Nell’attesa del Conclave rispuntano antiche profezie sull’ultimo Papa e la caduta di Roma, un lato oscuro di una storia spesso sofferta

 

Di fronte a  uno scenario politico internazionale estremamente traballante, nell’attesa di un Conclave sul quale sembrano puntati gli occhi del mondo, si rispolverano antiche profezie che rappresentano quel lato oscuro della storia non suffragato da dati oggettivi. E il percorso attraverso queste pseudo profezie è estremamente buio, incerto, costellato da interpretazioni meramente soggettive.

E’ la via del mistero, che avvolge l’uomo, specie  nell’incertezza del futuro, lo incuriosisce. Talvolta lo induce a false considerazioni sull’ineluttabilità degli eventi..

I falsi profeti

Facile, nella formulazione enigmatica di queste presunte previsioni del futuro, interpretare le brevi frasi o terzine di questi visionari come veritiere. Specie se la valutazione viene compiuta a posteriori, quando il futuro è ormai il presente. Ma, soprattutto, se l’interpretazione, stante l’ambiguità degli scritti, viene operata sulla base di ipotesi di lettura del tutto arbitrarie.

Questo lato oscuro della storia comunque, torna a dominare la scena ogniqualvolta l’uomo si confronti con l’instabilità del presente. Una instabilità che genera paure per il futuro. Paure tali da degenerare in una visione, a dir poco, catastrofica.

La giungla delle profezie

Sarà dunque per il momento storico che stiamo vivendo, costellato da guerre e violenze inusitate, sarà per quella incertezza che domina gli animi e che anela ad una guida spirituale che possa arginare le paure, che l’uomo dei nostri giorni rispolvera le antiche profezie. Una vera giungla di fosche previsioni!

E da Dante a Nostradamus, tra profeti, indovini, e visionari, emerge, a pochi giorni dall’inizio di un Conclave molto atteso, la profezia attribuita addirittura ad un Santo:Malachia.

In un libro di ben 900 anni fa questo illustre rappresentante del clero irlandese del XII secolo avrebbe  raccolto 112 brevi motti in latino che descriverebbero tutti i papi ed antipapi avvicendatisi sul trono di San Pietro a partire da Celestino II, eletto nel 1143.

Nel testo, sulla cui attribuzione gli storici esprimono molte perplessità, è presente anche una parte in latino che prevede, durante il pontificato di un certo Petrus Romanus, la distruzione di una città dai sette colli e, dulcis in fundo, il giudizio finale. Quest’ultimo previsto per il 2027.

Insomma un quadro decisamente poco entusiasmante!

Un falso storico?

Secondo analisi approfondite di questo testo, rinvenuto nel 1595 dallo storico benedettino francese Arnoldo Wion, si tratterebbe di un falso, creato o, nel migliore dei casi distorto, per motivi politici nel XVI secolo. Un testo scritto dunque per influenzare l’elezione a Pontefice, nel 1590, del cardinale Girolamo Simoncelli. Tentativo poi miseramente fallito.

Gli oscuri intrighi della politica quindi sarebbero entrati nel Conclave dell’epoca in maniera subdola, astuta, tanto da attribuire a Malachia, arcivescovo di Almaragh, una visione avuta , nel corso di una sua visita a Roma, nel 1139.

Il presente

Mai, come in occasione di questo Conclave, al di là delle discutibili performance trumpiane, il mondo della politica internazionale segue con estrema attenzione l’evolversi degli eventi e le scelte dei tanti cardinali che decreteranno il successore di Papa Francesco. Un uomo che ha saputo universalizzare il messaggio evangelico, superando le differenze, le barriere.

Ed è in questo clima di estrema tensione che il mondo della politica si chiede quale sarò la linea seguita dai 133 cardinali che, a partire dal prossimo 7 maggio, nomineranno il nuovo Pontefice.

Una scelta difficile( profezie a parte) che ci auguriamo possa realmente essere dettata da saggezza e lungimiranza, ovviamente col placet dello Spirito Santo

 

 

 

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