Schiacciato
(Dedicato a Gianfranco Conte, morto a Brindisi sul lavoro)
Non è ora per uno schiacciamento,
eppure trova il momento la morte
per dire la sua.
In un angolo oscuro sollevando
il grosso peso rimane
compresso da un macchinario
dicono che da un delitto involontario
la morte non trova la sua mano
e la vita rimane paralizzata
da un omicidio colposo.
Senza crudeltà ma senza tregua
galleggia nell’annuncio
la vita sospesa da un castigo
senza esecutore, ma con un mezzo
pesante che taglia la respirazione
quando il silenzio fa
un buco in mezzo al pensiero
e il tentativo di muovere una gamba,
di stendere un braccio
diviene un prolungamento del sangue.
Piange, piange una famiglia
la perdita di un figlio.
Piange, piange la società per quello
che non è naturale, per quello
che si accetta come rischio,
dovuto a una cultura
al bordo dello scendere
nella barbarie.
Dedicata all’operaio di Seresina
morto nel Bresciano
Un altro casco giallo
Dicono che il 28 aprile
si festeggia la sicurezza sul lavoro.
E poi si apre un coro
di morti che si susseguono.
A Soresina due giorni dopo
uno schiacciamento taglia il fiato
taglia il momento e il naturale addio
di un operaio ucciso da un mini escavatore
che immediatamente cambia colore
sotto l’ultimo sguardo
che gli permette di guardarsi.
Mille secondi di vita
muoiono nelle sue vene,
morendo in una vita
per entrare in un’altra
la cronaca, i numeri
che incominciano a fare male
nella memoria.
Un’altra morte, la stessa storia
e un angelo che dice
“stai tra gli uomini
non esiste cura per la morte”.
Yuli Cruz Lezcano