La manutenzione stradale costa 60 milioni l’anno, altri 150 per costi ambientali e sociali, e quasi 3 mila morti a causa dell’inquinamento
La Capitale, con un numero di interventi che varia tra i 300 e i 600 l’anno, è un enorme cantiere a cielo aperto. La manutenzione delle infrastrutture è una necessità fondamentale per garantire sicurezza e vivibilità, ma la modalità con cui questi lavori sono pianificati e realizzati evidenzia lacune grandi quanto voragini stradali, soprattutto sotto il profilo della sostenibilità. Gli effetti negativi non si limitano all’ambiente, ma hanno gravi ripercussioni sull’economia cittadina e sulla salute pubblica. Eppure, nonostante una consapevolezza sempre più crescente del problema, molte delle misure necessarie restano sulla carta o risultano insufficienti.
Costi elevati, risultati scarsi
“Ogni anno – interviene Fabio Desideri, segretario nazionale di Pensiero Popolare Italiano – Roma spende oltre 60 milioni di euro in costi operativi diretti per la manutenzione stradale. A questi si sommano fino a 150 milioni di euro in costi indiretti, derivanti da traffico congestionato, tempi di percorrenza raddoppiati, aumento del consumo di carburante e peggioramento della qualità dell’aria”.
Ciascun intervento su una via nevralgica comporta ore perse per cittadini, lavoratori, mezzi pubblici e imprese, con gravi ripercussioni sull’economia urbana. “È un paradosso aggiunge Desideri – si interviene per migliorare la mobilità, ma si finisce per comprometterla ulteriormente. Questi numeri evidenziano una gestione inefficiente e frammentata degli interventi, spesso causata dalla scarsa pianificazione e dall’assenza di un reale coordinamento tra enti e soggetti coinvolti”.
La questione ambientale: una spirale tossica
I cantieri stradali a Roma generano oltre un milione di tonnellate di rifiuti inerti (detriti, materiali di scavo, asfalto e calcestruzzo), che devono essere trasportati e smaltiti. Questa movimentazione comporta circa 55.000 viaggi di autocarri pesanti sulle strade della città, contribuendo in modo significativo all’inquinamento atmosferico attraverso l’aumento delle emissioni di CO₂, delle polveri sottili (PM10), del rumore e dell’usura del manto stradale.
Nel 2023, la stazione di monitoraggio di Tiburtina ha registrato 31 superamenti del valore limite giornaliero di PM10, fissato a 50 µg/m³, con un massimo di 35 giorni consentiti all’anno. Questo indica un significativo impatto sulla qualità dell’aria, con conseguenze dirette sulla salute dei cittadini, in particolare sui soggetti più vulnerabili come bambini, anziani e persone con patologie respiratorie.
Sono 150 milioni di euro i costi indiretti per traffico congestionato e quasi 3 mila morti a causa dell’inquinamento (ph PXL)
Roma, città fragile
L’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei principali rischi ambientali per la salute umana. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2021 in Italia si sono registrate oltre 40.000 morti premature attribuibili all’esposizione a livelli elevati di particolato fine (PM2.5) e più di 16.000 decessi legati al biossido di azoto (NO₂). Stime recenti (2023) dell’Osservatorio sull’Inquinamento Atmosferico di Roma (ASviS) indicano che a Roma si registrano fino a 2.755 morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con un tasso di mortalità evitabile tra i più elevati tra le città italiane.
Roma, del resto, non è una città qualsiasi: è un organismo urbano complesso e stratificato, con un patrimonio storico, archeologico e urbanistico unico al mondo. Intervenire sulle sue strade significa muoversi su un terreno fragile, dove ogni scavo può incontrare vincoli archeologici o infrastrutture compromesse. Questa fragilità impone una riflessione più ampia e responsabile su come, dove e quando si pianificano gli interventi, tenendo conto non solo delle necessità di manutenzione, ma anche dell’impatto che tali operazioni hanno sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Tecnologie ferme e caos gestionale
Una delle criticità più rilevanti nella gestione dei cantieri stradali a Roma è la mancanza di una piattaforma unica che coordini enti pubblici, aziende e gestori dei servizi, con il risultato di interventi sovrapposti, dispersioni di risorse e gravi inefficienze operative. A questa disorganizzazione si aggiunge il ritardo nell’adozione di tecnologie sostenibili, nonostante siano già disponibili soluzioni a basso impatto ambientale, come l’impiego di materiali riciclati e tecniche di rigenerazione dell’asfalto. Il Decreto Milleproroghe 2023 ha ulteriormente rallentato questa transizione, rinviando al 4 novembre 2024 l’obbligo di adeguamento degli impianti di recupero inerti ai criteri End of Waste. Una scelta che di fatto ha congelato l’innovazione in un settore strategico per la sostenibilità urbana.

I cantieri stradali generano oltre un milione di tonnellate di rifiuti inerti (ph web)
Ripensare la manutenzione urbana
Per affrontare le criticità legate ai cantieri stradali, Roma ha urgente bisogno di un cambiamento strutturale che orienti la manutenzione urbana verso modelli più efficienti e sostenibili. La digitalizzazione e il monitoraggio centralizzato sono essenziali, con una piattaforma unica che migliori il coordinamento tra enti, aziende e utility, evitando sovrapposizioni e ottimizzando le risorse. Inoltre, è necessario incentivare l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale, con l’uso di materiali riciclati e tecnologie a basso impatto ambientale, in grado di ridurre l’impatto ecologico e i costi operativi.
Secondo l’ingegner Desideri “L’introduzione di una piattaforma digitale integrata non è più un’opzione, ma una necessità per evitare gli sprechi e migliorare l’efficienza del sistema. Il coordinamento tra i vari enti e la digitalizzazione dei processi sono la chiave per ridurre l’impatto negativo della necessaria manutenzione.”
Un altro aspetto cruciale è la pianificazione condivisa e trasparente: i cittadini devono poter accedere in tempo reale a informazioni sui lavori e sulle alternative di viabilità, attraverso applicazioni digitali e canali informativi aggiornati. “Infine, – conclude – per alleviare il traffico e migliorare la qualità dell’aria, è necessario investire nel trasporto pubblico e nella mobilità sostenibile, come il trasporto elettrico, il car sharing ecologico e la rete ciclabile”.