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di Enzo Varricchio

 Martedì 6 maggio 2025,  in occasione delle celebrazioni del 938° anniversario della traslazione a Bari delle spoglie di San Nicola di Myra,  nella basilica  nicolaiana del capoluogo pugliese, si terrà il convegno: “Da Nicea a Bari. Sinodalità e unità”.

L’iniziativa segue il convegno dal titolo “The Confession of the Council of Nicaea: History and Theology”, con la concomitante mostra intitolata  “Of All Things Visible and Invisible”, organizzati a Roma lo scorso febbraio dalla Pontificia Università Gregoriana, mentre precede lo stesso convegno in programma all’Università di Münster dal 15 al 17 ottobre, però quello barese con un tema più orientato all’ecumenismo che alle questioni teologiche.

Il Concilio o “sinodo” di Nicea (l’odierna città turca di İznik), tenutosi nel 325 d.C., fu il primo concilio ecumenico della storia della Chiesa cristiana, convocato dall’imperatore Costantino il Grande per affrontare la controversia arianista, un’eresia sostenuta dal teologo berbero Ario di Alessandria, che negava la Trinità e la divinità di Cristo, affermando che questi fosse creato da Dio e non co-eterno col padre, bensì a Lui inferiore.  Le controversie religiose minacciavano la stabilità dell’impero e il concilio mirava a definire il credo cristiano e a preservare l’unità della Chiesa, sia dal punto di vista teologico che politico, attesa la presenza di circa 300 vescovi, tra legati del Papa e rappresentanti della Chiesa orientale. Alla fine si giunse alla condanna dell’arianesimo e si stabilì il Credo cosiddetto “niceno”, recitato ogni domenica nelle nostre liturgie, che definisce Cristo come “Figlio di Dio, generato non creato, della stessa sostanza del Padre”.

Il legame tra la città di Bari e il Concilio è dato dalla presenza  (invero alquanto discussa) a Nicea del vescovo di Myra (nell’attuale Turchia sud-occidentale) Nicola di Patara, vissuto a cavallo tra il terzo e il quarto secolo d.C., in seguito diventato San Nicola a Roma e in Occidente, forse il più popolare tra i santi della Cristianità, le cui spoglie mortali furono trafugate da Myra nel 1087 da un piccolo esercito di baresi e poi inumate nel sacello tombale all’interno della splendida basilica in stile romanico-pugliese eretta in suo onore. Una leggenda vuole che, durante i lavori del sinodo niceano, il Santo abbia schiaffeggiato Ario in persona, tanto dirompente era il suo sdegno avverso le dottrine postulate dall’eresiarca alessandrino.

Il gesto passò comunque alla storia e fu immortalato dai pittori, rimanendo tra gli aneddoti biografici più famosi di San Nicola, quale paladino del dogma trinitario e dell’ecumenismo.

A dire il vero,  Nicea non risolse del tutto la questione, che si amplificò anzi fino allo scisma d’oriente del 1054, allorquando la Chiesa latina aveva aggiunto l’espressione del Filioque al Credo niceno-costantinopolitano; tuttavia, il sinodo del 325 è ancor oggi considerato un punto di riferimento per la teologia cristiana e una “pietra miliare” nella storia della Chiesa, come lo ha definito Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025, poiché rappresenta un tentativo di raggiungere l’unità teologica e di definire la natura di Dio. Ciò, con buona pace dei romanzieri come Dan Brown, il quale in “Il codice da Vinci”, giunse addirittura ad affermare che a Nicea l’imperatore Costantino abbia imposto forzosamente ai vescovi recalcitranti la divinizzazione di Gesù, sino ad allora messa in dubbio.

In ogni caso, l’occasione è propizia per ricordare un evento storico importante ma un po’ trascurato dei rapporti tra Oriente e Occidente, dei quali San Nicola e la Puglia tutta sono intermediari per ragioni storiche e geografiche che lo stesso Papa Bergoglio ebbe modo di sottolineare nel corso delle sue due visite a Bari.

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