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Nonostante la pluralità dei canali nei salotti televisivi spuntano sempre gli stessi ospiti, indipendentemente dall’indirizzo politico che, in linea teorica, il programma segue. Ne consegue un dibattito impoverito, poiché, nonostante i punti di vista “opposti”, è come se non venisse accettata una voce dissonante dalle solite parti, riducendo anche i più rinomati programmi in un misero show politico.

Quando viene dato spazio ad un ospite diverso, non comune, è solo per la visibilità che quel determinato personaggio ha ottenuto ed invitato solo per rimettere il gioco in pari. Lo spazio concesso al “diverso” è come se venisse dato solo per far si che le solite fazioni possano abbattere quel sassolino che ha osato smuovere il loro laghetto calmo.

Questo fenomeno lo abbiamo potuto osservare in modo sempre più accentuato dall’era Covid, quando si dava spazio sempre agli stessi esperti di settore ostracizzando tutte le voci dissonanti. Successivamente con lo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina , dove si è data voce ad un solo filone di pensiero andando a creare una vera e propria propaganda, che in modo unanime ha silenziato pareri scettici e continua a farlo.

 Gli ulteriori  esempi che potrebbero essere riportati sono molteplici e spaziano dal più semplice al più articolato e distante dalla nostra sfera quotidiana, la prassi però è sempre la stessa : bombardare di notizie, spesso distorte e spezzettate, poi etichettare la controparte con parole ad effetto (usandole fino ad inflazionarne il significato) affibbiandogli un etichetta che faccia scalpore, infine invitare un personaggio che “rappresenti” il dissenso del momento per attaccarlo, rafforzando agli occhi del pubblico la tesi dominante.

Interessante notare come la politica tutta si schieri a seconda se si trovi al governo o meno. L’opposizione cavalca l’onda che si crea nell’opinione pubblica su una determinata tematica mentre la maggioranza prende le parti dell’informazione dominante del momento e questi due schieramenti si scambiano al variare dei cicli governativi, come se il programma che millantano fosse solamente una facciata elettorale del momento.

Purtroppo questo è il dibattito italiano, un continuo susseguirsi di scontri senza però alcuna novità, con un sistematico allontanamento di quotidiani che invece tentano di fare buona informazione, provando a dare uno scossone a questa società, ormai abituata e a tratti esausta di questo meccanismo, lasciato da tempo nelle solite mani di pochi “prescelti”.

La domanda sorge spontanea, come si può chiamare informazione un dibattito che sembra essere costruito a tavolino?

Come si può pretendere di informare ed educare un elettorato se addestrato solamente sulla divisione e scontro con l’altro?

Nella vita quotidiana, per fortuna, possiamo ancora notare che non tutto è perduto, quasi come se fosse in atto uno scontro tra idee , le dominanti e le alternative, tra omologazione e pluralità di visioni.

Nicolò Giuseppe Romano

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