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Nel grembo antico della Basilicata, la montagna lucana si erge come un tempio naturale, ancora vergine di clamori e perfetta nella sua ieratica solennità. Valorizzare questo patrimonio non significa solo promuovere un territorio, ma risvegliare un’anima ancestrale che si cela tra le sue vette ammantate di silenzi e nei suoi siti archeologici, che parlano all’uomo contemporaneo con la voce del mito.
 Le montagne, scrigni sacri della natura. La Lucania montana si offre allo sguardo come un arazzo verticale di boschi vetusti, falesie scolpite dal tempo e piccoli borghi che sembrano usciti da un affresco medievale. Il massiccio del Pollino, con i suoi pini loricati che sfidano il tempo, è un altare naturale dove il cielo sembra più vicino. Camminare qui è come sfogliare un libro cosmico inciso sulla pietra.
Il Nonte Sirino detto “il gigante dormiente”, domina la valle del Noce e, nelle giornate terse, riflette le sue nevi nella calma specchiante del lago Laudemio, dove – secondo leggende pastorali, si specchiavano le ninfe dei boschi.
Le Dolomiti Lucane, pinnacoli d’arenaria che si ergono come dita di giganti, sono l’epifania della Basilicata tellurica e visionaria. A Castelmezzano e Pietrapertosa, il paesaggio scolpito si fonde con l’invisibile: le rocce sembrano custodire formule, le case aggrappate ai dirupi recitano silenziose litanie di resistenza.
La Basilicata montana ci rivela anche il suo volto più affascinante: quello archeologico e misterico. A Grumentum, l’antica città romana, le rovine dell’anfiteatro e delle terme parlano di una civiltà che univa forza e introspezione. Il Santuario della Madonna di Anglona, abbarbicato su una collina tra il Sinni e l’Agri, è una sinfonia di architettura e misticismo: qui le cupole bizantine sembrano germinare dal suolo come fiori eterni.
Il Sito megalitico di Monticchio, nei pressi dei laghi vulcanici, si presenta come un orologio sacro, dove pietre allineate secondo i solstizi interrogano il cielo. Nei pressi, l’abbazia di San Michele, incastonata nella roccia, rivela nelle sue cripte un’iconografia che ricorda simboli gnostici e templari.
E ancora, i Calanchi di Aliano, paesaggio lunare e mistico che ospitò lo spirito inquieto di Carlo Levi, sono oggi un altare naturale dove la solitudine si trasfigura in visione.
Ogni rovina è oracolo, ogni crepa nella roccia è un alfabeto dimenticato da decifrare.
Per far risplendere la montagna lucana nel panorama culturale internazionale, bisogna valorizzare con visione; occorre una sinergia tra enti locali, istituzioni culturali e nuove progettualità artistiche. Bisogna trasformare borghi come Sant’Angelo Le Fratte, San Chirico Raparo, Tito o Brienza in poli museali diffusi, dove l’arte contemporanea possa convivere con le leggende dei briganti e i riti arborei ancora celebrati nelle feste patronali.
Immaginare installazioni di “land art” che dialoghino con il genius loci come ha fatto Michele Laurino durante la sua sindacatura a Sant’Angelo Le Fratte con i murales, come totem contemporanei nei pascoli d’alta quota, oppure festival di musica sacra nei chiostri abbandonati, restituendo alle pietre il loro potere evocativo.
La montagna lucana oltre la sua orografia è davvero una grande metafora; archetipo della resistenza e della sacralità perduta. Restituirle voce significa restituire dignità a quella parte d’Italia che oggi è tagliata fuori dai grandi circuiti ma che custodisce i codici della bellezza primigenia.
La Basilicata montana è il cuore di pietra dell’Italia che fa sentire il suo ritmo ancestrale, come un tamburo sacro nella notte delle civiltà perdute.

L’Associazione Nazionale Italiani nel Mondo (ANIM) è da anni impegnata nella valorizzazione delle radici italiane all’estero e nel rafforzamento del legame tra gli italiani emigrati e il loro Paese d’origine. Tra le iniziative più significative, vi è il progetto volto al ripopolamento della montagna lucana e dei borghi del Sud Italia, territori colpiti dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione. L’ANIM promuove il ritorno o il reinsediamento nei piccoli centri del Sud, in particolare in Basilicata, incoraggiando discendenti di emigrati a investire o stabilirsi nei borghi attraverso incentivi e proposte abitative vvantaggiose. L’associazione lavora per far riscoprire le bellezze naturali e le tradizioni della montagna lucana, promuovendo il turismo di ritorno e la riscoperta delle origini attraverso le proprie testate Nazionale, Stampa Parlamento, Progetto radici e la collaborazione della storica e ricercatrice, Critico d’arte Melinda Miceli.

Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte

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