che possono manifestarsi attraverso cyberattacchi, guasti imprevisti o eventi naturali estremi.

La necessità di riscoprire e utilizzare tecnologie più semplici in momenti di crisi non la vedo come una sconfitta, ma piuttosto come un segno di lungimiranza.

Mantenere vive competenze e sistemi più basilari può rappresentare una rete di sicurezza fondamentale quando l’innovazione fallisce.

Il mio pensiero è che, in questa corsa al progresso, non dobbiamo mai perdere di vista l’importanza dell’individuo.

La tecnologia dovrebbe essere un mezzo per amplificare le nostre capacità, per migliorare la nostra vita, per garantirci sicurezza, ma senza mai erodere la nostra autonomia e la nostra centralità nel mondo.

Questo blackout, inaspettato e significativo, ci ricorda che la vera sfida è trovare un equilibrio tra l’entusiasmo per l’innovazione e la necessità di una resilienza che metta sempre al primo posto l’essere umano e la sua operosità, proprio come celebriamo ogni Primo Maggio.

Tommaso Garofalo

 

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