“I funerali hanno dato l’impressione che si sia risolto il problema principale del pontificato, quello cioè della divisione della Chiesa, che in qualche modo coinvolgeva lo stesso Bergoglio. Purtroppo la divisione è rimasta, con il paradosso per cui favorevoli a Francesco sono per lo più i laici mentre contrari sono spesso i credenti”. Parole del novantaquattrenne cardinale Ruini. Ed infatti piazza san Pietro era piena zeppa di laici, poche suore, pochi preti, pochi credenti… Ma che dice il cardinale?

“Il conclave restituisca la Chiesa ai cattolici”. Altre parole del cardinale. E chi sarebbero i cattolici cui dovrebbe essere restituita la Chiesa? Ovviamente quelli come lui, i conservatori legati troppo al Catechismo e poco al vangelo, a differenza di papa Francesco.

Ma per avere un’idea delle posizioni del cardinale Ruini, affezionato a mio parere ad una Chiesa “rimasta indietro di duecento anni”, come ebbe a dire il cardinale Carlo Maria Martini, trascrivo qui di seguito un mio scritto apparso su La Stampa il 24 gennaio del 2007.

“Da un po’ sentivamo la mancanza della voce del cardinale Camillo Ruini, ed eccolo, nella prolusione al Consiglio Permanente della Cei, tornare sui temi diventati una vera ossessione per la Chiesa: i Pacs, le coppie gay, l’eutanasia. Se uno volesse andare a cercare qualcosa nel Vangelo che possa collegarsi a questi problemi, farebbe una inutile fatica. Tranne i discorsi di Gesù sul divorzio, che riguardano marito e moglie, non c’è una sola parola che possa minimamente alludere ad una discriminazione tra persone che stanno insieme perché si amano e vogliono procreare, e persone che stanno insieme perché si amano e non vogliono o non possono procreare. Nulla. Non erano problemi, se di problemi si tratta, che interessavano al Signore. Il cardinale si è mostrato addolorato poi per il “no al funerale religioso” per Welby: “Nel prendere una tale decisione non è mancata la consapevolezza di arrecare purtroppo dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti, mosse da sentimenti di umana pietà e solidarietà verso chi soffre”. Come non vedere in queste parole una bella dose d’ipocrisia?”.

Renato Pierri

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