Approvato dal Consiglio dei Ministri il DEF, oggi Documento di Finanza Pubblica (DEP) con una crescita quest’anno dimezzata rispetto al valore esposto nel Piano Strutturale di Bilancio. Intanto un giornale svizzero riporta la notizia che, a livello diplomatico si è convinti che la von der Leyen debba dimettersi. Italia penalizzata nelle entrare fiscali da società italiane come Exor, la holding di casa Agnelli, la Ferrari, Cementir di Gaetano Caltagirone, Campari, Ariston Holding, Mediaset, Brembo e società controllate da ENI ed ENEL ,che hanno trasferito la sede legale in Olanda. Non solo l’Olanda pratica regimi fiscali discriminanti ma anche l’Irlanda, Cipro, Malta che è un paradiso fiscale. Che dire infine che nella borsa della UE, Euronext, non ci sono Germania e Spagna? La borsa spagnola è associata alla borsa della Svizzera! Altro che Unione europea.
Una Unione europea che consente ad alcuni stati di provocare danni finanziari, a causa di legislazioni fiscali e societarie permissive. Questo poteva essere, se non giustificato mal tollerato ma oggi la situazione economica con le modificazioni apportate a livello globale dal nuovo presidente Trump induce, a intervenire per correggere le disparità normative fiscali tra stati membri.
Intanto l’economia italiana quest’anno crescerà dello 0,6%, rispetto al + 1,2% stimato sei mesi fa come riportato nel Documento di Finanza Pubblica (già DEF).
Toccate al ribasso le previsioni per il 2026 e il 2027. II valore di crescita è allineato con l’ultimo aggiornamento della Banca d’Italia, ma dimezzato rispetto al valore indicato nel Piano Strutturale di Bilancio di sei mesi fa. Valori diversi da quelli del Fondo Monetario Internazionale, che stimano la crescita italiana per questo anno allo 0.4% a cui dovrebbe seguire un + 0,8% nel 2026. Intanto un giornale svizzero riporta una notizia “bomba”. Die Weltwoche, citando fonti diplomatiche, comunica che sono auspicate le dimissioni della von der Leyen. Dimissioni connesse alla determinazione della presidente della commissione di scontarsi frontalmente con Trump sulla guerra in Ucraina.
Si legge sul giornale che la politica dell’UE è chiaramente in crisi. A Occidente, la disputa commerciale con gli Stati Uniti, a Oriente, il conflitto in Ucraina e un intensificarsi della disputa con la Russia (anche le sanzioni sono una forma di guerra commerciale), oltre a uno scontro continuo con la Cina.
All’interno dell’Unione Europea continue vessazioni nei confronti di uno Stato membro come l’Ungheria, che insiste sulla propria sovranità e sui propri diritti democratici di partecipazione. L’adagio dice: il pesce puzza dalla testa. La presidente della Commissione von der Leyen quando Trump dice “accordo”, lei dice “nessun accordo”. L’UE è isolata nel processo di pace per l’Ucraina.
La vicenda ha una storia che non depone a favore delle capacità diplomatiche di von der Leyen o della sua presunta statura da statista. Ha interferito nella campagna elettorale statunitense e si è schierata risolutamente con Biden. Anche dal punto di vista economico la situazione non sembra particolarmente rosea, l’atteggiamento responsabile nei confronti di Trump non è certamente di alcuna utilità nella controversia commerciale. A ciò si aggiungono le tendenze verso uno stato di super-sorveglianza e le continue lotte con la democrazia.
I diplomatici dell’UE minacciano apertamente di privare l’Ungheria del diritto di voto.
Indimenticabili sono anche le manovre legate al Coronavirus, i messaggi segreti e il rifiuto di garantire la trasparenza sugli accordi segreti. In breve, l’UE versa in condizioni deplorevolmente pessime. In qualsiasi stato normale la domanda da porsi sarebbe se la leadership sia ancora quella giusta. Ma l’UE non è uno Stato, e tanto meno uno Stato normale.
Tuttavia, negli ambienti diplomatici si vocifera che gli alti funzionari dell’UE ritengono sempre più von der Leyen una persona tossica. Le dimissioni potrebbero sbloccare molte situazioni. Un cambio al vertice darebbe, almeno alla politica europea, la possibilità di diventare di nuovo più diversificata e aperta, sia verso l’Occidente che verso l’Oriente.
Sul piano fiscale inoltre le discriminazioni sono costosissime, altro che dazi! Una Unione in cui alcuni Paesi fanno la guerra agli altri con le profonde differenze nella tassazione delle imprese e dei cittadini? Quale equità esiste nei regimi fiscali per Paesi che si vantano di far parte della Ue, quando, attraverso la leva fiscale fanno guerra agli altri Paesi? Un esempio? II regime giuridico e fiscale olandese in generale, e in particolare quello della tassazione delle società, è tale che molte aziende italiane hanno trasferito la sede legale in Olanda, quotandosi alla Borsa di Amsterdam. I nomi? Exor, la holding di casa Agnelli, la Ferrari, Cementir di Gaetano Caltagirone, Campari, Ariston Holding, Mediaset, Brembo e società controllate da ENI ed ENEL.
Non solo l’Olanda pratica regimi fiscali discriminanti ma anche l’Irlanda, Cipro, Malta che è un paradiso fiscale. Che dire infine che nella borsa della UE, Euronext, non ci sono Germania e Spagna? La borsa spagnola è associata alla borsa della Svizzera! Altro che Unione europea.